Giacomo Leopardi: le verità sulla vita del Poeta di Recanati

di Francesco Dominelli

Giacomo Leopardi: in contrapposizione con l’immagine popolare del ragazzo timido e reso deforme dallo studio matto e disperatissimo, tutti i segreti della vita del Poeta genio di Recanati.

Giacomo LeopardiLa figura di Giacomo Leopardi è sicuramente una delle più importanti dell’intera letteratura italiana. La quantità di conoscenze da lui acquisite fin dalla tarda infanzia sono indescrivibili e inimmaginabili per un giovane ancora in così tenera età. Basti pensare che a soli quindici anni scriveva una “Storia dell’Astronomia” mentre già a undici anni, da autodidatta, imparava il greco e il latino, a 13 l’Ebraico ed a 15 il Sanscrito.

La sua Poesia e le sue opere, in generale, sono riuscite a cogliere la quintessenza della nostra vita, tra dolore e speranza, probabilmente perché quella vita che tanto schivava gli era negata già dall’infanzia. La sua grande sensibilità è maturata attraverso un ambiente familiare opprimente, una madre fredda e bigotta e un corpo deforme, repellente alla sua stessa vista. I ritratti che ci sono tramandati di lui sembrerebbero in realtà falsati dalla mano del pittore, a cui veniva espressamente richiesto di indulgere sulle deformità del giovane Leopardi.

Oggi, soprattutto negli ambienti scolastici, il Poeta di Recanati è sempre dipinto come un giovane timido e schivo, tutto dedito allo studio matto e disperatissimo, spesso escluso dagli altri per via del suo aspetto fisico. In realtà, ci troviamo davanti a una mezza verità: Giacomo Leopardi non era per nulla un angelo indifeso come tutti vogliono farci credere, anzi. Nelle sue “Lettere” si legge chiaramente la sua repulsione per tutti coloro che aveva intorno; in barba a chi lo ha sempre creduto un insicuro, Giacomo aveva un’alta opinione di se stesso e, pertanto, non stentava a darsi delle arie in presenza dei suoi coetanei.

Questa piccola curiosità è solo l’inizio di una serie di precisazioni sulla sua vita che ve lo faranno guardare con occhi totalmente diversi. Alcune delle notizie qui di seguito riportate (in particolare quelle relative alla sua infanzia a Recanati) sono rintracciabili nella biografia di Leopardi scritta da Pietro Citati, edita da Mondadori nel 2010. Le altre dicerie, alcune non confermate come fatti, provengono dallo studio delle sue “Lettere” e da quanto di lui scrisse l’amico Antonio Ranieri.

Biblioteca di Giacomo LeopardiQuando nacque a Recanati nel 1798, Leopardi fu battezzato con ben cinque nomi: Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro. Tuttavia, per tutti in famiglia fu semplicemente “Buccio”. La sua infanzia non fu di certo delle più felici: il padre Monaldo aveva sperperato tutto il patrimonio di famiglia al gioco, sicché la gestione delle finanze della famiglia fu affidata alla madre Adelaide Antici. Quest’ultima fu una vera e propria carceriera per Giacomo. Pensate che il piccolo Leopardi doveva chiedere il permesso di fare una passeggiata almeno una settimana prima. Nei suoi diari racconta di come Adelaide non lo baciasse mai, neppure da piccino, e di come invitasse lui e i suoi fratelli a gioire di ogni sventura e sofferenza in quanto doni di Cristo.

Tutti sanno che il Poeta di Recanati era gobbo, deformazione che viene popolarmente attribuita agli intensi anni di studio durante l’adolescenza. In realtà le gobbe, quella posteriore sulla spalla sinistra e quella anteriore sul petto, insieme a tutta una serie sterminata di disturbi fisici, sono imputabili a una malattia ancora sconosciuta per l’epoca: la tubercolosi ossea, anche detta “Morbo di Pott”. La malattia gli aveva causato, a parte l’impotenza e i problemi di respirazione, anche una forte ipersensibilità alla luce, che lo costringeva a ridurre il tempo passato all’aperto nelle ore diurne.

Giacomo era molto trascurato nel vestire, i suoi abiti puzzavano sempre di tabacco. Pare che la repulsione per le forme del suo corpo fosse tale da impedirgli anche di lavarsi: i suoi indumenti intimi richiedevano un lavaggio preventivo in casa prima di affidarli alla lavandaia, che diversamente non li avrebbe accettati.

Leopardi aveva, inoltre, una vera e propria passione per i taralli zuccherati e i gelati di Vito Pinto. Era pronto a sborsare qualsiasi cifra per avere le sue leccornie preferite sempre fresche e appena sfornate, tant’è che lo stesso Pinto si arricchì così tanto da comprarsi il titolo di Barone.

Antonio Ranieri, ospite di Leopardi nella sua casa a Napoli, racconta di come Giacomo fosse una vera e propria enciclopedia di stranezze e vizi. Per esempio, faceva colazione nel pomeriggio e pranzava anche a mezzanotte, pretendendo che si cucinasse apposta per lui. Inoltre, obbediva in maniera maniacale alle prescrizioni del medico, esagerando quasi sempre. Se gli si diceva di stare a letto e riposare per qualche ora, finiva per afflosciarsi in camera anche per una settimana intera.

A Ranieri, Giacomo scrive con particolare affezione e le malelingue dell’epoca parlano di una relazione omosessuale tra i due. Tale dicerie avevano causato non pochi turbamenti nella vita sociale di Antonio, tanto che Giacomo gli dedica queste parole consolatorie: “Ranieri mio, tu non mi abbandonerai però mai, né ti raffredderai nell’amarmi. Io non voglio che tu ti sacrifichi per me, anzi desidero ardentemente che tu provvegga prima d’ogni cosa al tuo ben essere: ma qualunque partito tu pigli, tu disporrai le cose in modo, che noi viviamo l’uno per l’altro, o almeno io per te; sola ed ultima mia speranza. Addio, anima mia. Ti stringo al mio cuore, che in ogni evento possibile e non possibile, sarà eternamente tuo“. (tratto da Giacomo Leopardi, Lettere, Salani, Firenze 1958; lettera 481, 11/12/1832).

Poeta di Recanati cadavereL’idropisia polmonare è la causa più accreditata della prematura morte di Giacomo Leopardi, così come si legge nel referto ufficiale diffuso dall’amico Antonio Ranieri. Altre ipotesi meno accreditate parlano di indigestione di confetti o addirittura di colera. I suoi resti sono conservati a Napoli nel Parco Vergiliano.

Il 21 Luglio del 1900, in occasione della riesumazione in seguito alla proclamazione della tomba come monumento nazionale, si scoprì che la cassa che conteneva i resti del Poeta di Recanati era rotta. Possiamo solo immaginare cosa abbiano provato gli astanti quando notarono che mancava il cranio. Secondo l’ipotesi più accreditata, il cranio di Giacomo Leopardi fu trafugato per essere sottoposto a esperimenti di frenologia, una dottrina pseudoscientifica che associa le funzione psichiche del soggetto alle particolarità morfologiche del cranio. Articolo di Francesco Dominelli

Fonte: http://www.tuttacolpadelleparole.it/curiosita-libri-e-film/giacomo-leopardi-curiosita/3/

Un commento

  1. alphonse doria

    grazie per questo meraviglioso articolo, abbastanza in armonia con lo Zibaldone

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