di Gianmario Mocera
Il primo gennaio 2018, così come prevede il Ddl Concorrenza 2016, entrerà in vigore la normativa che prevede il superamento del mercato energetico tutelato, a favore di quello libero. Detta cosi, viene voglia di esultare dalla gioia… viva la concorrenza e le liberalizzazioni, del resto le uniche liberalizzazioni che si ricordano sono quelle di Bersani, ancora oggi efficaci, ma in realtà le cose non stanno proprio cosi.
Il Decreto prevede sostanzialmente tre questioni: il superamento del mercato tutelato dal primo gennaio 2018; sistema informativo integrato tra distributori e fornitori di energia per migliorare la gestione dei clienti, i cambi di gestore, le fatturazioni, ecc.; limiti alle posizioni dominanti di alcuni operatori integrati, vedi ENEL con la distribuzione, la produzione, il servizio elettrico.
Il superamento del mercato tutelato potrebbe essere un danno per i consumatori. Se oggi il 90% circa dei clienti ha scelto il mercato tutelato, nonostante l’aggressiva commercializzazione dei vari fornitori di energia del mercato libero, a casa, per telefono, al centro commerciale… ci sarà pure una ragione!
La tariffa energetica relativa al mercato tutelato è una specie di mutuo a tasso fisso quando ci sono turbolenze finanziarie, si tratta di una tariffa determinata dall’Autorità Garante per il Mercato dell’Energia Elettrica del Gas e del Servizio Idrico (AEEGSI). Per i consumatori avere un mercato tutelato, sotto la responsabilità dell’Autorità è una garanzia, è una tutela che è esercitata a favore del cittadino, in caso contrario un “mercato libero” come il nostro, metterebbe in difficoltà il consumatore e l’Autorità verrebbe esautorata dal compito di emanare la tariffa di riferimento, oggi vero punto fermo per tenere i costi energetici contenuti.
Il piano Energetico Nazionale dimostra da qualche tempo inadeguatezza e sovracapacità produttiva, i consumi energetici dopo la crisi del 2008 sono cambiati notevolmente, la caduta dell’occupazione e del reddito disponibile ha portato a consumi inferiori, inoltre, da almeno dieci anni, con l’introduzione degli impianti ad energia rinnovabile su tutto il territorio, è cambiata anche la forma di produzione di energia e la copertura del fabbisogno viene assicurata, almeno di giorno, dagli impianti alternativi.
Le conseguenze di questo cambio di paradigma hanno prodotto ricadute negative sulle innumerevoli centrali termiche alimentate a gas su tutto il territorio nazionale, infatti, si accendono di notte, quando l’energia prodotta dal sole è inattiva, ed è così anche per le centrali idro-elettriche, che si accendono in genere, dopo le 19.00.
L’introduzione delle rinnovabili nel sistema energetico italiano ha portato molti risultati positivi e nell’arco di un decennio la quota di energia prodotta rappresenta circa il 40% del totale, si tratta di un grande risultato, del resto questo è il Paese del sole… insomma bruciamo meno petrolio e gas per produrre energia.
E’ cambiato lo scenario davvero in poco tempo, la tecnologia introdurrà materiali sempre più performanti, capaci di produrre ancora più energia senza l’utilizzo dei carburanti fossili. Sembra ed è uno scenario importante, un’azione di lungo respiro, che può far girare pagina sui comportamenti nocivi sull’ambiente, tuttavia, dobbiamo fare i conti anche con il “vecchio” modo di produrre energia. Dobbiamo fare i conti con i nostri impianti termoelettrici e dobbiamo fare i conti sull’approvvigionamento di Gas attraverso le tubazioni che partano dalla Siberia, Turchia, Libia, Norvegia.
Credo che occorra pensare alla liberalizzazione del mercato energetico partendo da alcune riflessioni, la prima è che oggi l’unico importatore di GAS naturale è l’ENI attraverso Snam, quindi chiunque voglia alimentare la propria centrale a turbo gas deve andare da ENI.
Cosa s’intende per “liberalizzare il mercato energetico” quale mercato? Quello degli importatori? Quello dei produttori? L’intento è di liberalizzare il mercato dei fornitori e diminuire la presenza nel mercato degli operatori dominanti e integrati su tutta la filiera, cosa non semplice perché il soggetto dominante c’è da sempre.
Le società sono circa 200 secondo gli ultimi censimenti, si tratta di grandi, medie e piccole società, quest’ultime spesso locali, che a seguito di un contratto stipulato direttamente o per telefono con il cliente-utente, forniscono gas ed energia elettrica emettendo la bolletta.Parlare oggi di produzione energetica, e costi finali ai cittadini è un punto essenziale, non solo per le tasche dei cittadini, ma anche per quelle del Paese. L‘energia è un bene tutelato dallo Stato, a tal proposito si pensi al problema degli stoccaggi strategici obbligatori, che solo uno stato può garantire, fornire energia al Paese è stato negli anni Sessanta uno dei punti di forza del primo centro-sinistra italiano, con Pietro Nenni assoluto protagonista di quella stagione politica.
Quando si parla di liberalizzazione, ci vuole molta cautela al fine di non cedere in mano privata sia la ricerca, siamo dei primatisti a livello internazionale, sia la distribuzione delle reti primarie. Liberalizzare solo la vendita al consumatore finale, senza pensare alla “proprietà della distribuzione primaria e secondaria” sarebbe un errore.
Lo Stato dovrebbe avere un solo operatore che non superi il 40% del mercato, oggi tra ENI e Enel fanno oltre il 70% di clienti. Lo Stato dovrebbe avere la maggioranza nelle reti di distribuzione primaria, insomma allo stato la proprietà delle infrastrutture, altra cosa è la gestione che non può essere affidata solo allo stato, è lo Stato che ha per sé la Golden Share e il primato della scelte politiche strategiche.
Pensare alle liberalizzazioni è giusto e quelle vere hanno fatto bene ai cittadini e al Paese, ma non dimentichiamo il ruolo che uno Stato deve avere, non si può essere l’antagonista, il fornitore, il venditore e il concorrente con altre aziende per la vendita di energia ai cittadini… lo Stato non fa il venditore.
Articolo di Gianmario Mocera
Fonte: https://fondazionenenni.wordpress.com