di Massimo Negrotti
Durante un servizio televisivo sul blocco stradale attuato dai soliti ragazzi ossessionati dal Global Warming si sente una giovane rivolgersi a un poliziotto, intento a spostarla di peso, dicendo: “Non potete trattarci così”.
Una bella pretesa, negata però agli automobilisti bloccati, trattati così da un manipolo di saputelli persuasi che sia loro diritto, e persino dovere, combinare qualcosa di eclatante per stimolare la politica ad agire per “salvare” l’umanità (cosa che tra l’altro i governi stanno già facendo… mettendo la gente in ginocchio con auto elettriche, case da ristrutturare ecc. secondo i dettami green… E allora cosa chiedono? Quello che il potere sta già facendo? …Dopo i nazi-pandemici, i nazi-russofobici, ora abbiamo anche i nazi-climatici… Fanno i trasgressivi ma sono proprio come il sistema vuole… ma loro, forse… non lo sanno! Ma veramente… c’è ancora qualcuno che se la beve? – nota di conoscenzealconfine).
Altrettanto, vari importanti scultori, pittori e architetti le cui opere sono state recentemente imbrattate, certamente si staranno lamentando, dall’aldilà, per il trattamento ricevuto. È inutile negarlo: siamo di fronte a un abuso della libertà di espressione che trova le sue radici in un atteggiamento trasgressivo che invariabilmente punta, adottando i termini del gergo sessantottino, alla contestazione dell’esistente.
Il tutto in nome di verità ritenute indiscutibili e tali da giustificare ogni forma di devianza con la certezza, fra l’altro, di trovare il sostegno di commentatori pronti, come al solito, a cavalcare la ribellione in nome di un interessato buonismo di maniera.
Una situazione che può solo essere ricollegata, adottando la visione di Émile Durkheim, alla crescente anomia della società contemporanea, ossia alla progressiva eclissi di norme sociali stabili e condivise. Il fatto è che fenomeni del genere tendono a ripetersi secondo la stessa strategia da manuale: progettare qualcosa di altamente trasgressivo per ottenere visibilità e propagandare le proprie idee sfondando il muro dell’indifferenza e del disinteresse.
I gesti da compiere non devono essere violenti verso le persone e dunque vengono accuratamente esclusi atti di aggressione fisica contro gli altri ma non contro le cose, escluse le proprie. L’obiettivo deve essere simbolico, come, appunto, le opere d’arte o architettoniche, che non possono né reagire né protestare. Non si devono però escludere possibili escalation che, per esempio, coinvolgano il traffico, nella convinzione che maggiore è lo scandalo, maggiore sarà l’attenzione che si otterrà.
Contando, inoltre, sull’efficacia delle immagini, che senza ombra di dubbio verranno generosamente riversate sull’opinione pubblica dai vari mezzi di comunicazione, nelle quali si vedranno giovani pacifici e pensanti rimossi da biechi poliziotti al servizio del potere, sordo repressore di chi propugna la Verità.
Insomma, un quadro noioso e per certi versi malinconico dal quale traspare l’insipienza di ragazzi e ragazze che, di volta in volta, aspirano a emergere dalla massa attraverso un protagonismo in cui le pulsioni aggressive dell’ego prevalgono nettamente sulla ragione, credendo dogmaticamente di essere i soli a essere stati folgorati sulla via di Damasco.
In realtà, strategie di questo genere ottengono l’effetto immediato contrario, ma poco importa, poiché i mass media provvederanno ad assegnare al movimento ampia notorietà e i solerti talk show faranno il resto.
Alla fine, gli obiettivi ideali non saranno raggiunti in questo modo ma, statene certi, qualche pur modesto ma scaltro leader finirà in Parlamento o in qualche Consiglio comunale fra “sardine” e “stelle cadenti”.
Articolo di Massimo Negrotti