L’alcol: 114 volte più letale della Marijuana

L’alcol è 114 volte più letale della marijuana, secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports. Pertanto risulta essere la “droga” più pericolosa di tutte, il tabacco è al quarto posto.

L’alcol: 114 volte più letale della Marijuana
L’assunzione dell’alcol risulta essere connessa ad un elevatissimo rischio di mortalità. Analizzando il grafico dello studio pubblicato, si può notare come la marijuana risulta essere la meno pericolosa, con un rischio di mortalità notevolmente più basso ritrovandosi in fondo alla classifica.

Il grafico mette in relazione le dosi normalmente utilizzate da un possibile consumatore con il comportamento delle varie droghe sull’organismo: la classifica finale riscontrata nello studio, mette in risalto al primo posto l’alcol come droga più pericolosa, con un rischio di mortalità ben 114 volte più alto della marijuana, seguito da eroina e cocaina. Il tabacco si trova al quarto posto, anch’esso con un elevato rischio di mortalità.

Pericolosità dell'alcol

Il Washington Post scrive: “Detto questo, ci sono anche rischi associati a tutto quello che immettiamo nel nostro corpo. Mangiare troppo zucchero ci mette a rischio di carie e diabete. Troppo sale aumenta le probabilità di avere un ictus. Le sostanze psicoattive, come marijuana e alcol, non sono affatto le uniche sostanze non esenti da rischi”.

Questo studio mette in risalto la pericolosità di alcol e tabacco e come dovrebbe esserci una “priorità di gestione del rischio nei confronti di alcol e tabacco, piuttosto che delle droghe cosiddette illecite. Quando si tratta di marijuana, poiché i rischi relativi all’assunzione sono bassi, si potrebbe pensare a un approccio legale e regolamentato piuttosto che illecito”.

Sarebbe ora di ridurre o addirittura vietare l’uso di alcol e tabacco, aggiunge il Washington Post, piuttosto che utilizzare notevoli risorse contro la legalizzazione della marijuana.

Prima di questo studio una ricerca britannica aveva già evidenziato l’estrema pericolosità per la salute e per la società dell’alcol, classificandola come droga più pericolosa d’Inghilterra.

Fonte: http://www.cannabis.brucofalla.com/cannabis-ricreativa/lalcol-e-114-volte-piu-letale-della-marijuana-e-risulta-essere-il-piu-pericoloso/

PSICOLOGIA DELLE TOSSICODIPENDENZE
di Massimo Canu

Psicologia delle Tossicodipendenze

di Massimo Canu

L'obiettivo del corso è la comprensione, attraverso la partecipazione attiva degli studenti, dei temi principali inerenti la psicologia delle tossicodipendenze.

La frequenza è fortemente raccomandata, per meglio comprendere le nozioni ma anche per abituarsi a modalità più attive di partecipazione tramite interventi, discussioni, presentazioni.

Questo interessante manuale sulle tossicodipendenze, scritto da un gruppo di psicologi ed educatori con esperienza consolidata nel campo della ricerca e dell'intervento, ha il pregio non solo di rin - novare l'attenzione degli studiosi e degli operatori su un tema di cui è nota la rilevanza sul piano sociale e clinico ma, soprattutto, di offrire al lettore e, in particolare allo studioso, un quadro della documentazione nazionale internazionale e una puntuale e chiara disanima delle caratteristiche del fenomeno nella sua complessità.

Le riflessioni e il punto di vista che sul tema hanno maturato gli autori, unitamente alla lettura psicologica a cui è saldamente an - corata l'impostazione del volume, riconsegnano al fenomeno delle dipendenze significati nuovi che, pur nella consapevolezza della sua allarmante diffusione segnalata da dati e statistiche, consento - no di superarne la semplice descrizione per attingere ad un sapere che rinnova la speranza e la fiducia nelle capacità della persona di affrontare gli ostacoli per poterli, spesso, superare.

La vasta popo - lazione giovanile esaminata nell'ambito del progetto Minerva rea - lizzato a Roma e descritto in diversi capitoli del volume, fa emer - gere dati che segnalano la coesistenza tra diverse forme di addiction e la presenza della cosiddetta "rete di dipendenza" che implica il consumo combinato di diverse sostanze dannose per lo sviluppo e, a volte, letali per la salute psicofisica.

La ricchezza dei dati della ricerca Minerva, comparati con quelli europei, offre uno spaccato della popo - lazione giovanile molto articolato e puntuale, che politici e operatori socio sanitari non possono ignorare, soprattutto nella progettazione di interventi di prevenzione e di cura volti a preservare l'importante capitale umano giovanile .

Nei diversi contributi, l'impegno degli Autori nel presentare ed argomentare il proprio punto di vista è indicativo della volontà di non sottrarsi o delegare, ai soli dati e alle statistiche, il compito di proporre e sostenere una lettura del fenomeno che – dalla cono - scenza scientifica – potrebbe e dovrebbe essere trasfusa in chiave operativa.

E già dal primo capitolo, volto a delineare un quadro generale delle tossicodipendenze, e in cui vengono chiariti i vari passaggi storici, il significato attribuito al termine dipendenze e le conse - guenze psicopatologiche, si coglie la prospettiva sottesa all'intero volume, laddove si sottolinea l'importante revisione del modello di malattia, e la non totale concordanza con la idea di cronicità sostenuta dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (1992) e dalla quinta conferenza nazionale sulle droghe del Dipartimento delle Politiche Antidroga (DPA, 2009) che, pur non ritenendo la tossicodipendenza una malattia inguaribile, rilevano, tuttavia, come il tossicodipendente corra costantemente e per tutta la vita il rischio di ricadute e vada quindi sempre attentamente monito - rato.

Coerentemente con una impostazione non deterministica, ma processuale e per meccanismi e processi, gli Autori sosten - gono che le persone ex tossicodipendenti che abbiano concluso, con successo, un percorso terapeutico e di riabilitazione dalle di - pendenze possano, debbano essere considerate in grado di rima - nere libere e indipendenti dal "certo" rischio futuro rappresenta - to dalle sostanze. Si coglie, in questa affermazione, la profondità della riflessione sul concetto di recidiva, alla luce dei concetti di salute e malattia, non più intesi in chiave solo biomedica o come costrutti dualistici e riduzionistici, ma rivisti in una prospettiva biopsicosociale che ne salvaguardi le specificità.

La salute, in altri termini, non come assenza di malattia, ma come costrutto auto - nomo che richiede un linguaggio e presupposti conoscitivi radi - calmente diversi da quelli utilizzati per comprendere le malattie (Bertini, 2012). Se la recidiva, in senso tradizionale, indica, dunque, la pre - senza di ricadute con sintomi e comportamenti racchiusi nella malattia che si credeva superata, nella prospettiva della psicologia della salute e, in parte, anche nella attuale psicopatologia dello sviluppo, la ricaduta segnala un ostacolo inscritto in una traiet - toria evolutiva diversa, un momento critico grave e patologico, ma sostanzialmente non assimilabile, per natura e caratteristiche, alla pregressa malattia storicamente superata. L'innovatività e le sfaccettature di una siffatta concezione di salute, di malattia e di recidiva affondano le radici, tra l'altro, nella valorizzazione della dimensione individuale e nella conoscenza approfondita della per - sona tossicodipendente che, dalla multiforme articolazione e inte - grazioni tra fattori di rischio e fattori protettivi, anche e soprattutto di tipo sociale e familiare, può attingere quei sostegni e supporti che possano far emergere le risorse e le competenze necessarie a superare gli ostacoli.

Dalla prefazione

...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *