Un recente studio pubblicato su Biological Psychiatry: Global Open Science ha rivelato che il fumo rimpicciolisce il cervello e smettere non ne ripristina le dimensioni.
Uno studio recente dimostra che il fumo provoca un restringimento del cervello e che smettere non annulla il danno. I risultati contribuiscono alla comprensione del motivo per cui i fumatori hanno maggiori probabilità di contrarre l’Alzheimer e il deterioramento cognitivo legato all’età.
La buona notizia è che il restringimento si interrompe non appena il fumatore smette di fumare.
Lo studio ha esaminato i dati di 32.094 persone di origine europea che fumavano ogni giorno. È stato pubblicato su Biological Psychiatry: Global Open Science. Le informazioni provengono dalla Biobank del Regno Unito, un database biologico accessibile al pubblico che include dati comportamentali, medici e genetici su quasi 500.000 individui.
I ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis hanno scoperto che fumare quotidianamente riduce il volume totale del cervello, che comprende sia la materia grigia che quella bianca. I risultati hanno mostrato che la materia cerebrale grigia era ridotta più della materia cerebrale bianca.
I corpi cellulari neurali, i terminali degli assoni e i dendriti sono tutti alloggiati nella materia grigia, che si trova principalmente nel tronco encefalico, nel cervelletto e nel cervello. È responsabile del sistema nervoso centrale, che dà a un individuo il controllo sulle proprie emozioni, memoria e movimento. Fasci di assoni rivestiti di mielina riempiono la sostanza bianca. Il suo ruolo è l’invio di impulsi su e giù per il midollo spinale in risposta a uno stimolo ricevuto dal cervello.
Secondo un’analisi dei dati della Biobanca britannica, la perdita di massa cerebrale di una persona aumenta con il livello di fumo. Il gruppo di ricerca ha riconosciuto che esiste una certa conoscenza preliminare riguardo agli effetti del fumo sul cervello. Hanno aggiunto: “Il legame tra fumo e demenza dimostra gli effetti dannosi del fumo che penetrano nel cervello”.
Un nuovo studio della Nicholas School of the Environment della Duke University e del Dipartimento di Chimica del Trinity College of Arts and Sciences, ha scoperto che le nanoplastiche sono collegate al morbo di Parkinson e alla demenza.
Il gruppo di studio ha osservato che il fumo regolare ha un effetto particolarmente negativo su regioni danneggiate dal morbo di Alzheimer, come l’area dell’ippocampo. Secondo il gruppo di ricerca, il fumo è un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer e ne accelera l’insorgenza. I loro risultati supportano questa teoria. I ricercatori hanno ipotizzato che il fumo potrebbe essere responsabile del 14% dei casi di Alzheimer in tutto il mondo.
Anche l’Alcol Riduce il Volume del Cervello
I ricercatori hanno scoperto che anche l’uso di alcol ha effetti negativi sul cervello oltre al fumo. Bere molto può ridurre il cervello, soprattutto il volume del cervello sottocorticale, proprio come fa il fumo. La regolazione delle emozioni, della memoria e della sintesi ormonale è attribuita alla sottocorteccia. Inoltre, le strutture sottocorticali supportano le persone nel mantenere l’andatura, la postura e altre azioni.
Secondo gli studi, il danno cerebrale cronico causato dal fumo e dal consumo di alcol aumenta la probabilità di contrarre la demenza o il morbo di Alzheimer anche dopo la cessazione di questi comportamenti.
I ricercatori ritengono che l’accumulo di proteine all’interno e attorno alle cellule cerebrali, simile a ciò che accade alla placca dentale, sia la causa dell’Alzheimer. Queste proteine vanno rispettivamente sotto il nome di tau e amiloide. I grovigli Tau possono ostacolare la capacità del cervello di ricevere messaggi. Anche se riconoscono di non sapere esattamente cosa innesca questo processo, i ricercatori sono consapevoli che possono volerci anni. Ma col passare del tempo, il cervello inizia a ridursi, il che può provocare la malattia di Alzheimer.
Secondo il team della Washington University, alcuni individui sono geneticamente predisposti al fumo. In altre parole, una parte della popolazione ha maggiori probabilità di sviluppare l’abitudine fin dalla nascita. Di conseguenza, questi individui hanno maggiori probabilità di avere demenza o morbo di Alzheimer, nonché una diminuzione del volume cerebrale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che nel 2020 il 22,3% delle persone in tutto il mondo fumassero. Oltre 8 milioni di persone muoiono ogni anno a causa del consumo di tabacco, inclusi 1,3 milioni di non fumatori esposti al fumo passivo.
Fonte: https://newsacademy.it/scienze-e-salute/2023/12/21/il-fumo-restringe-il-cervello-e-smettere-non-lo-ripristina/