di Donatella Coda Zabetta
Quante volte ci è capitato di lasciar correre ed essere accomodanti per non dover affrontare situazioni scomode?
Quante volte abbiamo permesso all’indifferenza di passare sopra a quello che provavamo? Quante volte abbiamo avuto paura di proferire dei salvifici no o di esprimere il nostro sentire? Quante volte abbiamo ingoiato rospi, convinti fosse la cosa migliore da farsi, in modo inconsapevole prima e in modo consapevole successivamente?
Quando a dirigere l’agire è l’inconsapevolezza, solitamente la vita ci porta a prendere delle sonore legnate per farci crescere e stimolare una presa di coscienza. Che la nostra passività sia supportata da mille pippe mentali (“devo accettare l’altro per quello che è”, “non posso cambiare la situazione”, “è inutile perdere tempo”, “non serve a nulla”…) poco importa… a fare la differenza è sempre il rispetto verso noi stessi.
Quando il rispetto verso se stessi viene a mancare sono grane; la mente può anche mettercela tutta ad illudermi del contrario, ma il corpo mi rimanderà sicuramente uno stato di disagio. Lo stomaco inizierà a bruciare, i pensieri lotteranno nella scatola cranica dando vita ad un feroce mal di testa, diventerò rigido come un baccalà dietro una facciata farlocca di impassibilità. Questo sul momento… Successivamente mi porterò dietro uno strascico bruciante che mi avvelenerà i giorni sucessivi, fino al prossimo episodio. Sì perchè poi ci si abitua ad essere accomodanti. Fino al punto di non ritorno, quando il corpo stufo di essere un divano si ribella e urla il suo disagio.
Allora inizia la fase “brontolo”. Sparo a raffica tutto quello che non va senza alcun limite e quando non voglio prender parte alla guerra mi allontano. La fase “brontolo” è propedeutica alla studio: “Impara a rispettarti”.
La fase “brontolo” arriva scintillante come un fuoco artificiale e lascia gli abituali occupanti del divano di stucco. La reazione è immediata e la rivendicazione del posto a sedere anche. La fuga dal “divano” è un barbatrucco e il suo falò l’atto finale della commedia.
Dopo l’indispensabile fase “brontolo”, arriva la fase “torniamo al centro che è meglio”. E così si impara a discernere quando tacere, quando porre i sani limiti del rispetto, quando parlare, quando allontanarsi, quando fronteggiare la situazione, quando esprimere il sentire. Con consapevolezza.
Articolo di Donatella Coda Zabetta