L’aumento della mortalità tra chi li consuma abitualmente è spaventosa, parliamo di un + 62% a salire!
Da qualche tempo capita di leggere sempre più spesso dei danni causati al nostro organismo dai cibi “processati”. Ma cosa sono? Purtroppo questo termine è arrivato in Italia mal tradotto dall’Inglese che definisce “Processed foods”, tutti quei cibi di origine industriale, confezionati, che hanno una shelf life molto elevata, vale a dire, una data di scadenza molto protratta nel tempo.
Quasi tutti i cibi che troviamo quindi sugli scaffali dei supermercati sono cibi “processati”, che potremmo quindi tradurre con cibi confezionati o industriali. L’ultima pubblicazione della scuola medica di Harvard sulla sana alimentazione, mette in guardia dal consumo di cibi industriali e incentiva ad utilizzare le materie prime che hanno subito un minor processo di raffinazione, come ad esempio i cereali integrali, la frutta e la verdura fresche, evitando assolutamente preparazioni contenenti eccesso di sodio, zuccheri aggiunti e grassi trans.
Ma quali sono le caratteristiche di questi alimenti? E quali danni possono provocare nel lungo termine?
- Non contengono abbastanza micronutrienti, le vitamine e i minerali indispensabili per proteggere il nostro organismo dai danni cellulari.
- Sono ricchi di acidi grassi trans che si trasformano in colesterolo cattivo (LDL), andando ad intasare arterie e fegato
- Sono poveri di fibre. Le fibre ingerite vanno a rivestire l’intestino di una sostanza gelatinosa che rallenta l’assorbimento degli zuccheri e facilita il lavoro dei batteri intestinali, a beneficio dell’intero organismo.
- Contengono spesso nitrati ed emulsionanti: i primi possono predisporre a malattie dell’intestino o ad allergie alimentari, i secondi addirittura ai tumori.
- Contengono più sale e quindi favoriscono l’ipertensione e i problemi cardiovascolari.
- Sono spesso addizionati di dolcificanti artificiali che possono avere effetti devastanti sul metabolismo.
- Sono privi di nutrienti, a differenza dei cibi naturali.
- Portano a dipendenza: la natura appagante di questo tipo di cibi causa il rilascio di dopamina, che induce una perdita di controllo da parte del nostro cervello.
- Non contengono abbastanza Omega 3, gli acidi grassi essenziali indispensabili per il buon funzionamento del nostro organismo, che possono essere assunti solo attraverso l’alimentazione.
I cibi ultra-processati “attentano” alla nostra salute
Un consumo elevato di alimenti ultraprocessati, con più di 4 porzioni al giorno (piatti pronti, gelati, cerali da colazione, ecc.) è associato ad un rischio aumentato del 62% per tutte le cause di mortalità. Per ogni porzione aggiuntiva di alimenti ultraprocesssati, la mortalità per tutte le cause è aumentata del 18%.
È questa la conclusione a cui è giunto lo studio condotto dall’Università spagnola della Navarra e pubblicato sul British medical journal che in parte conferma la ricerca condotta in Francia presso l’Università di Parigi 13 coordinata dalla professoressa Mathilde Touvier, direttrice di ricerca in Epidemiologia nutrizionale, secondo la quale “i cibi ultraprocessati aumentano il rischio di cancro del 12%”.
Cosa sono i cibi ultra-processati
Stiamo parlando di alimenti confezionati mediante processo industriale che contengono più di 5 ingredienti – come ad esempio coloranti, conservanti, aromi – o che hanno subito diversi trattamenti di trasformazione come il riscaldamento ad alte temperature, la frittura, l’estrusione, che alterano in maniera sostanziale la struttura dell’ingrediente originale.
Ecco alcuni tra i più comuni alimenti ultra-processati:
- Hamburger
- Patatine fritte
- Bibite gassate e dolcificate
- Gelati
- Cereali per la colazione zuccherati
- Zuppe già pronte
- Snack confezionati dolce e salati
- Biscotti, pasticcini e dolci preconfezionati
- Hot dog e wurstel
- Barrette di cereali
- Snack industriali al cioccolato
- Torte e pizze precotte
- Bastoncini di pesce
- Margarine
- Creme da spalmare
- Sciroppi e succhi di frutta
- Bevande energetiche
- Marmellate molto zuccherate
Quindici anni di monitoraggio su 20 mila consumatori
Lo studio pubblicato sul Bmj è stato condotto monitorando dal 1999 al 2014 le abitudini alimentari di 20 mila spagnoli di età compresa tra 20 e 91 anni. Il consumo di alimenti ultra-trasformati è stato classificato in 4 categorie: basso, medio-basso, medio-alto e alto consumo e tutti i livelli di consumo sono sono stati correlati alla possibili cause di morte.
Il risultato? Nei 15 anni di monitoraggi sono decedute 335 persone del campione: di queste, le persone che avevano un profilo di consumo alto di cibi ultraprocessati hanno registrato un rischio maggiore per tutte le cause di mortalità, rispetto a coloro che avevano un profilo di basso consumo. Allargando questi risultati all’intera popolazione, lo studio stima che ogni anno si verificano 277 casi di malattie cardiovascolari in 100.000 persone classificate come alti consumatori di cibi ultra-elaborati, contro i 242 casi tra i bassi consumatori di questi cibi.
Soglia critica: 4 porzioni al giorno
In conclusione, spiega lo studio, “un consumo più elevato di alimenti ultra-elaborati (maggiore di 4 porzioni al giorno) è stato associato ad un rischio aumentato del 62% per tutte le cause di mortalità. Per ogni porzione aggiuntiva di alimenti ultra-elaborati, la mortalità per tutte le cause è aumentata del 18%”.
Rivisto da Conoscenzealconfine.it
Per firtuna non faccio parte di quella categoria di persone che mangiano secondo me tutte queste porcherie ,e quando ho l’occasione cerco di consigliare certe person a non aquistare questi alimenti. sono lpienamente daccordo con voi