di Piero Cammerinesi
Sui media di regime si vaneggia solo di rifugiati e di fuggiaschi senza analizzare le cause di quest’ondata umana senza precedenti; lo stesso avviene a proposito dei foreign fighters, ovvero le migliaia di giovani che, da tutto il mondo, vanno ad ingrossare le file dei tagliagole dell’Isis.
Come non dovrebbe essere difficile – usando un pensiero indipendente – capire che se i Paesi da cui fuggono i rifugiati non fossero stati devastati da guerre volute e finanziate dall’Occidente e dai suoi lacchè, questa marea di disperati non cercherebbe rifugio in Europa, altrettanto non dovrebbe essere impossibile inquadrare il problema dei foreign fighters in un’ottica meno insensata.
Si calcola che vi siano oggi circa 30.000 combattenti stranieri nelle file di chi lotta per il Califfato islamico, nei Paesi dove l’invasione occidentale ha annientato il tessuto sociale e seminato solo morte, distruzione e disperazione. Vale a dire in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia. Di questi, ben 2.000 proverrebbero da Paesi europei, dunque figli nostri, prodotti della cosiddetta società civile, figli del benessere, della libertà e dell’emancipazione.
Che cosa spinge dunque questi giovani britannici, francesi, italiani, norvegesi, tedeschi a prendere le armi e rischiare la propria vita per un ideale così lontano dalla nostra cultura? E non parlo solo di figli di famiglie di fede musulmana, ma di tanti giovani che hanno abbracciato la crociata islamica pur provenendo da famiglie di tradizione cristiana o apertamente atea. Che cosa li spinge? Questa dovrebbe essere la domanda da porsi prima di sentenziare, minacciare, condannare.
Allora diamo uno sguardo alle nostre società, a come si sono sviluppate dal secondo dopoguerra. Dopo la ricostruzione, la ripresa economica e le istanze libertarie del ’68 e dintorni, abbiamo assistito ad un progressivo appassire, sfiorire degli ideali. Ancora trenta o quarant’anni fa ci si confrontava – a volte anche scontrandosi in modo violento – per degli ideali. Si era comunisti, fascisti, anarchici, di destra, di sinistra. Si credeva di poter cambiare il mondo a partire da quegli ideali. Giusti o sbagliati che fossero, erano comunque forze propulsive impersonali, non egoistiche. Si pensava, se pur ingenuamente, che i mali della società, le ingiustizie, le iniquità, sarebbero – come per incantesimo – scomparse se avesse trionfato l’ideale in cui ci si riconosceva.
Cosa è accaduto dopo? È accaduto che gli ideali si sono dimostrati incapaci di guarire il mondo e sono progressivamente sfioriti. Cosa è rimasto allora? Nella Storia e nelle società umane quando si crea un vuoto, esso non rimane tale, viene subito riempito. Quando l’elemento ideale muore, viene sostituito da qualcos’altro. Cosa ha sostituito dunque gli ideali? Come ben diceva Lukács: “il sonno della ragione genera mostri”; e quali sono questi mostri? Innanzitutto il Mercato ha sostituito gli ideali.
Il Mercato, questo feticcio figlio del liberismo assoluto, che ha divorato l’economia, con le sue multinazionali che hanno spazzato via la piccola imprenditoria e i diritti dei lavoratori, tutti ormai trasformati in consumatori condannati a rincorrere l’ultimo prodotto da acquistare.
In secondo luogo la tecnologia. Oggi l’ultimo modello di smartphone per un giovane è più importante del confronto diretto con i propri simili, si chatta invece di dialogare, ci si collega in video invece di guardarsi negli occhi, si twitta invece di esprimere concetti articolati, si postano commenti di terza mano invece di pensare. Per inciso, sono personalmente un sostenitore della tecnologia, ma non posso non notare che essa – come ogni cosa umana, peraltro – può diventare estremamente dannosa, se il soggetto ne viene usato invece di usarla. Infine l’angoscia e la paura, che sono state seminate ad arte, per rendere i popoli sempre più malleabili e sottomessi a poteri ormai incontrollati e incontrollabili.
Che orizzonti hanno dunque oggi i giovani davanti a sé? Senza ideali, senza lavoro, senza certezze per il futuro, cittadini di un pianeta oltraggiato, devastato e avvelenato? Con l’unica prospettiva di correre – coma la gazzella nella savana – a perdifiato tutta la vita per conquistarsi prima un posto di lavoro, per poi comprarsi casa, auto, TV e tutti i gadget possibili, per fare carriera, rincorrere il benessere, senza neppure la certezza di avere una pensione alla fine del percorso. Senza il tempo per fermarsi a pensare, senza potersi chiedere il senso della vita, senza un elemento impersonale – un ideale – verso cui alzare lo sguardo.
Come stupirsi allora se alcuni di loro – i più fragili certamente, ma al tempo stesso i più bisognosi di un elemento ideale – oggi si giochino la stessa vita per una causa non loro, oltretutto distorta e mostruosa – ma pur sempre una causa ideale? Il mondo si è liberato degli ideali, e qualcosa di molto più inquietante ha preso il loro posto.
Svegliamoci quindi dal sonno della ragione, prima che sia troppo tardi!
Articolo di Piero Cammerinesi, corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine, Altrogiornale e Altrainformazione
Fonte: http://www.altrogiornale.org/