L’aglio è un alimento indispensabile oggigiorno nelle cucine di tutto il mondo. Viene utilizzato in ogni tipo di ricetta e fa bene all’organismo… a patto che sia naturale e non “modificato” in qualche modo.
Ebbene, è stato scoperto che in Cina si coltiva aglio per poi sbiancarlo artificialmente e venderlo nei mercati degli altri Paesi, fino a raggiungere gli Stati Uniti. Ma scopriamo cosa fanno di sbagliato i cinesi e come riconoscere un bulbo di aglio importato dalla Cina da uno che non proviene da così lontano…
L’80% dell’aglio venduto in tutto il mondo proviene dalla Cina
Solo nel 2014 gli USA importarono dalla Cina più di 62 milioni di chili di aglio e ogni anno la cifra sembra aumentare! Ebbene, è stato appurato che proprio parte di quell’aglio venduto in tutto il mondo viene sbiancato con candeggina ed è ricoperto di pesticidi!
Non solo, delle ricerche hanno appurato che quell’aglio viene coltivato in acque di fognatura ed è contaminato dal piombo. La candeggina in particolare viene usata per eliminare le macchie di sporco, anche se naturali.
Secondo Henry Bell dell’Australian Garlic Industry Association, la candeggina uccide gli insetti e aiuta a rendere più bianco il bulbo… ma contiene anche una tossina pericolosa, il “bromuro di metile” che, se assunto in larghe dosi, può causare problemi al sistema nervoso centrale.
Ecco i 3 consigli per capire se si tratta di aglio importato dalla Cina
Per prima cosa bisogna vedere se l’aglio che si sta per comperare presenta le radici. In Cina devono rimuovere le radici per poterlo vendere all’estero, mentre i contadini degli altri Paesi non hanno quest’obbligo.
Seconda cosa, bisogna prenderlo in mano e pesarlo. L’aglio cinese contiene una grande quantità d’acqua e quindi è più leggero. Inoltre si può osservare il bulbo, se è duro, l’aglio è di buona qualità.
Terza ed ultima cosa, assaggiarlo! L’aglio cinese ha un retrogusto amarognolo, quasi metallico. Se avvertire un gusto di questo tipo, buttatelo via e… buona fortuna con il prossimo!
Fonte: Curioctopus