di Ruggiero Capone
Giuseppe “Giuseppi” Conte è oramai preda del delirio d’Oltralpe. Si sente a capo d’una sorta di “Nuovo corso”. Così tra i consigli di Rocco Casalino (una sorta di favorita di Francia dei tempi che furono) e le telefonate del gentil Emmanuel Macron, ha deciso di celebrare a Roma gli “Stati generali dell’economia”: manifestazione da certi detta “Stati generali dell’economia sostenibile”.
Qualcuno fa notare che si parlerà anche di “reddito universale di cittadinanza”, ovvero di “povertà sostenibile”, così i malevoli obiettano che gli sfarzi del Casino del Bel Respiro (Palazzo di Villa Pamphilj) e la ricca ristorazione poco si conciliano con la vita morigerata dei milioni d’italiani candidati al programma di “povertà sostenibile”.
La vetrina ampollosa degli “Stati generali” ha di fatto già creato un secondo lockdown nelle zone tra Roma-Nord e Monteverde. La polizia controlla tutto e tutti, ed elicotteri e droni muniti di raggi laser volteggiano notte e giorno. L’evento è davvero rococò, e costa allo Stato (quindi ai poveri italiani) più di cinque milioni di euro tra sicurezza, ristorazione, accoglienza e pernotto degli ospiti, trasporti…
Tanto dispendio di risorse nel momento in cui viene dribblato il problema degli aiuti a chi ha perso lavoro, casa, azienda! Ma al centro del dibattito di Villa Pamphilj (dura dal 13 al 21 giugno) c’è l’economia da rilanciare o come passare a mani europee il potere su asset e patrimoni italiani? Questa domanda se la pongono in tanti. Anche perché è davvero infelice la scelta del titolo “Stati generali”: sembrerebbe per alcuni motivato dalla voglia di rivelare che si sta riportando la società a prima del 1789… e del resto le immagini della sfilata di parrucconi a Villa Pamphilj ricordano non poco i convenuti a Versailles, presso l’Hôtel des Menus-Plaisirs, per gli “Stati generali di Francia”. Oggi in foto e filmati, ieri nella mirabile incisione di Isidore Helman su bozzetto di Charles Monnet.
Tra gli invitati non è un caso vi siano Ursula von der Leyen e Christine Lagarde, perché l’occasione permette a Conte di giocare al primo della classe sulla pelle dei colonizzati italiani, che dal primo luglio subiranno la riforma del controllo del risparmio, come da richieste di Commissione europea e Bce. È bene ricordarlo, dal primo luglionon si potrà maneggiare e tesaurizzare contante per più di 1.900 euro, pena multe e carcere.
Ed oggi, alla luce dell’accordo sul “Recovery fund”, l’Ue chiederà che la prima riforma in cambio d’aiuti sia appunto una stretta sull’uso che gli italiani fanno del proprio gruzzoletto, e colpendo il contante. Non dimentichiamo che nel resto dell’Ue non ci sono limiti all’uso di danaro contante. Ma l’Italia è osservato speciale per debiti, dubbi di mafiosità sulla ricchezza e sul contante e, soprattutto, perché si vede il risparmio italiano come frutto d’evasione fiscale. In pratica, l’Italia è ancora una volta l’appestato economico d’Europa, ma spende soldi in sfarzo per gli “Stati generali”.
Ma a far quadrare i conti pare provveda il ministro Roberto Gualtieri, che nell’occasione presenterà la “Riforma tributaria italiana”, introducendo una specie di “aliquota liquida”: una sorta di patrimoniale perversa, che secondo l’Ordine dei commercialisti disincentiverà lavoro e creazione di ricchezza. Economia sostenibile e povertà sostenibile? Secondo la filosofia di questo Governo, l’una sosterrebbe l’altra.
E non dimentichiamo gli atti d’amore verso le banche. L’occasione permetterà al premier di far illustrare il “Programma Colao”, che prevede gli istituti di credito possano agire direttamente sui conti dello Stato come sui risparmi dei cittadini. I soldi di questi ultimi diverrebbero virtuali e relativi, e non s’escludono Iban e conti aperti a nostra insaputa per spalmare il debito.
Già in epoca Monti, circa otto anni fa, s’era paventata l’idea (per altro supportata in ambito Ue) d’attivare conti ed Iban europei per tutti i cittadini italiani, senza il loro consenso informato e preventivo. Ovvero conti aperti all’insaputa del cittadino, e per caricarci sopra una quota di debito pubblico attraverso l’acquisto di titoli a debito. I conti naturalmente risulterebbero tutti in rosso, e le banche chiamerebbero i cittadini a coprire il buco. L’operazione potrebbe essere congeniata con la stessa tecnica del prelievo forzoso e retroattivo operato dal Governo Amato ben ventotto anni fa: gli italiani sarebbero resi edotti della fregatura il giorno successivo all’attivazione degli Iban.
Secondo Federcontribuenti le banche avrebbero già aperto sperimentalmente, ad insaputa dei cittadini, alcuni conti corrente, e sarebbero già partiti i primi pignoramenti verso i malcapitati. Sul sito dell’associazione Federcontribuenti viene raccontata la storia di Franco Piazzi (50enne ex camionista di Portomaggiore): l’uomo avrebbe subito “illegittima apertura di un conto corrente a lui intestato, senza la sua conoscenza e a sua insaputa, per mezzo di sottoscrizioni apocrife, la cui falsità è stata giudizialmente accertata con perizia tecnica disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna”… nonostante l’accertamento giudiziario l’uomo ha perduto la propria casa. Eppure durante il giudizio sarebbero emerse le omissioni dell’Emil Banca. Parallelamente sarebbero stati segnalati a Bankitalia più di quaranta casi similari in tutto lo Stivale: Federcontribuenti sembrerebbe aver interpellato vari parlamentari: sulle prime si sono resi disponibili e desiderosi di fare rumore, poi il silenzio.
Una vicenda similare è avvenuta anche presso la filiale della Banca Farnese di Fiorenzuola: vari conti venivano aperti all’insaputa di operai e dipendenti d’impresa di pulizie. Sulle prime, la Guardia di finanza aveva denunciato alla procura dei dirigenti di banca per aver aperto conti correnti all’insaputa dei titolari: l’accusa verte sul decreto legge 625 del ’79 nonché sul reato di violazione della privacy. Ma due anni fa arrivava il giudizio assolutorio del tribunale, con formula piena, per il vice direttore generale della banca, e le condanne a lievi pene pecuniarie per i dipendenti: le multe venivano tutte onorate dalla banca, che ha mantenuto i dipendenti al proprio posto di lavoro.
Eppure la pubblica accusa aveva chiesto pene alte per tutti, che andavano da quattro mesi a un anno per aver aperto 14 conti correnti senza rispettare le regole del Testo unico bancario. Il procedimento giudiziario è stato di fatto portato vicino alla prescrizione, e le pene ridotte al minimo. Qualche avvocato dei danneggiati dice d’aver saputo di “007 finanziari” che si muovevano tra banche e procure: insomma qualcosa non torna, ed i cittadini forse fungevano da cavie per un futuro esperimento collettivo.
Il relativismo monetario è davvero dei nostri giorni, perché mentre i non dipendenti pubblici vengono tartassati, di contro chi è nel sistema riceve stipendi creati con un click presso una cabina europea. Quello degli Iban a nostra insaputa potrebbe rientrare tra le ricette d’una povertà ed economia sostenibili, ovvero bruciare case e risparmi degli italiani in osservanza ai dettami tedeschi, olandesi e danesi. Ma il discorso è lungo, e Conte ci sembra davvero poco attento alle nostre disgrazie economiche quotidiane.
Gli “Stati generali” sono una cortina fumogena, che ci accompagnerà verso il fermo estivo (le vacanze più tristi d’Italia dalla fine della guerra). Ma i partecipanti italiani al summit sembrano non curanti del baratro autunnale, ovvero l’incapienza generalizzata dei contribuenti, la stagflazione di sistema, un mastodontico incagliamento della circolazione monetaria. Vivono da incoscienti questi Stati generali, sorridenti e non curanti come gli abitanti di Pompei dinnanzi ai moniti di Plinio il giovane.
Articolo di Ruggiero Capone