di Serena Console
Oltre a Prato, Firenze, Milano e Roma, ora spuntano anche nuove strutture nelle aree di Bolzano, Venezia e della Sicilia. Ma è soprattutto il capoluogo lombardo a destare preoccupazione.
Il territorio italiano ospita il più alto numero di stazioni di polizia cinese in tutto il mondo. Su un totale mondiale di 102 sportelli – accusati di controllare la popolazione cinese all’estero e di costringere i dissidenti al rimpatrio – il nostro paese conta ben undici stazioni di polizia. In un aggiornamento del recente rapporto 110 Overseas – China’s Transnational Policing Gone Wild, pubblicato lo scorso 4 dicembre, l’ong di Madrid “Safeguard Defenders” ha infatti visto al rialzo il numero delle stazioni di polizia cinesi presenti sui territori stranieri: oltre alle 54 già identificate nel rapporto di settembre scorso, il gruppo per i diritti civili ha individuato altre 48 stazioni di polizia cinesi non ufficiali. Altre stazioni recentemente identificate si trovano in Croazia, Serbia e Romania.
Mascherati da uffici amministrativi per il rinnovo patenti o per il supporto burocratico dei cinesi oltre confine, questi sportelli agirebbero come uffici consolari paralleli, in violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari. Essa prevede che tali strutture siano indicate come tali alle autorità ospitanti. Da qui scatta l’allarme: queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e la sovranità territoriale dei paesi in cui sono presenti.
La Forte Presenza in Italia
Oltre a Prato, Firenze, Milano e Roma (quelle in queste ultime due definite “progetti pilota” dalle autorità cinesi), ora spuntano anche nuove strutture nelle aree di Bolzano, Venezia e della Sicilia. Ma è soprattutto Milano a destare l’interesse dell’ong spagnola: il capoluogo lombardo sarebbe stato usato come un banco di prova per monitorare la popolazione cinese all’estero e costringere i dissidenti a rientrare in Cina.
Secondo il rapporto, la prima stazione di polizia cinese non ufficiale in Italia è stata istituita a Milano a seguito di un accordo del 2015 preso con il ministero della Pubblica Sicurezza cinese sui pattugliamenti congiunti, che avrebbe contribuito direttamente allo stabilimento di stazioni “pilota” nel capoluogo lombardo nel 2016, da parte della polizia di Wenzhou.
Nel 2018, poco dopo il rafforzamento dell’accordo sul pattugliamento congiunto italo-cinese tra le strade milanesi (così come in quelle romane), anche la pubblica sicurezza di Qingtian ha istituito un ufficio “pilota” a Milano.
Insomma, il capoluogo lombardo ha fatto da apripista queste operazioni in Italia.
Cosa farà il Governo Italiano?
Già a ottobre scorso, dopo l’avvio di indagini da parte delle autorità olandesi per le “stazioni di polizia” ad Amsterdam e Rotterdam, la Cina aveva smentito la ricostruzione della ong spagnola, definendo le “stazioni di polizia” all’estero come “centri di servizi”, creati per dare assistenza agli espatriati nel rinnovare i documenti o nel gestire le pratiche burocratiche. “Ci auguriamo che le parti interessate smettano di ingigantire questo tema per creare tensioni. Usare questa storia come pretesto per infangare la Cina è inaccettabile”, ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese alla Cnn lo scorso novembre.
Sul tema delle stazioni di polizia d’oltremare e la repressione transnazionale cinese, la Commissione speciale sulle interferenze straniere del Parlamento Europeo udirà l’8 dicembre la ong Safeguard Defenders. Il gruppo spagnolo, scrive il Guardian, sta osservando una maggiore presenza del governo cinese in queste stazioni, che non sarebbero gestite direttamente da Pechino. Secondo Safeguard Defenders “alcune dichiarazioni e provvedimenti politici cominciano a mostrare una guida più chiara dal governo centrale”.
In Italia però tutto tace, mentre diversi governi stranieri hanno aperto indagini sulle attività illegali delle unità di polizia. In una dichiarazione al quotidiano Il Foglio, il ministero dell’Interno guidato dall’ex ministra Luciana Lamorgese ha affermato che le presunte stazioni di polizia cinesi non ufficiali non destano “particolare preoccupazione”.
Il parlamento tuttavia si sta muovendo per chiedere al governo chiarimenti sulle stazioni di polizia cinese d’oltremare presenti in Italia. Formiche.net ha raccontato che sono sono state depositate alla Camera e al Senato due interrogazioni: una dell’opposizione, presentata da Lia Quartapelle, responsabile esteri del Partito democratico, a cui dovrà rispondere il ministero dell’Interno, guidato dal prefetto Matteo Piantedosi; e una della maggioranza presentata da Mara Bizzotto, senatrice della Lega. Delegato a rispondere all’interrogazione di Bizzotto è invece il ministero degli Esteri guidato da Antonio Tajani.
L’Italia, che ospita 330mila cittadini cinesi secondo i dati 2021 dell’Istat, si presenta come un luogo ospitale per consolidare l’influenza di Pechino, grazie anche ai diversi accordi siglati tra Pechino e Roma.
Articolo di Serena Console
Fonte: https://www.today.it/attualita/stazioni-polizia-cinese-italia-milano-roma.html