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Il Peccato Originale della Cerimonia d’Apertura delle Olimpiadi

di Rodolfo Casadei

Prima di kitsch, blasfemia, oscenità, conformismo e bruttezza, si è vista la negazione della permanenza dell’identità delle cose, l’affermazione della loro plasmabilità infinita: Parigi non era più Parigi. È questa l’ideologia contemporanea.

All’indomani della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici una gragnuola di commenti negativi si è abbattuta sugli organizzatori, colpevoli di aver dato vita con grande dispiego di mezzi a uno spettacolo contrassegnato da volgarità, kitsch, blasfemia, oscenità, conformismo ideologico, bruttezza. La polemica con coloro che invece lodano lo stile innovativo e i contenuti ideologici dello spettacolo, soprattutto i suoi aspetti dissacratori, andrà avanti per anni.

La farsa dell’Ultima Cena trasformata in convivio transessuale o di Maria Antonietta che canta con la sua testa decapitata in mano, il Dioniso più simile a un bevitore sovrappeso che al dio greco, la Guardia Repubblicana ridotta a fare da orchestrina danzante all’afrobeat di Aya Nakamura, gli accenni a una scena di sesso a tre, saranno citati per decenni come segni dell’improvvisa accelerazione della decadenza della Francia, soprattutto perché acclamati come apogei di grandezza dalle autorità politiche francesi (Macron, Attal, Le Maire, ecc).

Il Peccato Originale dell’Inaugurazione delle Olimpiadi

In realtà, il peccato originale da cui discendono tutti questi peccati più o meno mortali sta, appunto in quanto originale, a monte: la decisione di svolgere cerimonia d’inaugurazione e gran parte dei giochi nel cuore della città, in parte usandola come telone di fondo, come sfondo scenografico dell’una e degli altri, in parte utilizzando strade, acque ed edifici per destinazioni d’uso diverse da quelle per cui sono state create. Il peccato originale è stato quello di strappare la cerimonia di inaugurazione e parte dei giochi ai luoghi che sin dall’antichità sono deputati ad ospitare gli eventi sportivi: gli stadi.

Per realizzare il suo sogno (evidentemente condiviso dal governo nazionale e dal capo dello Stato) di fare di Parigi stessa il fondale di uno spettacolo in mondovisione di quattro ore, il comitato organizzatore ha preso in ostaggio la capitale della Francia coi suoi cittadini, che da mesi vivono in stato di assedio, limitati all’estremo nella libertà di movimento e di attività economica, sia perché bisognava, con costosissimi lavori, attrezzare per eventi sportivi aree, strutture ed edifici nati per altro, sia per ragioni di sicurezza.

I Giochi Olimpici sono nati nell’antica Grecia anche come momento di tregua dalle guerre, invece per garantire la sicurezza degli attuali giochi che si svolgono in uno dei luoghi più nevralgici del mondo come obiettivo di attentati terroristici, sono stati mobilitati ben 53 mila poliziotti, gendarmi e militari francesi, più 2.500 stranieri.

Un’Ideologia più Forte del Woke

L’ideologia contemporanea non è riassumibile nel politicamente corretto, nel woke, nell’inclusione che in realtà include solo quello che decidono di includere gli inclusori, nel genderismo, nel post-storicismo; a monte di tutto questo ci sta la negazione della permanenza dell’identità delle cose, l’affermazione della loro plasmabilità infinita e della fungibilità dei significati.

Non c’è più nulla in natura che sia naturale, ma non c’è nemmeno più nulla di artificiale e storico che debba rimanere nei limiti dell’identità e delle funzioni che chi l’ha creato ha assegnato nel corso della storia.

Perciò una città può non essere più una città, cioè un luogo di socialità e di scambi forgiato da una storia di secoli, ma il palcoscenico di uno spettacolo, la parete su cui si proiettano luci e immagini, un deserto percorso da poliziotti armati fino ai denti, in definitiva: il pretesto per impartire una lezione di “valori” al mondo. Al di là della condivisibilità o meno dei “valori” esibiti, usando un massimo di violenza contro la città di Parigi – paragonabile a usare la schiena di uno studente come lavagna – il punto dolente sta nel fatto stesso di strumentalizzare la Ville Lumière per qualcosa che è altro da essa.

Il Messaggio di Parigi alle Olimpiadi 2024

Una città, qualunque città, è un messaggio in sé stessa, per il fatto che è un luogo portatore di tutta la sua storia e di tutto il suo presente, coi suoi splendori e i suoi angoli bui; nel momento in cui la strumentalizzo per farle dire non quel che lei dice con la sua dinamica esistenza, ma quel che voglio io, io sto violentando quella città. E sto dimostrando a tutti che fra i miei valori e fra i princìpi guida della mia vita, non c’è il rispetto per l’identità di quella realtà, per la sua natura intrinseca e storica insieme. Persino di un organismo vibrante e imponente come una città il Potere può decidere di fare quello che vuole.

La Visione Post-Moderna del Mondo

Parliamoci chiaro: lo stravolgimento del significato delle città non comincia coi Giochi Olimpici 2024 di Parigi. Facciate di chiese medievali e palazzi rinascimentali o neoclassici sono diventate nel primo scorcio del XXI secolo, teloni cinematografici per proiettare documentari su specie animali in via di estinzione o sequenze di variopinti addobbi natalizi, piazze come quella del Duomo di Milano sono diventate boschetti tropicali con palme e banani, ecc.

Articolo di Rodolfo Casadei

Fonte: https://www.tempi.it/olimpiadi-cerimonia-apertura-peccato-originale/

Un commento

  1. Il peccato non è di chi lo fa , ma di chi lo segue.

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