E’ possibile che dopo 200 anni un monaco mummificato sia ancora vivo? Secondo alcuni buddhisti può accadere se un credente riesce a raggiungere una profonda meditazione.
Saranno necessari ulteriori studi per chiarire dettagli che potrebbero rivelarsi interessanti, per il momento le ceneri della mummia sono state mandate al National Centre of Forensic Expertise di Ulan Bator, per comprenderne l’età, le ragioni della conservazione e le caratteristiche dell’uomo.
Gankhüügiin Pürevbat, fondatore del Mongolian Institute of Buddhist Art all’ Università buddista di Ulan Bator, racconta al Siberian Times, un nuovo giornale on line: “Il monaco è seduto nella posizione del loto, ha la mano sinistra aperta, e la destra nell’atto della predicazione delle dottrine del Sutra. Ciò significa che il lama non era morto, ma era in profonda meditazione secondo l’antica tradizione dei lama buddhisti”.
Alcuni esperti del buddhismo affermano che il monaco potrebbe essere in “tukdam”, un tipo di profonda meditazione che ti permette di arrivare in uno stato tra la vita e la morte. Barry Kerzin, monaco devoto al Dalai Lama, racconta al sito web: “Se una persona riesce a rimanere in questo stato per più di tre settimane il suo corpo gradualmente si restringe e alla fine della persona rimane soltanto i suoi capelli, le unghie e i vestiti.”
Si pensa che il monaco mummificato sia morto nel IXX secolo. La sua identità è ancora sconosciuta, però la sua storia ricorda quella di Dashi-Dorzho Itigilov, un altro monaco buddista russo, di provenienza buriata.
L’uomo è ricordato per la straordinaria conservazione del suo corpo che non sembra soggetto ad alcun tipo di deterioramento, da quando è stato riesumato nel 2002. I monaci affermano infatti che Itigilov non è “completamente morto” perchè la temperatura del corpo sale durante le cerimonie nel monastero. Itigilov è ufficialmente morto nel 1927, mentre meditava e tutt’ora, per una settimana ogni anno, la sua mummia viene esposta al pubblico del monastero di Ivolginsky, dove è custodita.
di Anna Capasso
Fonte originale: hr.sott.net – via: huffingtonpost.it