I quadri di “Pig-casso”: quando l’arte è bestiale

di Simonetta Caminiti

Gli animali pittori sono quotati migliaia di euro. L’ultimo, è un maiale col nome del genio spagnolo.

Quale titolo migliore di “Oink” (in inglese, “grugnito”), per una mostra d’arte pop, con un autore come lui? Lui, “Pigcasso” (gioco di parole legato a Pig, maiale in inglese, e il cognome del Pablo pittore, più famoso al mondo) è un maiale per davvero. Una femmina. E dipinge.

Lo fa intingendo il naso nei colori a tempera, e poi strofinandolo sulla tela, brandendo la testa come un’artista bipede posseduta dal sacro fuoco dell’ispirazione. Il risultato? Certo non dipinti preraffaeliti, ma le sue opere compongono forme impressionanti: una s’intitola “La Balena”, e richiama effettivamente la forma del cetaceo; altre ricordano la foggia di un volto umano, altre ancora sono affascinanti commistioni di colori. Paesaggi, precisa qualcuno: e la nota straordinaria è che non manca mai l’autografo personale dell’autrice, cioè il suo naso letteralmente timbrato in calce a tutte le tele. Tele da 2mila euro.

La mostra è partita da Città del Capo, a gennaio, e si prepara a conquistare l’Europa: Londra, Parigi, Berlino Amsterdam. È stata una donna, Joanne Lefson, una vita spesa al fianco degli animali in Sudafrica, a farle da talent-scout: “Ho individuato molto presto il suo talento. E pensare che i colori a tempera erano l’unica cosa che non mangiava”.

Joanne ha salvato questa maialina dal macello, e ne ha avuto cura fino ad esplorare le sue risorse più insospettabili. Perfino la critica blasonata (incluso il critico di punta del Sun Art, Toulouse Le Plot) si è espressa su Pigcasso: c’è chi la accosta a Jackson Pollock per il suo uso della pigmentazione del colore; chi, per la delicatezza delle pennellate, chiama in causa Matisse; e chi infine lo ha già ribattezzato “la Andy Warhol del regno animale”. Quel che più conta, tutto sommato, è che il ricavato di queste originalissime mostre, sarà devoluto a una struttura per animali in gravi condizioni, in Sudafrica.

Non è senza precedenti, però, il pallino degli animali per l’arte figurativa. Al Maesa Elephant Camp, attivo dal 1976 e primo luogo fra tutti ad aver lanciato nel mondo le opere pittoriche degli elefanti, questi esemplari compongono i loro capolavori da oltre quarant’anni. Il centro si trova appena fuori Chiang Mai, in Thailandia, e ospita una settantina di elefanti. Nello zoo di Phoenix, in Arizona, l’elefantessa Ruby ha dipinto fino alla sua morte, nel 1998, e alcuni suoi quadri sono stati venduti a 50 mila dollari.

Ancora: tre tele dipinte dallo scimpanzé Congo nello zoo di Londra vennero esposte accanto a quadri di Renoir e Warhol, e vendute a oltre 14 mila dollari. Diverso era dipingere per Cheeta, lo scimpanzé che interpretò le prime saghe cinematografiche di Tarzan, vissuto per più di ottant’anni. Per la scimmia-attrice, i pennelli erano un diletto insostituibile. Beveva Coca Cola e suonava il pianoforte, ma guai a distoglierla dalle sue tele e dai suoi colori…

Articolo di Simonetta Caminiti

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/politica/dai-quadri-pig-casso-scimmia-warhol-quando-larte-bestiale-1498112.html

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