L’Orrore e la Sua Rimozione

di Andrea Zhok

Dalle notizie che sono giunte domenica sera a Rafah l’esercito israeliano ha bombardato le tende degli sfollati poste accanto ai magazzini dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency).

Il numero dei morti e dei mutilati è indefinito, ma l’ordine di grandezza è del centinaio. Non è naturalmente il primo crimine di guerra di vaste proporzioni, in mondovisione, di cui l’IDF si macchia. Il rischio di assuefarsi all’orrore è perciò elevato. Un bambino straziato o orfano è difficile da reggere se visto da vicino; ma quando entriamo nell’ordine delle decine con cadenza quotidiana per mesi, l’intollerabilità può tradursi in fuga mentale, rimozione.

Non si sa bene cosa aggiungere come commento a quello che è forse il più grande scandalo umanitario della storia. Peggiore non per i numeri, ma per il fatto di avvenire sostanzialmente in diretta, a disposizione di chiunque desideri informarsi (dunque non i fruitori della nostra stampa mainstream), e dunque di fatto nell’accettazione ufficiale.

Sconvolge che ci sia ancora gente che ha la faccia di latta di affermare che questa non è altro che la risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che questo scempio rientra sotto la voce “legittima difesa”. (Un po’ come immaginare che agli attentati dell’IRA a Birmingham nel 1974, l’esercito britannico avesse risposto bombardando a tappeto l’Irlanda del Nord.)

Questa è davvero l’epoca della falsificazione sistematica delle coscienze, della malafede imperante e a reti unificate, della menzogna ripetuta e infiocchettata da telecamere compiacenti, della manipolazione mentale con giri di parole e uragani di ipocrisia.

Lottare politicamente oggi è innanzitutto lottare per la verità, per la disposizione costante a cercarla e poi per il coraggio di affrontarla.

Articolo di Andrea Zhok

Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/l-orrore-e-la-sua-rimozione

L'ORTO SENZA FATICA
di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

L'Orto senza Fatica

di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

Questo libro non è solo un manuale di orticoltura, genere inviso alla Stout. È molto, molto di più.

Le domande più comuni di chi inizia a coltivare in maniera naturale trovano qui una risposta: la terra va lavorata e concimata ogni tanto? Quanto si deve irrigare? Che fare se arrivano le lumache? Si possono coltivare grandi appezzamenti con il "Metodo Stout"? Quali materiali si possono usare per una buona pacciamatura? La copertura di materiale vegetale non consuma l'azoto nel terreno? Quando e come va ripristinata la pacciamatura? Come si procede con le semine e le piantagioni in presenza di pacciamatura? Quanto materiale vegetale consuma ogni anno un orto pacciamato?

L'elenco dei quesiti che gli appassionati (e i critici) rivolgono alla Stout trova puntualmente risposte ineccepibili. E talvolta anche irridenti se gli interlocutori si mostrano arroganti.

"Le difficoltà derivano dal cercare di seguire le indicazioni di qualcun altro, obbedendo a delle regole invece di usare il proprio buon senso", chiosa la Stout.

Ruth è una persona simpatica e diventa subito familiare, questo rende più che piacevole lo scorrere delle pagine. È facile vedere in lei la vera precorritrice delle moderne metodologie di coltivazione biologica.

Ma un'altra ragione che mi ha motivato a diffondere in Italia questa pubblicazione è che essa può essere definita indispensabile per coloro che intendano intraprendere con le sole proprie forze il percorso verso una coltivazione veramente secondo Natura, magari per approdare alla Coltivazione Elementare.

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