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Israele Chiede la Censura sui Social: Meta e TikTok Obbediscono Sotto il Silenzio Generale

di Giuseppe Salamone

Lo evidenzia un rapporto dell’ONU: la “Grande Democrazia” silenzia la verità, usa censura, violenza e leggi draconiane per soffocare le voci pro-Palestina trasformandosi in uno Stato paria.

Il rapporto delle Nazioni Unite (A/79/363) evidenzia con forza come la censura sistematica e la repressione di contenuti pro-Palestina da parte di Israele rappresentino una grave violazione della libertà di espressione, dei diritti umani e del diritto all’informazione. Questi atti non sono incidenti isolati, ma parte di una strategia deliberata volta a silenziare le narrazioni critiche e impedire la denuncia delle violazioni umanitarie e dei diritti nei Territori Occupati e a Gaza.

Attacchi Contro i Media e la Libertà di Stampa

Dal 7 ottobre 2023, Israele ha condotto una campagna senza precedenti contro giornalisti e media indipendenti. Il rapporto denuncia l’uccisione, l’arresto e l’intimidazione di numerosi operatori dell’informazione. Gaza è diventata una delle aree più pericolose al mondo per i giornalisti, con attacchi diretti contro reporter chiaramente identificabili e sedi di organizzazioni mediatiche.

Secondo le Nazioni Unite, queste azioni non sono semplici conseguenze del conflitto, ma una deliberata strategia volta a oscurare il resoconto della realtà sul campo. Un esempio particolarmente significativo è la chiusura degli uffici di Al Jazeera in Israele, avvenuta il 5 maggio 2024, in seguito a una decisione del governo di Benjamin Netanyahu. La misura è stata giustificata con accuse generiche di “danno alla sicurezza nazionale”, ma rappresenta chiaramente un tentativo di sopprimere uno dei principali canali di informazione sulla crisi palestinese.

Manipolazione dei Social Media: la Guerra delle Narrazioni

Israele ha esercitato un controllo aggressivo sulle piattaforme digitali per soffocare le voci palestinesi e promuovere una narrazione unilaterale. Tra ottobre 2023 e luglio 2024, il governo israeliano ha presentato oltre 21.000 richieste di rimozione di contenuti ai principali social media come Meta e TikTok, ottenendo un tasso di approvazione del 92%. Questi contenuti riguardavano principalmente post pro-palestinesi o critici verso Israele, mentre quelli contenenti incitamenti all’odio contro i palestinesi, spesso pubblicati da funzionari israeliani, rimanevano in gran parte non censurati.

Il rapporto evidenzia come le piattaforme digitali abbiano risposto in modo complice a queste richieste, attuando una censura sistematica. Meta, in particolare, ha rimosso migliaia di post, inclusi appelli per la pace o critiche legittime alle operazioni militari israeliane, etichettandoli come “incitamento al terrorismo”. Questo approccio ha favorito una narrazione distorta e discriminatoria, silenziando le voci palestinesi e rafforzando la disinformazione.

Repressione Interna: Arresti e Leggi Draconiane

Gli emendamenti alla legge antiterrorismo del 2016 hanno fornito a Israele un potente strumento per perseguire attivisti, giornalisti e cittadini palestinesi. Tra ottobre 2023 e marzo 2024, il 90% dei casi di arresto per presunti reati di “incitamento” online riguardava palestinesi, molti dei quali incriminati per aver pubblicato contenuti pro-Palestina sui social media. Il rapporto cita casi emblematici, come quello di un fotoreporter arrestato per aver documentato un raid israeliano e una giornalista detenuta per post su Facebook che esprimevano empatia verso le vittime palestinesi. Questi arresti dimostrano l’uso arbitrario della legge per criminalizzare ogni forma di dissenso e consolidare un regime di censura e intimidazione.

Israele e la Narrazione del Conflitto: un Monopolio della Verità

La censura non si limita ai media e ai social, ma si estende a un controllo totale della narrazione pubblica. Le autorità israeliane hanno approvato misure che equiparano la critica alle azioni governative a sostegno del terrorismo o all’antisemitismo, soffocando ogni dibattito legittimo. Questa manipolazione della narrativa non solo deumanizza i palestinesi, ma distorce anche la percezione globale del conflitto, contribuendo alla normalizzazione delle violazioni dei diritti umani nei Territori Occupati.

Implicazioni per i Diritti Umani e la Democrazia Globale

Le azioni di Israele sollevano gravi interrogativi sul rispetto delle norme internazionali sui diritti umani e sulla libertà di espressione. Come sottolineato nel rapporto, la censura sistematica di contenuti pro-palestinesi costituisce una violazione flagrante del diritto all’informazione, sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Inoltre, le azioni israeliane minano i principi fondamentali della democrazia e del pluralismo, favorendo un clima di paura e silenzio. Questo controllo unilaterale della narrazione contribuisce a perpetuare l’impunità per le violazioni dei diritti umani, ostacolando ogni tentativo di responsabilizzazione o giustizia per le vittime.

Conclusioni

Il rapporto delle Nazioni Unite conclude con un appello alla comunità internazionale affinché denunci e combatta la censura esercitata da Israele. È fondamentale proteggere la libertà di stampa e il diritto all’informazione come strumenti indispensabili per documentare le atrocità e promuovere la responsabilità.

La censura di Israele non riguarda solo i palestinesi, ma costituisce un pericolo per la democrazia e i diritti umani a livello globale. La comunità internazionale deve agire con urgenza per garantire che le voci pro-palestinesi vengano ascoltate e che la verità, per quanto scomoda, non venga soffocata.

Articolo di Giuseppe Salamone

Fonte: https://giuseppesalamone.substack.com/p/israele-chiede-la-censura-sui-social

L'ORTO SENZA FATICA
di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

L'Orto senza Fatica

di Ruth Stout, Gian Carlo Cappello

Questo libro non è solo un manuale di orticoltura, genere inviso alla Stout. È molto, molto di più.

Le domande più comuni di chi inizia a coltivare in maniera naturale trovano qui una risposta: la terra va lavorata e concimata ogni tanto? Quanto si deve irrigare? Che fare se arrivano le lumache? Si possono coltivare grandi appezzamenti con il "Metodo Stout"? Quali materiali si possono usare per una buona pacciamatura? La copertura di materiale vegetale non consuma l'azoto nel terreno? Quando e come va ripristinata la pacciamatura? Come si procede con le semine e le piantagioni in presenza di pacciamatura? Quanto materiale vegetale consuma ogni anno un orto pacciamato?

L'elenco dei quesiti che gli appassionati (e i critici) rivolgono alla Stout trova puntualmente risposte ineccepibili. E talvolta anche irridenti se gli interlocutori si mostrano arroganti.

"Le difficoltà derivano dal cercare di seguire le indicazioni di qualcun altro, obbedendo a delle regole invece di usare il proprio buon senso", chiosa la Stout.

Ruth è una persona simpatica e diventa subito familiare, questo rende più che piacevole lo scorrere delle pagine. È facile vedere in lei la vera precorritrice delle moderne metodologie di coltivazione biologica.

Ma un'altra ragione che mi ha motivato a diffondere in Italia questa pubblicazione è che essa può essere definita indispensabile per coloro che intendano intraprendere con le sole proprie forze il percorso verso una coltivazione veramente secondo Natura, magari per approdare alla Coltivazione Elementare.

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