Immigrazione e deportazioni di Stato

di Paolo Padovani

L’Italiano medio, categoria alla quale mi onoro di appartenere, non capisce la politica del governo sull’immigrazione. Siamo giunti al paradosso, che le proteste degli italiani hanno portato politici e rappresentanti delle istituzioni, a tacciarli di razzismo e xenofobia.

MigrantiSulla Treccani alla voce “razzismo” sta scritto: “concezione fondata sul presupposto che esistano razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre razze”. Alla voce “xenofobia”: “fin dall’antichità molti popoli o gruppi sociali tesero a chiudersi agli altri, escludendo o discriminando i diversi, con un atteggiamento che si può definire xenofobo o etnocentrico più che razzista in senso proprio, per la mancanza di un esplicito riferimento a una superiorità biologica”.

E invece sarebbe un atto di generosità strappare persone (i “migranti” secondo il politicamente corretto) alla propria terra, alle loro tradizioni, privandoli dell’identità e dei legami familiari, senza dar loro la minima speranza di rivederli riallacciati? Ho usato il verbo “strappare” perché non è vero che li “accogliamo”, ma li andiamo letteralmente a prendere appena salpati, certamente più vicino alle coste della Libia che alle nostre. E con quali costi!

Non potremmo invece usare questi soldi per esportare strutture, servizi e sostegno nelle terre da dove vengono questi poveretti in modo da aiutarli veramente a costruirsi un futuro invece che costringerli ad essere nomadi sgraditi o peggio, pericolosi, in mezza Europa? Tra l’altro, laddove l’abbiamo fatta, questa operazione ci è riuscita bene, se è vero come è vero che le maggiori infrastrutture, ad esempio della Libia, sono ancora quelle italiane edificate in epoca fascista.

Nel 2015, lo stanziamento per le missioni all’estero per solo 9 mesi è stato di 868 milioni, vale a dire quasi l’intero Fondo missioni 2015 del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Solo per le attività militari se ne vanno 2,8 milioni al giorno! Quindi il costo può essere arrotondato ad un miliardo l’anno (Fonte: Il Fattoquotidiano). ”Per fronteggiare i costi complessivi dell’accoglienza del 2015 il ministero dell’Interno ha stimato in 918,5 milioni le spese relative alle strutture governative e temporanee, e in 242,5 milioni le spese relative ai centri Sprar, per un totale quindi di 1.162 milioni” (Fonte: rapporto sull’economia dell’accoglienza – La Repubblica).

Barcone con migrantiBene, da cittadino medio e mediamente dotato di buon senso, mi chiedo: sarebbe così folle ipotizzare di destinare i fondi delle missioni all’estero (spesso inutili) e destinare queste somme nei paesi da dove provengono i “migranti”?

Scappano dalla fame? Con questi soldi creiamo strutture, coltivazioni, impianti. Scappano dalla guerra? Difendiamoli con i nostri soldati, meglio impiegati che far la guardia ai sassi dell’Afghanistan. Non prendere in considerazione soluzioni semplici significa che c’è malafede (business dell’accoglienza) e che i veri razzisti e xenofobi sono i nostri governanti, ma nei confronti degli italiani.

Ridiamo l’identità e una terra a questa gente e restituiamo l’identità, il territorio, le tradizioni agli italiani, o i nostri figli tra dieci anni studieranno il corano, mangiando kebab. Se non ci sarà il Ramadan!

Articolo di Paolo Padovani

Fonte: http://www.lofficina.org/immigrazione-e-deportazioni-di-stato

MARE MONSTRUM
Immigrazioni: bugie e tabù
di Alessio Mannino

Mare Monstrum

Immigrazioni: bugie e tabù

di Alessio Mannino

Capire cos’è realmente l’immigrazione di massa in Italia negli ultimi anni significa sbugiardare la falsificazione politicamente corretta del migrante idealizzato o demonizzato a priori, cioè dipinto alternativamente come un nemico invasore o confratello universale, quando invece è, al tempo stesso, vittima e strumento di uno scempio umano.

Un fenomeno certamente epocale viene rappresentato come destino ineluttabile e giusto in sé, mentre ha un’origine storica ben precisa: la globalizzazione finanziaria e dei mercati che attraverso l’ideologia della crescita infinita e del progresso illimitato ha colonizzato a scopi economici l’immaginario planetario, attirando in Occidente e nei Paesi globalizzati le bestie da soma dello sradicamento sociale e culturale incarnato dal Consumatore Unico Mondiale.

Ricostruendo le motivazioni di fondo delle transumanze umane, il libro tratta gli aspetti principali del fenomeno migratorio sulla base dei dati e dei fatti di cronaca emersi nell’ultimo periodo.

Una critica al falso mito dell’immigrazione come necessità irreversibile e gioiosa, sbandierata dai missionari laici del cieco buonismo e sostenuta dal calcolo utilitaristico del sistema industriale che non distingue popoli, storie e culture ma conosce soltanto le esigenze del mercato fine a se stesso.

Un’illusione strumentale, la “migrazione felice”, che nasconde il lato oscuro della desertificazione di differenze. A danno sia di chi arriva sia di chi ospita.

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