di Claudio Romiti
In attesa che si raggiunga il picco dei contagi, che gli esponenti dell’italica medicocrazia rinviano di settimana in settimana, la fine dei divieti insensati appare ancora più lontano e irraggiungibile.
Apprendiamo infatti con un certo disappunto che il 31 marzo, il ministero dell’Interno ha inviato una circolare a tutti i prefetti in merito ai “pericolosissimi spostamenti” da effettuare fuori della porta di casa. Dopo la solita pappardella in merito al lungo elenco di cose proibite, che oramai conoscono pure i sassi, nella nota si legge: “Nel ricordare che non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto e accedere ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici, la circolare evidenzia che l’attività motoria generalmente consentita non va intesa come equivalente all’attività sportiva (jogging). L’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo scorso, infatti, tiene distinte le due ipotesi, potendosi far ricomprendere nella prima il camminare in prossimità dell’abitazione”.
Ora, si tratta di una formulazione quanto mai ambigua, la quale ha fatto concludere ad una parte dell’informazione che lo stesso jogging fosse comunque vietato in ogni caso, mentre ad un’altra, ad esempio l’Ansa e l’Agi, che fosse ammesso se svolto vicino casa. Insomma, come al solito la confusione regna sovrana in un simile mare magnum di decreti e circolari ministeriali.
Ma non basta, l‘apoteosi delle assurdità viene raggiunto quando si affronta un tema che sta mettendo a dura prova i nostri immensi statisti; quello relativo agli spostamenti dei gruppi familiari. Secondo il Viminale “è consentito a un solo genitore camminare con i propri figli minori; tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione”.
Bene, ribadendo fino alla nausea il concetto di prossimità, divenuto oramai una specie di mitico paradigma sociale, si chiarisce una volta per tutte che i figli possono restare in compagnia di entrambi i genitori, insieme ad eventuali altri conviventi, solo entro le mura di casa. Se invece escono, e magari sono tanti e molto piccoli, sono costretti a farlo con l’assistenza di un solo adulto.
Ora, di fronte ad una così incredibile aberrazione del diritto, priva di alcuna logica razionale in relazione alla grave emergenza sanitaria, io credo che ogni ulteriore commento sarebbe superfluo. Al cospetto di un popolo terrorizzato, che in molti casi sembra avere più timore dei divieti che del coronavirus, il quale vive tappato in casa da molte settimane, io credo che impedire ad una famigliola unita di fare quattro passi all’aria aperta, respirando un barlume di normalità, rappresenti una cosa abbastanza vergognosa, degna di un intollerabile regime di polizia. Ogni altro commento sarebbe superfluo.
Articolo di Claudio Romiti