di Andrea Panatta
Spiacente per gli amici vegetariani o vegani, ma il nutrimento di cui parlo qui, oggi, ha poco a che fare con ciò che mangiamo, per quanto io trovi che a un certo punto, anche le nostre abitudini alimentari cambieranno a seguito di un onesto lavoro su noi stessi.
Il nutrimento cui sarebbe importante prestare attenzione è quello sottile, vibrazionale, emotivo cui ci sottoponiamo in quei momenti in cui ci prendiamo del tempo per noi stessi e nei quali ci abbandoniamo a quelli che consideriamo momenti di rilassamento. Sono quelli i momenti di maggior permeabilità delle sfere inconsce e quelli, spesso, i momenti in cui ci mettiamo davanti a tv, cinema, film, libri e musica varia. E fin qui niente da eccepire.
Quello che dovremmo cominciare a vedere con consapevolezza, è innanzitutto il contenuto emotivo di quello a cui ci esponiamo, il messaggio profondo che ciò cui ci esponiamo veicola. Molto più spesso di quanto non pensiamo il materiale che ci attraversa, viene preso e accettato inconsciamente senza censure, e da lì passa direttamente a stimolare qualcosa nel subconscio.
Dall’horror alla soap-opera, il messaggio ‘esterno’ solletica continuamente, a livello emotivo, le nostre corde interne richiamando contenuti non risolti, conti in sospeso, vecchi ricordi, aspettative e anche, purtroppo, memorie genealogiche (e probabilmente la nostra genealogia non ha mai brillato per consapevolezza e centratura). Da quello stimolo esterno accettato passivamente scaturiscono bisogni, desideri ma anche inquietudini, paure e proiezioni negative d’ogni genere.
Da quegli stimoli esterni possono scaturire comportamenti e azioni del tutto irrazionali. Quello che leggiamo, la musica che ascoltiamo, i film che guardiamo e in generale la cultura alla quale partecipiamo, lascia solchi nel nostro subconscio, solchi tanto più profondi quanto più continuativa e ripetuta è stata l’esposizione. E questo influenza inevitabilmente la nostra vita e la nostra realtà, che noi lo vogliamo o meno.
La domanda che dobbiamo farci è: ciò di cui mi nutro lo voglio davvero nel mio campo di esperienza? Ciò di cui tutti si stanno nutrendo (perché così fan tutti, perché è giusto, perché va di moda o semplicemente perché non sembra esserci nulla di meglio in giro) è ciò di cui io voglio nutrirmi? Vi invito a rifletterci su. Vi invito a guardare quegli strati della sfocatura che affermano ‘si fa così’, solo perché hanno mutuato un modello dalla narrativa, dalla fantascienza, dai fumetti o da qualche cantautore.
Se guardate bene ne troverete un bel po’. Troverete strati di sfocatura nutriti da tradizioni, abitudini e tendenze millenarie che distruggono l’individualità delle persone e che nessuno ha il coraggio di cambiare, perché dentro qualcosa dice che si è sempre fatto così. E il ‘si è sempre fatto così’ a mio parere, oggi, è il motivo di tanta mancanza di inventiva, di genio e di creatività. Il ‘lo fanno loro, devo farlo anch’io’ è penetrato a fondo nella coscienza, così a fondo che oggi non si osa più pensare di potersi nutrire di qualcosa di differente da ciò che ci viene proposto dai canali ‘ufficiali’ e quindi di poter agire, pensare e creare in maniere differenti da quelle proposte dalla ‘cultura’ e anche purtroppo dalla cosiddetta spiritualità.
Allora, a un certo livello di coscienza ci deve risultare chiaro che niente di quello cui ci esponiamo può essere preso sotto gamba. A un certo livello di coscienza tutto ciò che incontreremo ci mostrerà il suo vero scopo, non lo scopo di facciata, non la patina, ma il suo vero motivo di esistere e il suo vero messaggio. E magari un giorno sceglieremo di smettere di prestare attenzione a qualcosa che fino a poco tempo prima ci appassionava, ci avvinceva e ci teneva incollati alla tv o alle pagine di un libro, perché ne vedremo il vero senso (e molto spesso questo senso non ci piacerà). Magari a un certo punto sceglieremo di nutrirci di qualcos’altro, qualcosa che avremo veramente scelto.
Tratto da: Andrea Panatta, “Istruzioni per maghi erranti“
Fonte: http://maghierranti.blogspot.it/2017/01/diventerai-cio-di-cui-ti-nutri.html