di Matt Agorist
Tutta la verità sulla guerra in Siria e sui suoi retroscena segreti.
Nell’aprile del 2013, la Gran Bretagna e la Francia informarono le Nazioni Unite che c’erano prove credibili che la Siria avesse usato armi chimiche contro le forze ribelli. Solo due mesi più tardi, nel giugno del 2013, gli Stati Uniti conclusero che il governo siriano in effetti aveva usato armi chimiche nella sua lotta contro le forze di opposizione. Il presidente Obama ha subito usato l’attacco chimico di Ghouta, come pretesto per l’invasione e il sostegno militare americano diretto e autorizzato ai ribelli.
Da quando gli Stati Uniti finanziano questi “ribelli moderati”, sono state uccise più di 250.000 persone, più di 7,6 milioni sono state sfollate all’interno dei confini siriani e altri 4 milioni di esseri umani sono stati costretti a scappare dal paese. Tutta questa morte e distruzione, portata da un sadico esercito di ribelli finanziati e armati dal governo degli Stati Uniti, era basata – è quello che ora ci viene detto – su una completa montatura.
Seymour Hersh, giornalista premio Pulitzer noto a livello mondiale, ha rivelato, in una serie di interviste e libri, che l’amministrazione Obama ha falsamente accusato il governo siriano di Bashar al-Assad per l’attacco con gas sarin e che Obama stava cercando di usare questo fatto come scusa per invadere la Siria. Come ha spiegato Eric Zuesse in Strategic Culture, Hersh ha indicato un rapporto dell’intelligence britannica che sosteneva che il sarin non veniva dalle scorte di Assad. Hersh ha anche affermato che nel 2012 era stato raggiunto un accordo segreto tra l’amministrazione Obama e i leader di Turchia, Arabia Saudita e Qatar, per imbastire un attacco con gas sarin e darne la colpa ad Assad, in modo che gli Stati Uniti potessero avere la scusa per invadere e rovesciare Assad.
“In base ai termini dell’accordo – i finanziamenti venivano dalla Turchia, e parimenti dall’Arabia Saudita e dal Qatar – la CIA aveva l’incarico di prendere armi dagli arsenali di Gheddafi in Siria”. Zuesse nel suo rapporto spiega che Hersh non ha detto se queste “armi” includevano i precursori chimici per la fabbricazione del sarin che erano immagazzinati in Libia. Ma ci sono stati molteplici rapporti indipendenti che sostengono che la Libia di Gheddafi possedeva tali scorte, e anche che il Consolato degli Stati Uniti a Bengasi, in Libia, controllava una “via di fuga” per le armi confiscate al regime di Gheddafi, verso la Siria, attraverso la Turchia.
Anche se Hersch non ha specificamente detto che la “Clinton ha trasportato il gas”, l’ha implicata direttamente in questa “via di fuga” delle armi, di cui il gas sarin faceva parte. Riguardo al coinvolgimento di Hillary Clinton, Hersh ha parlato anche dell’ambasciatore Christopher Stevens, morto nell’assalto dell’ambasciata a Bengasi, affermando: “L’unica cosa che sappiamo è che la Clinton era molto vicina a Petraeus che era il direttore della CIA in quel periodo… Non è fuori dal giro, lei sa quando ci sono operazioni segrete. Dell’ambasciatore che è stato ucciso, sappiamo che era conosciuto come qualcuno che non sarebbe stato coinvolto con la CIA. Tuttavia, il giorno della missione si stava incontrando con il responsabile locale della CIA e la compagnia di navigazione. Egli era dunque certamente coinvolto, consapevole e a conoscenza di tutto quello che stava succedendo. E non c’è modo che qualcuno in quella posizione così sensibile non stesse parlando col proprio capo, ovvero Hillary Clinton, all’epoca Segretario di Stato, figura che nel governo statunitense ha la responsabilità della politica estera e del corpo consolare, attraverso qualche canale“.
A supportare Hersh nelle sue affermazioni, è il giornalista investigativo Christof Lehmann, che dopo gli attacchi, ha scoperto una pista di prove che riporta al Presidente dello Stato Maggiore Congiunto, Martin Dempsey, al Direttore della CIA John Brennan (subentrato nella guida della CIA l’8 marzo 2013 dopo le dimissioni di Petraeus nel novembre 2012 e il successivo interim di Morell), al capo dell’intelligence saudita principe Bandar, e al Ministero degli Interni dell’Arabia Saudita.
Come ha spiegato Lehmann, i russi e altri esperti hanno più volte affermato che l’arma chimica non avrebbe potuto essere una dotazione standard dell’arsenale chimico siriano e che tutte le prove disponibili – tra cui il fatto che coloro che hanno offerto il primo soccorso alle vittime non sono rimasti lesionati – indicano l’uso di sarin liquido, fatto in casa. Questa informazione è avvalorata dal sequestro di tali sostanze chimiche in Siria e in Turchia.
Anche se non è la prova definitiva, non si deve glissare su questa implicazione. Come il Free Thought Project ha riferito ampiamente in passato, i Clinton hanno legami con i cartelli criminali internazionali che li hanno finanziati per decenni. Quando Hillary Clinton divenne Segretario di Stato nel 2009, la Fondazione William J. Clinton ha accettato di rivelare l’identità dei suoi donatori, su richiesta della Casa Bianca. Secondo un protocollo d’intesa, rivelato da Politifact, la fondazione poteva continuare a raccogliere donazioni provenienti da paesi con i quali aveva rapporti esistenti o che stavano tenendo programmi di finanziamento. Le registrazioni mostrerebbero che dei 25 donatori che hanno contribuito con più di 5 milioni di dollari alla Fondazione Clinton nel corso degli anni, sei sono governi stranieri, e il maggior contribuente è l’Arabia Saudita. L’importanza del ruolo dell’Arabia Saudita nel finanziamento dei Clinton è enorme.
Un po’ di storia
Nel 1949, la CIA pianificò e effettuò il suo primo colpo di stato in Siria. Rovesciò un leader democraticamente eletto, con lo scopo di consentire la costruzione di un oleodotto per il petrolio dei sauditi che doveva passare attraverso la Siria e arrivare al più grande mercato del petrolio: l’Europa. La costruzione del gasdotto iniziò l’anno successivo.
Ma poi ci fu una serie di colpi di stato siriani (innescati dall’interno anziché da potenze straniere, nel 1954, 1963, 1966, e, infine, nel 1970), che si sono conclusi con l’ascesa al potere di Hafez al-Assad, durante il colpo di stato del 1970. Quindi l’oleodotto trans-arabico a lungo pianificato dai Saud non è ancora stato costruito.
Tuttavia, la famiglia reale saudita, che possiede la più grande azienda mondiale di petrolio, l’Aramco, ora non vuole più aspettare. Obama è il primo presidente degli Stati Uniti ad aver seriamente tentato di svolgere il loro tanto desiderato “cambio di regime” in Siria, in modo da consentire la costruzione sul territorio siriano non solo dell’oleodotto trans-arabico dei Saud, ma anche del gasdotto Qatar-Turchia che la famiglia reale Thani (amica dei Saud), che possiede il Qatar, vuole che sia costruita lì.
Gli Stati Uniti sono alleati con la famiglia Saud (e con i loro amici, le famiglie reali del Qatar, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Oman). La Russia è alleata con i leader della Siria, così come in precedenza lo era stata con Mossadegh in Iran, Arbenz in Guatemala, Allende in Cile, Hussein in Iraq, Gheddafi in Libia, e Yanukovich in Ucraina (tutti rovesciati con successo dagli Stati Uniti, ad eccezione del partito Baath in Siria).
Matt Agorist è un veterano congedato con onore del Corpo degli US Marines, ed ex operatore di intelligence, direttamente incaricato dalla NSA. Questa precedente esperienza gli fornisce una visione unica nel mondo della corruzione del governo e dello stato di polizia americano. Agorist è stato un giornalista indipendente per oltre un decennio ed è apparso sulle reti di tutto il mondo.
Articolo di Matt Agorist
Rivisto da Conoscenzealconfine.it