di Giubbe Rosse
Il canale telegram russo Slavyangrad, che monitora gli annunci mortuari sui giornali ucraini, aveva contato a maggio 463.400 caduti, mentre il canale ucraino War Tears riferiva al 16 maggio di 508.000 morti, 17 mila prigionieri e solo 256 mila militari in servizio.
Numero indirettamente confermato anche da una fonte militare francese che ha riferito all’agenzia di stampa AFP che l’Ucraina fatica a schierare sulla linea del fronte 250mila militari, e che in tutte le brigate l’organico è sottodimensionato del 40%. Inoltre, con l’apertura del fronte nel nord della regione di Kharkov, le forze di Kiev sono costrette a diluirsi su una linea di fronte ancora più lunga, favorendo l’avanzata russa. (Fonte: Analisi Difesa – https://analisidifesa.it/)
Se consideriamo che molto spesso le forze ucraine non recuperano i cadaveri dei loro morti (*), è probabile che la stima delle perdite definitive sia più elevata, sicuramente oltre i 515/520.000 morti. A questi conteggi, ovviamente, vanno aggiunti i feriti. Mediamente il rapporto è di almeno 4:1, di cui quasi la metà con ferite gravi (inabilitanti o di lunga degenza). Il che significa che, allo stato attuale, le forze armate ucraine hanno già perso oltre un milione e mezzo di uomini.
Inoltre, 250.000 uomini in servizio implica che il personale di prima linea (riducendo il più possibile tutto il resto) può ammontare al massimo a 120/130.000 uomini – più probabilmente 80/100.000. Per quanto siano sulla difensiva, che richiede un numero inferiore di uomini rispetto agli attaccanti, è evidente che ormai sono prossimi alla consunzione.
A mio avviso, i russi stanno addirittura rallentando la pressione per evitare un tracollo verticale, senza che ci sia un quadro chiaro (chi comanda, chi può trattare). Non a caso, Putin – alla vigilia della pseudo conferenza “di pace” in Svizzera, basata sul piano Zelensky – rilancia una sua offerta per porre fine al conflitto.
Il punto è che, ovviamente, se le forze armate di Kiev dovessero avvicinarsi pericolosamente al collasso (cosa di cui i comandi NATO si renderebbero conto per tempo), diventerebbe necessario l’intervento diretto ed immediato delle forze NATO (o di alcuni paesi dell’Alleanza), quanto meno per tamponare la situazione. E non parliamo di qualche migliaio, che sarebbero assolutamente insufficienti. E che comunque, per operare con un minimo di sicurezza, avrebbero necessità di copertura aerea; insomma, saremmo alla guerra aperta tra Russia e (alcuni) paesi NATO.
(*) ciò avviene per svariate ragioni: indifferenza, scarsità di mezzi per il recupero, rischio per il personale che se ne dovrebbe occupare, ma anche interesse economico. Se un militare non viene ufficialmente dichiarato morto, il governo può evitare di pagare la pensione alla famiglia; se l’unità di appartenenza non comunica la perdita, gli ufficiali in comando possono lucrare su una serie di voci (paga, cibo, equipaggiamento, etc).
Mentre continua la carneficina, l’ex comico e attuale pagliaccio si compra ville e resort… (nota di conoscenzealconfine)
Articolo di Giubbe Rosse
Fonte: https://t.me/rossobruni