All’inizio del Novecento Palermo fu teatro di un caso singolare e misterioso di metempsicosi, che ebbe come protagonista la piccola Alessandrina Samonà, che per il contesto in cui era accaduto non poteva essere definito un fenomeno di autosuggestione o di mistificazione, né liquidato frettolosamente dai commenti ironici degli increduli.
La vicenda non avveniva infatti in un ambiente sociale culturalmente arretrato, facile alla credulità, o al contrario desideroso di sfruttare un abile inganno per trarne vantaggi di visibilità o economici. Al contrario, coinvolgeva due famiglie tra le più in vista di Palermo, i Monroy, di antica nobiltà, imparentata con i casati più illustri dell’epoca – Borbone, Ruffo, Torlonia- e i Samonà, anch’essi nobili per stirpe e noti nell’ambito della cultura. Le due famiglie si erano unite nel 1897 col matrimonio tra la principessa Adele Monroy di Pandolfina e il professore Carmelo Samonà.
Adele Monroy aveva trascorso la propria fanciullezza tra Napoli, Palermo, Mistretta, Lucerna e Rigi Kaltbad, in Svizzera, frequentando nel periodo della Belle époque una Palermo di straordinaria vivacità mondana e culturale, quando «i bellissimi saloni dei grandi palazzi palermitani» si aprivano a ricevimenti che accoglievano noti musicisti, scrittori, pittori, un ambiente ben delineato nel suo “Diario di una giovane principessa”.
Professore all’Università di Palermo, Carmelo Samonà era studioso di esoterismo e fenomeni paranormali, su cui aveva scritto un libro, “Psiche Misteriosa” (Alberto Reber, 1910). La sua tesi di laurea fu una delle prime al mondo sui fenomeni spiritici; aveva fondato a Palermo la Società di Metapsichica, all’interno della quale insieme ad altri medici aveva organizzato a scopo di studio e di verifica una serie di sedute spiritiche della celebre medium Eusapia Palladino, ed era in contatto con i più illustri studiosi del settore quali il Flammarion.
Il 15 marzo 1910 un evento luttuoso colpiva la coppia: la morte per meningite dell’unica figlia femmina, la piccola Alessandrina di sei anni. Tre giorni dopo, la bimba appariva in sogno alla madre, preannunciandole un suo ritorno nel mondo con queste parole: «Non piangere, io ritornerò, piccola così», accompagnando le parole col gesto che si fa per indicare un bimbo molto piccolo, come potrebbe essere un neonato.
Adele, turbata, racconta il sogno al marito e ai parenti. Alcuni strani fenomeni che si verificano nella casa i giorni successivi (rumori inspiegabili, un ripetuto bussare alla porta senza che vi sia nessuno), convincono i coniugi a tentare un contatto con l’Aldilà. Adele, che ha qualità di medium, riesce a mettersi in contatto con un’entità, «zia Giovanna» o «Giannina», una sorella di Carmelo morta parecchi anni addietro all’età di 15 anni, che fa da spirito-guida nei colloqui con Alessandrina. Attraverso Giovanna, Alessandrina rivela alla madre che tornerà «prima di Natale». Giovanna poi dice ad Adele che si trova in stato di gravidanza e che quando entrerà nel terzo mese ogni contatto tra loro cesserà.
Adele, che a causa di un intervento recentemente subìto era stata avvisata dal chirurgo che molto difficilmente avrebbe potuto avere altri bambini, accoglie con perplessità quelle parole, tuttavia i sintomi avvertiti nel mese successivo la convincono a rivolgersi al dottor Cordaro, il medico di fiducia che consulta quando si trova, come adesso, nel castello di famiglia a Spadafora; e questi le conferma che è incinta.
Emozionata ma non ancora del tutto persuasa, Adele rientra da Spadafora, torna a Palermo e lì si fa visitare dal celebre ostetrico Giuseppe Giglio, un’autorità dell’epoca, che conferma la diagnosi del collega: c’è una gravidanza, per di più gemellare. Adele, felice, «sente» che Alessandrina manterrà la promessa. Tutto procede normalmente, e il 22 novembre 1910 nascono due gemelle. Le bimbe non si somigliano affatto tra loro, ma una delle due somiglia sorprendentemente ad Alessandrina, e per questo, considerata dai genitori la reincarnazione della piccola, viene chiamata con lo stesso nome, mentre l’altra si chiamerà Maria Pace.
Man mano che le bimbe crescono, si nota che Alessandrina ha gli stessi gusti della sorella scomparsa, preferisce gli stessi giochi, usa i suoi stessi modi di dire e chiama i familiari con gli stessi vezzeggiativi da lei prediletti; è, come l’altra, mancina (caratteristica non presente in nessun altro membro della famiglia), e ha incamerato i suoi ricordi, riconoscendo luoghi dove non è mai stata ed eventi che non ha mai vissuto.
Ecco una testimonianza del padre, tratta da una delle lettere inviate a Lancelin: «Quando le gemelle avevano circa 8 anni, stavamo discutendo di un’escursione da fare a Monreale e mia moglie disse alle bambine: “A Monreale vedrete delle cose che non avete mai visto prima!” Alessandrina rispose: “Ma mamma, conosco Monreale, l’ho già visto.” Mia moglie disse di no, che non c’era mai stata, e Alessandrina replicò: “Ma sì che ci sono stata, non ricordi che c’è una grande chiesa con un uomo con le braccia aperte? Non ricordi che abbiamo incontrato dei preti vestiti di rosso?” A questo punto mia moglie ricordò che eravamo stati a Monreale con Alessandrina (la prima) pochi mesi prima che questa morisse, e arrivati alla Chiesa avevamo incontrato dei preti ortodossi che indossavano tuniche blu con ornamenti rossi, un particolare che, ricordammo, aveva molto colpito Alessandrina».
Il caso della «bambina nata due volte» ebbe molta notorietà in Europa tra i cultori di fenomeni esoterici. Esso è riferito in tutta la letteratura più qualificata riguardante casi di reincarnazione. Ne parlano “Documents pour l’étude de la reincarnation” (Delanne, 1924), “Reincarnazione”, di Gino Trespioli, Hoepli 1936, “Il problema della rinascita”, di Ralph Shirley (1936), “Dallo spiritismo di ieri alla metapsichica e parapsicologia di oggi”, di Annibale Piccioli (1965), “La sensitiva nata due volte”, di Giovanni Iannuzzo, 1978, “La Percezione Extrasensoriale” di Milan Ryzl, (1984), “Children who remember previous lives”, di Ian Stevenson (1987), “Teoria e pratica del viaggio nel tempo”, di Colin Bennet (1987), e più recentemente “European Cases of the Reincarnation Type”, ancora di Stevenson (2003) e “New Clothes for our souls”, di Guy Lyon Playfair, 2006, che lo definisce «exceptional case».
Il primo studioso del caso fu proprio il padre, Carmelo Samonà, che compilò un vero e proprio “rapporto” nel 1911, corredandolo con ampliamenti e documentazione dettagliata nel 1913, per inviarlo a vari studiosi, quali lo studioso dell’occulto Charles Lancelin che inserì l’episodio e la corrispondenza con Samonà ad esso riferentesi in un suo libro, e Edouard Bertholet che ne parla diffusamente in “La réincarnation”.
Il rapporto era supportato da sei lettere di testimoni che affermavano di essere stati a conoscenza, tramite il racconto di Adele, delle visioni e dei messaggi ricevuti dalle entità in un periodo in cui ancora nulla si sapeva della sua gravidanza. Si tratta di testimoni al di sopra di ogni sospetto per censo e cultura: Caterina Samonà sorella di Carmelo; Adele Mercantini, il pastore evangelico Raphael Wigley, il marchese Giuseppe Natoli; la principessa di Niscemi e il conte Ferdinando Monroy, zio di Adele, che aveva prima valutato con scetticismo i racconti della nipote. Alessandrina – poi Alessandra – Samonà condusse una vita normale, sposò un alto ufficiale e visse fino a tarda età. Rimase sempre una sensitiva e fu studiosa di fenomeni spiritici e medianici, su cui scrisse due libri: “I misteri della psiche” (Fiamma Serafica, Cappuccini, 1966) e “Bagliori nelle tenebre” (1979).
Fonte: http://madreterra.myblog.it/2014/10/25/la-bimba-nata-due-volte/