di Andrea Centini
Da un’antenna radio sita in Scandinavia, gli scienziati del METI hanno inviato un messaggio verso l’esopianeta GJ 273b, che è potenzialmente abitabile. La speranza è che possa esserci una civiltà aliena in ascolto, da cui potremmo ricevere una risposta tra circa 25 anni.
Abbiamo provato a contattare la potenziale civiltà aliena dell’esopianeta GJ 273b, e il nostro messaggio potrebbe ricevere una risposta in circa 25 anni. Sempre che gli alieni apprezzino la nostra musica e la matematica, due componenti fondamentali del biglietto da visita dell’umanità. Gli autori di questo curioso esperimento, gli scienziati del METI (Messaging Extraterrestrial Intelligence International), una ‘costola’ del ben più noto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), hanno utilizzato l’antenna radio di 32 metri EISCAT (European Incoherent Scatter Scientific Association) posizionata a Tromsø, in Norvegia. L’occasione è stata quella dell’anniversario del cosiddetto “messaggio di Arecibo”, un messaggio inviato dal radiotelescopio di Arecibo il 16 novembre 1974, verso l’ammasso globulare di Ercole M13, sito a 25mila anni luce di distanza dalla Terra.
L’esopianeta GJ 273b, scoperto recentemente, orbita attorno alla cosiddetta stella di Luyten, ed è stato scelto dagli scienziati per due ragioni: la prima è la sua vicinanza relativa, ‘soltanto’ 12 anni luce; la seconda è il fatto che si tratta di una super-Terra con una massa tre volte quella terrestre, posizionata nella fascia abitabile – o Goldilock – della stella di riferimento. Orbita cioè in una zona dove potrebbe essere presente acqua allo stato liquido sulla superficie, esattamente come sui tre pianeti e, f e g del famoso Sistema Trappist-1 scoperto dagli scienziati della NASA. Ciò aumenta le probabilità che GJ 273b possa essere abitato, magari da una civiltà avanzata come e più della nostra, per questo ha rappresentato il bersaglio ideale del METI, che ha inviato i segnali (in codice binario) su due frequenze radio tra il 16 e il 18 ottobre scorso.
Ma quale messaggio abbiamo spedito ai nostri ‘amici’ alieni? Oltre a una descrizione delle onde radio che trasportano il segnale, ci sono anche fondamenti di aritmetica, trigonometria e geometria; non a caso la matematica è considerata un linguaggio universale. Gli scienziati hanno aggiunto anche dei tutorial sul funzionamento degli orologi e dei cronometri; del resto il tempo in astronomia è tutto. Poiché il progetto, chiamato “Sónar Calling GJ 273b”, è stato sviluppato in collaborazione con un festival di musica, creatività e tecnologia di Barcellona, il Sònar appunto, al messaggio sono stati inclusi anche 33 brevi tracce musicali. Il ricco segnale impiegherà dieci anni per giungere a destinazione.
Secondo molti membri dello stesso SETI e autorevoli scienziati, come il celebre astrofisico Stephen Hawking, inviare questi messaggi sarebbe tutto fuorché una buona idea. Vi mettereste a urlare in mezzo alla foresta prima di sapere se nei paraggi ci sono tigri, leoni, orsi e altri temibili predatori? Sicuramente no. Le possibilità di riuscire a contattare una civiltà aliena sono assai remote, tuttavia non si può escludere che all’ascolto possano esserci intelletti “vasti e freddi” come quelli tratteggiati nel film “La Guerra dei Mondi”, che potrebbero invaderci e distruggerci senza pietà dopo averli attirati a casa nostra.
Articolo di Andrea Centini
[Credit: Danielle Futselaar/METI]
Fonte: https://scienze.fanpage.it/perche-e-come-abbiamo-inviato-un-messaggio-agli-alieni/