di Giovanni Sessa
Sotto il profilo culturale, spirituale ed antropologico, stiamo vivendo una fase di vigorosa accelerazione dei processi dissolutivi che hanno iniziato a manifestarsi alla metà del secolo scorso, con l’affermazione della post-modernità e della “società liquida”.
La cultura dominante è orientata a condurre una lotta senza quartiere alla realtà: il suo epicentro è da individuarsi nella teoria gender. A ricordarcelo, in un libro che si lascia leggere piacevolmente, pur essendo ricco di riferimenti sociologici, scientifici, filosofici, è Adriano Scianca, collaboratore di diverse testate nazionali e direttore del quotidiano on-line “Il Primato Nazionale”. Ci riferiamo al volume “Contro l’eroticamente corretto. Uomini e donne, padri e madri nell’epoca del gender” (edito da Bietti). Fin dall’Introduzione si evince a qual punto di follia, di inversione di valori, sia giunta la contesa con il reale, tratto connotante spiritualmente le società neo-liberali.
In Svezia, dove il gender da tempo monopolizza l’attenzione dei legislatori, nell’uso della lingua sono stati introdotti pronomi neutri, ritenendo l’esistenza di quelli maschili e femminili, evidente segno di discriminazione sessista. Il provvedimento fa seguito al riconoscimento legale dell’esistenza di persone neutre. Non è tutto: sono stati appositamente creati ben 170 nomi propri neutri! Nello stesso paese, culla del “progresso”, è stato proposto che al maschio venga proibito di urinare in piedi (non stiamo scherzando!), perché la posizione eretta sarebbe anch’essa simbolo discriminatorio! Insomma, è in atto, in ogni ambito sociale, un vero e proprio “addomesticamento” del maschio. Siamo tutti prigionieri, chiosa Scianca, di “Big Mother”, “un Moloch senza volto sul cui altare vengono sacrificati i fondamenti della civiltà europea”. Si tratta di un progetto bio-politico anti-identitario ed anti-paterno. L’individuo senza sesso è l’ultimo gradino disceso dall’uomo senza qualità, di musiliana memoria, verso la sua estrema degradazione, rappresentata dall’uomo senza Tradizione.
Per gender, spiega l’autore, si deve intendere “un punto di convergenza di tendenze e teorie, pratiche e leggi, mode e sensibilità”. Di tale “campo” fanno parte gli studi sulla cultura femminile, su omosessuali e lesbiche e sui cambiamenti di genere. Le posizioni sostenuti da psicanalisti degli anni Sessanta, Robert Stoller o John Money, hanno contribuito non poco a coagulare tale coacervo di sensibilità. Il “canone” definitivo del genderismo è stato fornito da Judith Butler e Monique Wittig.
Tale elaborazione teorica è divenuta il collante ideologico di cui la sinistra, orfana della narrazione rivoluzionaria, andava alla ricerca. Il genderismo è momento interno alla deriva neo-liberale della gauche internazionale e va, ai fini di un’acconcia contestualizzazione storica, interpretato quale momento apicale del culto “dei diritti dell’uomo”. Nella teoria gender vengono, certamente, distinti i tre livelli nell’articolazione della sessualità umana: il sesso, il genere e l’orientamento sessuale, ma la loro combinazione è ritenuta del tutto casuale. L’eterosessaulità è esperita non come condizione normale, ma quale variabile tra infinite altre. La sessualità risulterebbe essere il prodotto di tecnologie sociali e discorsive “di pratiche politiche di gestione della verità e della vita” da decostruire e liberare.
Rispetto a questo tematica, il filosofo de Benoist è stato assai chiaro: “esistono una pluralità di pratiche, di orientamenti e di preferenze sessuali, ma ci sono solo due sessi”. Il sesso si decide al momento della fecondazione e la differenza sessuale si acquisisce fin dai primi istanti di vita. Per la verità, la teoria gender ha trovato una drammatica smentita nelle vicende dei piccoli Bruce e Brian Reimer, sfortunati pazienti del già citato John Money. Questi, nel 1967 procedette alla castrazione chirurgica di Bruce, che fu ribattezzato Brenda ed educato come una bambina. Presto la realtà prese il sopravvento, ed il maschio Brenda volle tornare tale. Nuova operazione, David, questo il suo terzo nome, tornò ad essere se stesso e contrasse persino matrimonio. Purtroppo, il devastante esperimento lasciò tracce indelebili sulla sua psiche: “David” si tolse la vita.
Il gender nega la realtà e i suoi sostenitori si sottraggono ad ogni confronto e dibattito. Non ne sentono il bisogno, non possono essere smentiti in quanto portatori di una verità indubitabile. In realtà, il loro cammino si dirige verso l’informe e l’indefinito. Leggono il reale in termini di fluidità e malleabilità. Si può essere tutto e per questo in realtà non si è niente. Infatti “decidere significa scegliere cosa essere, darsi una forma e dare forma al mondo[…]. Ma essere qualcosa è non essere infinite altre cose”. Il politicamente corretto vuole l’indistinto, il generico, una non-vita. Come ha rilevato Alain Touraine, “Solo il non vivente è neutro”. In tal senso, Scianca sostiene che i sostenitori del gender realizzano nei fatti il progetto cristiano e puritano: aspirano a una neutralità asessuata come quella degli angeli, al concepimento “virginale”. Dio non ha sesso, per questo vanno annoverati fra i “dispregiatori” della vita.
Gender e ideologia immigrazionista sono volti della stessa medaglia: lottano contro il principio del limite indicato dalla frontiera e dal sesso (che etimologicamente indica la separazione). Per tal ragione, è impensabile contrapporsi in termini reazionari e/o moralistici al genderismo, magari conducendo campagne sostenute dalla Chiesa, in difesa della famiglia. Ciò non basta. Si dovrebbe, invece, inserire la battaglia all’eroticamente corretto in un quadro culturale più ampio, fondato sul recupero della differenza.
Il rapporto uomo-donna deve essere impostato sulla complementarietà, che implica la diversità non confrontabile. E’ necessario “lasciar essere donne le donne e uomini gli uomini”. La donna e l’uomo devono riappropriarsi simbolicamente degli specifici archetipi. Secondo il suggerimento della psicologa Jean Bolen, la donna dovrebbe ridar voce alle “Dee” che da sempre la abitano. Un modello femminile plurale. L’uomo, allo stesso modo, dovrebbe tornare a conciliare la natura dispendiosa del guerriero che in lui alberga, con la dimensione metafisica indicata dal Fallo, simbolo di verticalità e distacco.
Solo a tali condizioni spirituali, la famiglia potrebbe tornare ad essere quell’unità eroica di cui ha detto, lo ricorda opportunamente Scianca, Julius Evola: “Si tratterebbe, quindi, di dare alla famiglia un senso trascendente, super-individuale, non sentimentale o naturalistico”. La famiglia quale luogo della trasmissione nel tempo, attraverso la generazione, della forza mistica della gens. Unica Via per uscire dall’abbraccio mellifluo di Big Mother.
Articolo di Giovanni Sessa
Fonte: https://www.centrostudilaruna.it/gender-ed-eroticamente-corretto-le-tesi-di-adriano-scianca.html