di Federico Giuliani
Da lontano il Giappone sembra un Paese impeccabile, dove non esistono i problemi che tormentano l’Occidente come la disoccupazione, la criminalità e il mancato rispetto della legge.
Senza dimenticare, poi, che il popolo giapponese ragiona come una comunità organica e che qui l’interesse per il bene pubblico arriva prima di ogni altra cosa. Insomma, siamo di fronte a un paradiso in terra? Non proprio, perché se ci avviciniamo e osserviamo il contesto nipponico da più vicino, possiamo notare pericolose crepe che da qui ai prossimi anni rischiano di squarciare un tessuto sociale assai delicato.
Da dove nasce la crisi
Una delle tendenze che ha fatto risuonare diversi campanelli di allarme è lo svuotamento del Giappone rurale. Mentre Tokyo e i grandi centri urbani diventano sempre più grandi e ricchi – sia dal punto di vista economico che di opportunità per i giovani – ci sono zone del Paese che stanno lentamente scomparendo. Come ha riportato l’Economist, alcuni analisti affermano che la metà dei comuni giapponesi scomparirà entro il 2040.
Le aree rurali del Giappone sono in ginocchio, dal momento che devono sopportare un fattore non da poco: il peso dell’invecchiamento della popolazione. I problemi, alla fine, sono collegati. Se la maggior parte delle persone abbandona i piccoli centri, a popolare questi ultimi rimarranno soltanto i più anziani, senza la possibilità di un futuro ricambio generazionale. Il fatto che i giapponesi facciano pochi figli (il tasso di fertilità è di 1,4 per donna) non è nuovo ed è più volte stato rimarcato sulla stampa nazionale e internazionale; pochi, tuttavia, hanno focalizzato l’attenzione sullo spopolamento dei piccoli centri.
Un trend inarrestabile
L’anno scorso il numero della popolazione nazionale è diminuito di 450.000 unità e si attesta ora intorno ai 126 milioni di persone. Le proiezioni future non dicono niente di buono: tra il 2015 e il 2045 il Giappone perderà addirittura il 16% dei suoi cittadini. Gli effetti di un simile calo saranno devastanti, ma lo saranno ancora di più per i piccoli comuni, che arriveranno a perdere anche il 37% degli abitanti. Alcune stime riportano che il 37% di chi vive nelle aree spopolate abbia più di 65 anni. In poche parole, si spopoleranno interi centri abitati. Il trend è già osservabile adesso: i giovani vogliono partire perché si rifiutano di accettare lavori inerenti all’agricoltura o alla pesca, le donne perché sperano di emanciparsi da un contesto ancora troppo conservatore nei loro confronti. Anzi, a partire di più sono le donne, quindi, anche quei giovani che vorrebbero restare si trovano costretti a partire per mancanza di spose.
Soluzioni che non convincono
In alcuni paesini le scuole contano poche decine di bambini, i supermercati e ristoranti chiudono i battenti, così come gli snack bar e i minimarket. Il governo, per tamponare l’emorragia, incoraggia le persone a restare o trasferirsi nei piccoli centri offrendo loro alloggi gratuiti e altri sussidi. Qualcuno ce l’ha fatta, come la prefettura di Tokushima, che è uscita dall’oblio, riuscendo ad attirare aziende IT grazie a una perfetta connessione internet veloce. Ma si tratta solo di casi isolati, e a poco valgono i continui aumenti del budget per la rivitalizzazione rurale proposti da Tokyo. I piccoli centri, nel frattempo, sono costretti a fare sempre più tagli per mantenere i conti in ordine. Mentre altri giovani sono pronti a trasferirsi nelle megalopoli ultramoderne.
Articolo di Federico Giuliani
Fonte: https://it.insideover.com/societa/il-giappone-rurale-e-in-crisi-la-meta-delle-piccole-citta-e-destinata-a-sparire-entro-il-2040.html