Nella vita, esistono persone che sembrano esistere solo per criticarci: se li lasciamo fare, alla lunga ci rendono fragili… ma “rimetterli al loro posto” è possibile!
È difficile trovare qualcuno che, una volta saputo qualcosa di noi, non abbia qualcosa da dire. Un consiglio, certamente in buona fede, un suggerimento spesso poco utile ma che a volte ricerchiamo per sentirci confortati, un commento, un paragone con altre situazioni vissute o ricordate. Si pensa che stare in silenzio sia segno di poca partecipazione, quando invece sono quasi sempre le parole a essere superflue.
Ma poi c’è anche chi esagera, non riesce mai a frenarsi e non risparmia appunti sui nostri presunti sbagli, sulle incertezze, sulle ingenuità che avremmo (secondo lui/lei) commesso, o che elargisce critiche a iosa senza che nessuno glielo abbia chiesto. L’ipercritico è un personaggio temibile e averlo tra i propri amici o conoscenti è spesso un problema.
Quando il giudizio è un’aggressione mascherata
C’è chi racconta un proprio disagio, e subito qualcuno gli “spiega” che la colpa è sua, perché non ha saputo gestire una tal situazione. C’è la coppia con bambini che, a un ritrovo con altre famiglie, si sente dire che non sa educare bene i figli, che è troppo protettiva o troppo permissiva. C’è la famiglia ospitale e aperta agli altri, che si vede messa sotto accusa perché ha mancato in qualcosa, oppure diventa oggetto di pettegolezzi antipatici. Ma perché questo capita solo ad alcuni, mentre altri ne sembrano immuni? Non c’è dubbio che, se ad alcuni capita di essere costantemente subissati da pareri invasivi, qualcosa non sta funzionando.
La buona fede non diventi ingenuità
Sicuramente vi è, da parte di alcuni, un atteggiamento di eccessiva apertura, un esporsi troppo. In buona fede si raccontano i fatti propri, ipotizzando che, dall’altra parte, ci siano persone in grado di trattarli con lo stesso rispetto con cui li tratteremmo noi. Qui l’errore consiste nel proiettare sugli altri la nostra etica e la capacità di non esprimere giudizi quando non è il momento.
È un’ingenuità, perché ci è già successo di essere “colpiti”, ma sembra che ce ne dimentichiamo ogni volta. In altri casi, invece, la cosa è purtroppo al limite dell’inspiegabile, tanto che anche se non ci esponiamo, gli altri si sentono in diritto di emettere le loro sentenze e di dirci quello che dovremmo fare. A volte, non si può neanche dire che si va a fare una visita da un medico, perché subito ci viene consigliato un medico migliore, il che significa che la nostra scelta era peggiore.
A volte siamo come agnelli fra i lupi
Una sorta di “massima” che si sente dire è: “occorre attaccare per primi”: in un mondo in cui tutti giudicano… e non è leggenda, se non giudichi per primo verrai giudicato. Se non metti sotto l’altro, l’altro mette sotto te. È una sorta di “homo homini lupus” (cioè “l’uomo è lupo verso l’altro uomo”, concetto espresso tre secoli fa dal filosofo Thomas Hobbes) aggiornato ai nostri tempi.
Ma noi non possiamo snaturarci e regredire a questo livello: se non siamo lupi, non dobbiamo fingere di esserlo. Quello però che possiamo fare è essere adulti ben centrati su se stessi e capaci di difendere la propria privacy. Quel che manca, a tutti coloro che vengono “azzannati” dai giudizi altrui, è l’immediatezza della risposta, la prontezza nel rimettere queste persone al loro posto.
Qualcosa ci blocca e fa spazio alla critica
Non è che “ce la cerchiamo”, la critica, ma, in qualche modo più o meno subliminale, trasmettiamo il messaggio che non reagiremo, che incasseremo il colpo in silenzio o addirittura giustificandoci, in piena soggezione. Gli altri, come lupi, sentono che, sul piano della difesa della privacy siamo agnelli, mansueti e fin troppo rispettosi. Alcuni lo sanno per esperienza, altri ce lo leggono in faccia. E allora sarà bene prendere provvedimenti e smettere di sperare che gli altri si trattengano: siamo noi a doverli fermare, fin da subito. Occorre prima di tutto avere ben chiari i propri diritti, tra cui quello di non essere invasi nella sfera privata. Raggiungere questa capacità non solo ci metterà al sicuro dalle critiche, ma ci permetterà di essere a nostro agio in qualsiasi situazione.
Non cercare subito le risposte giuste
Sapendo di dover incontrare una persona di cui temi le critiche, tendi a prepararti prima le possibili risposte pensando così di essere più pronto? Sbagli: è un’azione che nasce da un’ansia che, al momento meno opportuno, tornerà all’attacco facendoti balbettare risposte inadeguate. Anzi, sono proprio le tue risposte inadeguate che alimentano la voglia del criticone di metterti all’angolo. Snobbarlo, sorridere amabilmente alle sue critiche, senza replicare come se non ti toccassero minimamente, invece lo smonta. Smetterai per lui di essere una preda interessante e ti lascerà stare.
Se ti giustifichi hai già perso
Quando si viene aggrediti da critiche gratuite e fuori luogo, se si è in buona fede si tende a giustificarsi, a spiegare perché si è fatta una cosa in un certo modo e non in un altro. Questo atteggiamento, in realtà, è da evitare, perché ti mette in uno stato di soggezione, in un atteggiamento di difesa, e crea le basi perché le prossime volte lo schema si ripeta e tutti si sentano in diritto di criticarti quanto vogliono.
Rinnova le frequentazioni
È importante poter essere se stessi ovunque e sviluppare la capacità di difendersi dalle critiche, ma la vita sociale non deve diventare né una sfida né una guerriglia. Se perciò vediamo che, tra parenti, amici e conoscenti, ci sono troppi criticoni, ampliamo il “giro” con nuove conoscenze più rilassanti e rispettose della vita altrui.
Fonte: www.riza.it