di Marco Bassani
Il termine “Negazionismo” e tutti i suoi derivati nascono in un contesto molto specifico e dovrebbero essere usati con grande cautela.
Già nell’ambito degli studi sull’Olocausto bisogna essere molto attenti a non dare del “negazionista” a uno storico, solo perché sta esprimendo opinioni controverse. Negazionista è solo ed esclusivamente chi nega un accadimento storico preciso, ossia nello specifico lo sterminio degli ebrei ad opera del regime nazista. Poi ognuno la pensi come vuole nei confronti di chi crede che l’Olocausto non sia mai avvenuto.
L’estensione del termine al di fuori dell’Olocausto è però davvero vergognosa e moralmente inaccettabile. Mira a creare un’ortodossia indegna di una comunità di esseri liberi e senzienti e a delineare i paletti di un dibattito sempre più angusto, nel quale il potere diventa inattaccabile.
Lo abbiamo accettato con il clima: chiunque ponesse dubbi sul fatto che l’aumento della temperatura degli ultimi 35 anni fosse causato dall’uomo e/o fosse compito dei governi mondiali smantellare l’apparato produttivo al fine di raffreddare la terra è stato chiamato “negazionista”.
Dal “cambiamento climatico” – vero centro di gravità della “religione green” – il termine si è irradiato ovunque, non di rado accompagnato dall’insulto di “terrapiattista”. Adesso, tuttavia, viene utilizzato direttamente dal governo, nei confronti di chiunque ponga dei dubbi sull’operato delle “autorità” durante la pandemia.
Coloro i quali si bevono tutto ciò che il potere e i suoi manutengoli ammanniscono loro, occorre dirlo con franchezza, non sono affatto negazionisti. Per il “fesso climatico e virologico” esistono molti altri termini: credulone, ingenuo, sprovveduto, sciocco, babbeo, sempliciotto, citrullo, grullo, o più semplicemente i t a l i a n o.
Fonte: https://www.movimentolibertario.com/2020/09/negazionisti-e-babbei/