di Simona Chiari
Cos’è l’ipocondria? L’ipocondria è un disturbo legato all’idea o al timore di avere una grave malattia, a volte anche mortale. Le persone che soffrono di questo disagio, tengono costantemente sotto controllo il loro organismo, verificando di continuo la presenza di eventuali segni di malattia.
La conoscenza produce forza, ma anche preoccupazione. I continui progressi della medicina scientifica ci hanno resi più consapevoli dei mali che potrebbero colpirci, nel corpo e nell’anima. A dimostrazione di una cultura del presente che è però antica, in occidente siamo diventati ipocondriaci da almeno un paio di millenni: Ippocrate descrisse il concetto di ipocondria nel “Male degli ipocondrici”, come un disordine della mente e dello stomaco, che procurava problemi digestivi, grave melanconia e paura di morire. La connessione di stomaco e tristezza non ci sorprende: i greci pensavano, infatti, che nell’addome fosse situata la sede dei sentimenti e delle passioni umane.
La classificazione del disturbo ipocondriaco
Il DSM 5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) definisce l’ipocondria come “La preoccupazione legata alla paura oppure alla convinzione di avere una malattia grave, basata sulla erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del soggetto“; inoltre “la durata dell’alterazione è di almeno 6 mesi e la preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriata”.
Chi soffre veramente di ipocondria ricerca la soluzione medica della malattia, non riconoscendo la causa psicologica del suo problema. Va sottolineato che dietro il timore di malattia vi è un grande senso di debolezza e vulnerabilità, erroneamente gestito ricercando l’impossibile certezza di perfetta salute. Colui che soffre di ipocondria non riesce a trovare in nessun modo una risposta adeguata al malessere, perché non viene mai affrontato il vero problema del disturbo che fonda le sue origini nel senso di fragilità personale.
Ipocondria: quali sono le fasce a rischio
L’ipocondria è rara nell’infanzia, più frequente nell’adolescenza e nella vecchiaia e la si riscontra in ambedue i sessi, anche se in quello femminile sembra essere maggiormente presente. È un disturbo che se non trattato tende a cronicizzare, con andamento vario. La risoluzione spontanea del problema si verifica solo nel 10% dei casi.
Ipocondria: quali sono le cause
Numerosi sono gli studi che hanno cercato di dare una spiegazione al disturbo ipocondriaco. Alcuni postulano una predisposizione genetica e l’aver sofferto di gravi malattie durante l’infanzia. A questo si associano i vantaggi del ruolo di malato, perseguiti però in modo inconsapevole, che procurano un aumento dell’attenzione da parte dei familiari e l’evitamento delle responsabilità (come, ad esempio, la mancata frequenza scolastica nei ragazzi).
Altri studi affermano che la presenza di gravi traumi (come, ad esempio, abusi nell’età infantile), o ricorrenti situazioni stressanti durante le prime fasi dell’attacamento, potrebbero essere un fattore che influisce sull’instaurarsi del disturbo.
Come già detto, l’ipocondria è un disturbo legato all’idea o alla timore di avere una grave malattia, a volte anche mortale (frequentemente si teme di avere un tumore maligno o di aver contratto l’AIDS). Le persone che soffrono di questo disagio tengono costantemente sotto controllo il loro organismo, verificando di continuo la presenza di eventuali segni di malattia. Per questo motivo si rivolgono costantemente al medico, chiedendo di fare continui test diagnostici, indagini cliniche e visite mediche specialistiche (sentendo più pareri), diventando così ospiti fissi degli ambulatori e dei servizi di pronto soccorso. Questo tipo di pazienti nutrono la ferma convinzione che gli specialisti con cui sono venuti a contatto non siano stati in grado di capire la vera natura del loro problema e quindi di fornirne una soluzione adeguata.
L’ipocondriaco tende a interpretare in modo erroneo segnali fisici innocui, come se fossero l’evidenza di una grave malattia. Si preoccupa costantemente sia delle normali funzioni corporee, misurandole e tenendole sotto controllo (il battito cardiaco, la peristalsi, la sudorazione, ecc.) sia delle alterazioni fisiche di lieve entità (come, ad esempio, un colpo di tosse o un raffreddore). Sensazioni fisiche vaghe, come le vene dolenti o il cuore affaticato, vengono reputate essere segni di grave malattia che devono essere immediatamente indagati.
La costante attenzione al proprio corpo e i segnali fisici mal interpretati, non sono però l’unico punto di partenza della paura nella persona ipocondriaca. Anche le notizie di malattia apprese dai mezzi di comunicazione con un certo impatto emotivo, come la notizia di epidemie o anche la semplice divulgazione scientifica, possono diventare un’importante fonte di allarme. Così come il venire a conoscenza di patologie che hanno colpito parenti o amici può attivare la preoccupazione per un organo specifico o per una data malattia.
Il ruolo dei fattori cognitivi nelle sofferenze dell’anima è confermato dal fatto che le persone ipocondriache pensino, partendo da dati corporei futili, di avere una grave malattia. I pensieri disfunzionali più frequenti sono legati al fatto che i cambiamenti del corpo sono interpretati sempre come segno di grave malattia e che quando c’è qualcosa di poco chiaro, bisogna fare subito un controllo medico perché se non ci si preoccupa per la propria salute, ci si può ammalare. Inoltre, la convinzione che sia necessario tenere sempre presenti i pericoli per poterli prevenire, fa sì che l’ipocondriaco non si possa mai permettere di abbassare la guardia e distrarsi.
Senza ombra di dubbio si può affermare che l’ipocondria sia un male della modernità e della tendenza contemporanea al benessere assoluto e certo. Tuttavia, il termine era già presente nella Grecia classica, civiltà già segnata dall’ambizione tecnica di controllare la realtà.
Trattamento dell’ipocondria
Scopo principale del trattamento è la modificazione delle valutazioni disfunzionali e delle credenze riguardanti l’ipocondria. Una strategia efficace è la “ristrutturazione” delle fragilità personali che mantengono attivo il disturbo.
Articolo di Simona Chiari
Il Centro Clinico Clarense è un valido punto di riferimento, nella provincia di Brescia e Bergamo, per il supporto psicologico e la psicoterapia nei casi di ipocondria. Se vuoi approfondire questo tema puoi telefonare al numero fisso 030.52.36.107, al mobile 347.07.41.347 o mandare una mail a info@centroclinicoclarense.it per prenotare un primo colloquio gratuito.
Fonte: http://www.centroclinicoclarense.it/psicologia/il-senso-di-fragilita-personale-lipocondria/