di Amedeo Formisano
Sempre più spesso l’insicurezza ci viene a trovare e sperimentiamo un senso di smarrimento profondo. Poi ci guardiamo in giro e notiamo persone che “sembrano sempre” sicure di sé, sempre vincenti, sempre capaci di rimanere a galla in qualunque situazione. Ma sarà proprio vero?
Invece di fare un esame approfondito dell’insicurezza, vorrei parlare del cosiddetto mito dell’uomo sempre sicuro di sé, cercando di capire su cosa si basa questa leggenda. Spesso “l’uomo sicuro di sé” crede che la propria fortuna sia perenne, che non si fermerà mai. Crede che tutto ciò che tocca sia un successo o lo possa diventare, sia dal punto lavorativo che privato e sentimentale.
Infatti, molti grandi manager passano da un campo all’altro, pensando di cavalcare un successo continuo. Pensano che le proprie caratteristiche personali siano alla base del loro successo. Insomma pensano alle “tre P” di Martin Seligman, in cui tutto è Permanente, Pervasivo e Personale. Invece il successo è dovuto a molte cause anche esterne, anche al di là delle possibilità della persona singola. Il professionista assennato questo lo sa e non si illude. Invece “l’uomo sicuro di sé” col tempo rende stabile l’immagine di sé fondata sulle tre P, elevandosi in modo illusorio sugli altri.
Allora vi domando: care persone che sperimentate ogni giorno l’insicurezza nella vostra vita, volete veramente diventare così? Pieni di arroganza e illusioni? Perché le tre P sono illusioni!
– Niente è Permanente, perché tutto passa e si alterna.
– Niente è Pervasivo, perché l’essere competente in un campo non comporta necessariamente il successo in tutto. Le persone normali sono negate in alcuni campi e in altri dimostrano il proprio valore.
– Niente è Personale, perché il successo dipende anche da fattori esterni che sono al di là della nostra portata, quali gli alti e bassi del mercato e le situazioni geopolitiche.
Allora cosa possiamo fare? Possiamo accettare la nostra insicurezza e i nostri dubbi per quello che sono: degli amici preziosi che ci vengono a trovare, che spesso ci indicano una strada alternativa, che emerge dalla nostra anima portandoci un messaggio nuovo. Il messaggio è semplice: non cercare di essere perfetto, perché la perfezione non esiste e “l’uomo sicuro di sé” è un mito inesistente, perché qualunque “grande”, ma dico veramente grande, sa confessare i propri dubbi, sa accettare la sua imperfezione, sa affrontare anche qualche disfatta cercando di comprendere gli errori, senza farsi dominare dalla situazione emotiva.
L’uomo sicuro di sé cade nello stesso errore clinico che affligge il depresso, vincolato in un’idea falsa di sé. Ecco perché dobbiamo evitare i giudizi su noi stessi e lavorare su come aumentare il nostro senso dell’efficacia, portando il centro di controllo dentro di noi.
Per vincere la lotteria bisogna pur acquistare il biglietto. Che significa? Che anche la fortuna va aiutata con la competenza e la professionalità, senza illusioni, ma lavorando sodo. Possiamo anche imparare dai nostri errori. Questo implica una maggiore consapevolezza e responsabilità, due cose fondamentali per la nostra crescita interiore.
Altra cosa che ci aiuta moltissimo ad abbattere l’insicurezza è sviluppare una coerenza interna profonda fra pensieri, parole e azioni. L’uomo che vive coerentemente con i propri valori, che ha le idee chiare sui propri obiettivi, che sviluppa una coerenza interna profonda fra pensieri-parole-azioni, allora avrà una sicurezza vera, granitica, che sa accettare l’errore come sa gestire la vittoria.
Perché anche la vittoria è difficile da gestire. Il presunto “uomo sicuro di sé”, spesso non ha gli strumenti mentali giusti neanche per gestire le cose buone che gli arrivano dalla vita, visto che la sua sicurezza è poggiata su piedi d’argilla. John Steinbeck (premio Nobel per la letteratura nel 1962) scrisse: “….Taluni vengono distrutti dalla sconfitta, mentre altri sono resi piccoli e meschini dalla vittoria”.(“Le gesta di re Artù e dei suoi nobili cavalieri”, ed. Rizzoli, 2002.)
Ecco che il mito dell’uomo sicuro di sé crolla quando qualcosa non va più come dovrebbe andare. Perché vive di quelle che il grande psicologo Albert Ellis chiamava “doverizzazioni”, oppure vive nella condizione: “Io sono ok se… sono bello, sono perfetto, sono vincente”. Magari ha una carenza di Autostima e non lo sa. L’uomo veramente vincente ha conosciuto anche la sconfitta, soprattutto quella. La sconfitta spesso è formativa e fornisce i reali strumenti per la crescita, mentre una vittoria fortunosa può anche indurre il manager in un falsato ottimismo, basato più che su reali certezze su illusorie percezioni.
Lasciamo agli altri le loro sicurezze granitiche, facciamo entrare l’insicurezza nella nostra vita con minor sospetto, perché l’essere umano contempla le debolezze e i dubbi. Sull’importanza del “dubbio” si profuse anche Luciano De Crescenzo, in un libretto ormai storico, che divise la critica, perché parlava di concetti filosofici importanti, demitizzandoli e spiegandoli con parole semplici, alla portata di tutti.
Io, i miei dubbi me li conservo gelosamente e anche le mie insicurezze, perché mi ricordano che sono umano.
Articolo di Amedeo Formisano, co-autore de “La grande autostima”, Cuzzioli Editore
Fonte: http://www.allenavita.com/2013/11/il-mito-delluomo-sicuro-una-leggenda-da.html