Dieci Bufale della storia da sfatare

Il mondo, come sappiamo, è pieno di luoghi comuni ed anche la storia presenta svariate false credenze, frutto spesso di messaggi veicolati dagli stessi organi d’informazione e tramite le scuole. Scopriamone alcune insieme.

1- Nel Medioevo si credeva che la Terra fosse piatta

I primi studi sulla sfericità della Terra risalgono addirittura all’epoca dell’antica Grecia. Eratostene, già nel III secolo a.C., si avvalse di questo concetto per misurare la circonferenza della Terra, con un’approssimazione sorprendente per quei tempi! Tale concezione rimase data per assodata sia nell’epoca dell’impero romano che nel medioevo. Anche sant’Agostino, seppure rifiutasse l’idea che l’altra parte del globo fosse abitata, accettava l’idea di sfericità della Terra. Solo pochi intellettuali negavano tale concezione, credendola contraria alle sacre scritture. L’idea che i medievali credessero nella Terra piatta si deve al libro di Washington Irving “La vita ed i viaggi di Cristoforo Colombo”, in cui l’autore sostenne questa tesi entrata poi nell’immaginario collettivo.

2- Le statue e i templi dei greci e degli antichi romani erano bianche

L’idea che i monumenti dell’epoca antica fossero bianchi deriva dal Rinascimento. Durante la riscoperta delle opere classiche, infatti, gli artisti non poterono osservare i colori che migliaia di anni prima ornavano le strutture e le statue antiche. Per questo riprodussero copie bianche, quando, in realtà, greci e romani usavano spesso colori  molto sgargianti e vivaci: rosso, giallo, ma anche tonalità molto più vive e che oggi potremmo definire “Kitsch”. Tutto ciò è stato rilevato grazie a studi effettuati, che hanno permesso in alcuni casi di risalire alla colorazione orginaria dei monumenti e di ricostruire la loro originaria bellezza.

3- Einstein non eccelleva a scuola

Albert EinsteinVi è una tendenza diffusa a credere che Albert Einstein non brillasse negli studi. In realtà non è così. Il futuro scienziato si distinse molto presto per la sua capacità nel risolvere problemi di matematica. Fu bocciato ad un esame di ammissione in una scuola, ma solo perché si era presentato avendo un’età inferiore a quella richiesta e quindi non passò la parte relativa alle materie umanistiche. Sin dall’adolescenza mostrò capacità non comuni, tanto che a 14 anni, fattosi prestare un libro di matematica da un amico più grande, ne risolse tutti i problemi, criticando anche alcune dimostrazioni in esso contenute.

4- Maria Antonietta pronunciò le parole “se non hanno più pane, che mangino brioche” riferendosi ai cittadini affamati

La frase “se non hanno più pane, che mangino brioche!” viene tradizionalmente (ed erroneamente) attribuita a Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, la quale l’avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta per mancanza di pane. La frase è invece citata nelle “Confessioni” di J.J. Rousseau (VI libro), dove racconta il seguente aneddoto: «…infine mi ricordai il ripiego suggerito da una grande principessa a cui avevano detto che i contadini non avevano pane e che rispose: che mangino brioche. Comprai brioche». L’opera fu pubblicata nel 1741, mentre Maria Antonietta arrivò a Versailles solo nel 1770. Gli storici hanno identificato altri possibili “colpevoli” per questa cinica frase, come il generale Joseph François Foullon (che esclamò: “…se questa canaglia non ha pane, che mangi fieno!”), la moglie di Luigi XIV, Maria Teresa, lo stesso Rousseau o addirittura un imperatore cinese.

5- Cristoforo Colombo fu il primo a scoprire l’America

Il continente americano fu scoperto ben prima della spedizione del 1492, operata da Cristoforo Colombo sotto il patrocinato dei Re Cattolici di Spagna: già nella seconda metà del X secolo alcuni marinai vichinghi avvistarono le coste di Terranova (attuale Canada orientale). Leif Erikson, figlio del leggendario Erik il Rosso (colonizzatore della Groenlandia tra 985 e 988), si avventurò nel 1009 nell’esplorazione di quella che definiva “Vinland” (terra delle viti). Qualche anno più tardi, il fratello Thorvald si trovò coinvolto in scontri con i nativi (nella zona del fiume S.Lorenzo), nei quali perse la vita.

6- Il Medioevo è l’età dei feudi e della piramide feudale

Il termine “feudalesimo” non compare mai nelle fonti coeve: si tratta infatti di una definizione Settecentesca, inventata in un periodo di forti fermenti contro la schiavitù legata alla terra. Si svilupparono piuttosto dei legami di tipo signorile, vassallatico, che consistevano nella concessione patrimoniale che il signore faceva ad un vassallo, in cambio di un certo servizio reso (aiuto militare o incarico funzionariale, per esempio, l’amministrazione di una contea e l’esercizio della giustizia per conto del re).

Questi legami non rimasero immutati per tutto il Medioevo, ma si può individuare una demarcazione tra l’età carolingia e quella successiva. Carlo Magno concesse molte terre e molti poteri ai suoi feudatari, utilizzandoli principalmente come funzionari e suoi rappresentanti in determinati luoghi, ma riservandosi sempre il diritto di rimuoverli se necessario. Con la morte di Carlo Magno le cose cambiarono, quando il vuoto di potere creato dalla dipartita del sovrano determinò un aumento del potere dei signori locali.

7- I castelli medievali erano tutti fatti in pietra

La letteratura, ma soprattutto il cinema, hanno contribuito a creare uno stereotipo dei castelli medievali che, col passare degli anni, è entrato nell’immaginario comune. Castelli da fiaba, in pietra, diroccati su una collina in modo da poter controllare il territorio circostante, fortezze quasi sempre inespugnabili. In realtà, i castelli medievali non erano delle piccole Camelot e, almeno fino al XIII secolo, erano costruiti in legno, circondati da mura dello stesso materiale: la pietra era infatti molto costosa e difficile da trasportare, mentre il bosco era la principale fonte di sostentamento.

8- I feudatari potevano giacere con le spose dei loro sudditi, durante la loro prima notte di nozze

Si tratta del cosiddetto “Ius primae noctis”, letteralmente “diritto della prima notte”, ovvero la legge che, secondo la credenza popolare, permetteva ai feudatari di poter trascorrere la prima notte di nozze con le mogli dei sudditi, sostituendosi ai mariti. La storicità di questa credenza, alimentata da molti film (primo tra tutti “Braveheart”), risulta essere improbabile. È molto difficile credere che in una società in cui la Chiesa e il cristianesimo avevano un controllo così diffuso e una profonda influenza sulla famiglia e sul comportamento delle persone, venisse accettata un usanza così umiliante per i sudditi e contradditoria rispetto al valore dato alla verginità e alla purezza femminile.

9- Per decretare la morte del gladiatore perdente, l’imperatore o il committente dei giochi, mostrava alla folla il pugno con il pollice rivolto in basso

Questo, almeno, è ciò che ci è stato trasmesso dalla tradizione popolare, poi riverberato, anche in questo caso, grazie ad una miriade di pellicole cinematografiche. Tale convinzione viene sfatata dal fatto che un gesto di tale importanza doveva essere ben evidente a tutto il pubblico seduto nell’anfiteatro. Pertanto difficilmente un pollice sarebbe stato notato dagli spalti più lontani.

Sembrerebbe essere accertato, invece, che il segno della grazia fosse il pugno chiuso con il pollice serrato all’interno della mano, mentre su quello per la morte esistono ancora varie ipotesi. Alcuni sostengono che il gesto venisse fatto stendendo il braccio verso il basso con la mano aperta, usando quindi un sistema di mano aperta/chiusa, più evidente al pubblico.

10- Prima di partire per le crociate, i soldati facevano indossare alla moglie la cintura di castità

L’oggetto di costrizione fisica che, secondo la credenza, veniva fatto indossare dai crociati (prima che questi partissero per la terra santa), o comunque dagli uomini del medioevo alle proprie mogli, per assicurarsene la fedeltà, è solo una leggenda. In realtà, non esistono cinture di castità risalenti al medioevo: la prima rappresentazione grafica di tale strumento deriva da un manoscritto quattrocentesco, che a scopo satirico spiegava come i fiorentini obbligassero le loro donne a farne uso, mentre le uniche cinture materiali conosciute, risalgono al 1800, quando venivano usate per collezionismo e mostrate come curiosità, attribuendole falsamente all’epoca medievale.

IL GRANDE LIBRO DEI MISTERI
Prefazione di Paola Giovetti
di Roberto La Paglia

Il Grande Libro dei Misteri

Prefazione di Paola Giovetti

di Roberto La Paglia

Dalla mitica Atlantide al calendario maya, questa interessante opera racconta i più sconvolgenti e dibattuti enigmi della stora umana ancora in attesa di una soddisfacente soluzione:

  • i megaliti di Stonhenge, la piaramide di Giza, le linee di Nazca e i dubbi su ciò che volevano dirci gli antichi;
  • Rennes-le-Chateau e la Cappella di Rosslyn, luoghi legati ai Templari e alla ricerca del Santo Graal;
  • Da Tunguska agli odierni avvistamenti UFO, tutti i misteriosi segnali dal cielo;
  • fantasmi, telepatia, medianità ed esperienza pre-morte: la scienza si interroga sul paranormale.

Il grande libro dei misteri si occupa dei grandi misteri, opportunamente suddivisi in misteri della tena, della storia, dello spazio, della parapsicologia e misteri moderni.

Sebbene di libri su questi temi ne siano stati scritti altri, questo ha una sua peculiare caratteristica: presentare, in un linguaggio facile e accessibile a tutti, un gran numero di enigmi di segno diverso, che in questa ampia sintesi, risultano disponibili con evidenza.

Il mistero ha sempre accompagnato la vita dell'uomo e costituisce, in un certo senso, il sale delle vita. Per un mistero che viene svelato, altri ne sorgono, ancora più intriganti e coinvolgenti.

Chi avrebbe mai detto per esempio, anche solo qualche decennio fa, che ai grandi misteri "storici" (per citarne solo qualcuno presentato in questo libro, le piramidi, le linee di Nazca, Glastonbury e il Graal, Castel del Monte), si sarebbero aggiunti in questi ultimi tempi enigmi come quelli legati alla "visita extraterrestre", agli Ufo e agli ormai famosi cerchi nel grano, al fenomeno dei rapimenti da parte degli extraterrestri, all'interpretazione dell'ormai famoso calendario Maya, vecchio di almeno 1500 anni, che con matematica precisione, ha correttamente indicato il 21 dicembre 2012 come la conclusione di un grande ciclo di 26.000 anni?

Einstein diceva che il senso del mistero è l'emozione maggiore che un essere umano possa provare.

Il mistero, e l'ansia tutta umana di svelarlo, sono il motore di ogni scoperta, di ogni invenzione. Non dobbiamo quindi aver paura di confrontarci con ciò che non conosciamo; dobbiamo piuttosto essere grati alla vita che continuamente ci pone davanti a nuove avventure dello spirito, a nuovi campi di indagine.

 

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