del Dott. Claudio Falciano
I disturbi psicosomatici rappresentano tutte quelle espressioni corporee di disagi psicologici.
Ciò vuol dire che quelle patologie che colpiscono il corpo senza motivi organici giustificati dagli esami clinici, potrebbero essere l’espressione di un disagio psico-emotivo.
Per alcuni sembrerà un’assurdità, ma queste persone dimenticano lo strettissimo legame che vincola il corpo alla mente e viceversa. Infatti, è questo stesso legame che, durante la persistenza di un particolare stato d’animo, ci fa provare alcune sensazioni corporee. Ad esempio, se la mente è agitata per un motivo che è abituata a percepire come causa di un pericolo reale o simbolico, il corpo può manifestare tachicardia, alterazioni degli equilibri sonno-veglia, problemi gastrointestinali e dell’appetito.
Una situazione tipo può essere quella di un imminente e importante colloquio di lavoro; alcune persone potranno affrontarlo con tutta la serenità e la consapevolezza possibili, come è auspicabile che sia, altre, invece potrebbero andare incontro a manifestazioni corporee dell’ansia più o meno intense e di conseguenza più o meno influenti sull’andamento del presunto colloquio. Con questo non sto affermando che chi manifesta ansia sia una persona patologica, ma mi servo dell’esempio solo per evidenziare il nesso tra corpo e mente.
Dobbiamo ricordare anche la direzione opposta di tale legame, ossia quella che dal corpo va alla psiche. Prendendo come esempio sempre una situazione di pericolo, possiamo notare come in alcuni casi la percezione somatica di un pericolo vada ad influenzare i processi mentali ed emotivi. Un esempio, può essere quello dell’olfatto che percepisce un intensissimo odore di fumo all’interno di uno spazio chiuso, tale sensazione viene elaborata dal cervello e, sulla base dei dati presenti in memoria, riconosciuta come fumo e associata al pericolo di un incendio. Tale consapevolezza, che si acquisisce nel giro di pochissimi istanti, può influire negativamente sui processi di pensiero di alcuni, che possono andare incontro a reazioni di panico. Ovviamente ciascuno ha un proprio modo di essere e quindi questi esempi vanno presi come esemplificatori solo di una porzione della popolazione. Tuttavia il legame corpo-mente vale per tutti anche se in forme diverse.
Ritorniamo ora a concentrarci specificatamente sui disturbi psicosomatici. Come detto precedentemente questi sono l’espressione di un disagio psicologico, ma perché si sviluppano?
Disturbi psicosomatici: perché si sviluppano?
Tendenzialmente questi si hanno là dove non c’è modo di esprimere tale disagio in altre maniere, che in psicologia definiremmo più “mature”, ossia più concettuali e astratte. Infatti, l’espressione corporea di un disagio è tipica dei bambini molto piccoli, poiché è l’unico canale di comunicazione che hanno sviluppato. Con il raggiungimento del linguaggio e del movimento volontariamente direzionato, intervengono nuovi canali più funzionali e chiarificatori nel rapporto con gli altri.
Infatti dobbiamo ricordare che il sintomo di origine psichica (sia esso somatico, comportamentale o relazionale) è sempre un’espressione di disagio, quindi ha lo scopo di comunicare agli altri qualcosa del proprio mondo interno. Inoltre il sintomo può recare anche dei vantaggi per il suo portatore che siano questi diretti o indiretti.
Pensiamo ad esempio ad una gastrite cronica organicamente non giustificata; questa sicuramente comporterà degli svantaggi, ma al contempo potrebbe divenire un valido motivo per sottrarsi a situazioni di potenziale disagio e/o fastidio e favorire la nascita di un nuovo modo di stare in relazione con persone significative, etc.
Abbiamo affermato che l’espressione attraverso il canale corporeo è un mezzo “immaturo” di comunicazione, ma è importante ricordare che il ricorso ad esso non implica necessariamente una totale immaturità della persona che se ne serve, anzi talvolta potrebbe essere l’esatto contrario; un individuo costretto dalle circostanze ad essere eccessivamente maturo per la sua età, può comunicare il disagio che ricava da tale condizione, attraverso il ricorso ad una simile strategia comunicativa.
In altri casi, invece, essendo il sintomo un mezzo relazionale che influisce sulla relazione tra 2 o più individui modificando degli equilibri, il canale corporeo può essere utilizzato poiché è l’unico ad essere recepito e valorizzato dagli altri membri all’interno della relazione. Un esempio può essere quello di una persona, bambina o adulta che sia, la quale va molto frequentemente incontro a sensazioni di malore non pienamente giustificate dagli esami medici, attirando così le attenzioni da parte di altri individui per lei significativi.
Fin qui abbiamo esplorato, seppur in maniera molto superficiale (come reputo sia giusto per un articolo ai fini divulgativi e non scientifici) il significato e il valore dei disturbi psicosomatici.
Tipologie dei disturbi psicosomatici
Ora passiamo ad una brevissima rassegna delle tipologie di disturbi psicosomatici. Questi frequentemente colpiscono la pelle, sotto forma di rusch cutanei, eczemi e psoriasi. Ciò non vuol dire che chi presenta un sintomo del genere allora sicuramente sarà portatore di un disturbo psicosomatico, anzi è doveroso che queste persone si rivolgano anche (se non prima di tutto) ad un medico. Le psoriasi, in particolar modo, sono patologie sulle quali lo stato attuale della medicina non permette di ottenere sempre i risultati sperati, e su cui la psicoterapia ha mostrato di ottenere degli effetti benefici (Fassino M., Burroni A.G., Ruggiero M., La Psoriasi: un male antico, Genova 2010).
Un altro punto del corpo particolarmente colpito dai disturbi psicosomatici è l’apparato gastrointestinale nelle forme di gastriti, frequenti nausee, disfunzioni del colon, ulcere, etc. Anche per questi disagi vale lo stesso discorso fatto per quelli che colpiscono la pelle e quindi anche in questo caso è fondamentale eseguire l’iter medico composto di visite ed esami. Nulla vieta, però, di rivolgersi parallelamente ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta di propria iniziativa.
Infine, vorrei sottolineare un’ulteriore dimensione corporea che può divenire canale di espressione per disagi psico-emotivi; quella muscolo-scheletrica. Frequentemente persone che adottano, o sono costrette ad adottare, il canale somatico come mezzo di comunicazione dei propri disagi possono avvertire forti e inibenti dolori muscolo-scheletrici non giustificati da cause organiche. Tali dolori generalmente colpiscono parti del corpo dall’elevato valore simbolico rispetto al disagio psichico che stanno sperimentando e, qualora si tratti di un disturbo psicosomatico, le cure a base di antidolorifici, sebbene leniscano i dolori, potrebbero essere dannose, tanto per la parte organica, in quanto rappresentano una sostanza innaturale che modifica il metabolismo della persona, quanto per quella psicologica poiché, eliminando il dolore eliminano la comunicazione, costringendo così la psiche ad individuare, nel lungo termine, nuove modalità espressive più efficaci.
Con questo articolo ho cercato di fare una panoramica sui disturbi psicosomatici, ma assolutamente non intendo affermare che ogni forma di malessere fisico afferente ad una delle tre aree che ho voluto riportare sia da imputare a disagi psico-emotivi. Anzi, rinnovo l’invito, per chi si dovesse trovare di fronte a situazioni simili, a rivolgersi sempre ad un medico e, qualora ne senta il desiderio/esigenza, a prendere in considerazione un consulto psicologico in parallelo. Inoltre, sui disturbi psicosomatici ci sono molti altri temi da affrontare e primo tra questi i possibili mondi psicologici che possono esservi dietro, ma non essendo questa la sede adatta, si rimanda a letture più tecniche.
Il saggio dice: “Il modo in cui lo spirito è unito al corpo non può essere compreso dall’uomo, e tuttavia in questa unione consiste l’uomo” (Sant’Agostino)
Articolo del Dott. Claudio Falciano
Fonte: www.leparolechenonhaidetto.wordpress.com