Crescere di notte… attraverso gli incubi

di Noedimis 

Si spengono le luci, si spegne la giornata, si spegne la coscienza e l’inconoscibile multidimensionale emerge per poter parlare e animarsi, scioccarci e parlarci, portare immagini e significati che, da svegli, non abbiamo nessuna intenzione di sviscerare e analizzare.

E allora – per fortuna – arrivano i sogni, arrivano gli incubi, che ci porgono uno specchio più che limpido, ma di difficile  osservazione, ci mostrano niente poco di meno che i volti e i personaggi che siamo e che, durante la giornata, per coerenza della mente, non possiamo pienamente incarnare.

Gli incubi sono spesso visti come fastidiosi visitatori della notte, pieni di mostri che compaiono per infastidirci e distrarci dalla bellezza della nostra vita. Oggi, invece, vorrei spezzare una lancia a loro favore e parlarne come fossero dei fantastici alleati che ci permettono, non solo di renderci più consapevoli, ma anche di sciogliere vissuti problematici che, nelle restanti 17 -18 ore del giorno in cui siamo coscienti, non avremmo il tempo materiale (e forse anche emotivo) di elaborare e di risolvere.

Oggi, a seguito di uno degli incubi fatti in questi mesi, ho avuto un’intuizione a proposito del lavoro che essi svolgono. Mi sono resa conto di come, quando dormiamo, si apra proprio un’altra dimensione in cui continuare a esperire noi stessi, mentre il corpo fisico si riposa. Quello che accade può essere che una nostra paura o problematica prenda forma all’interno del sogno, si configuri come reale e, quindi, venga vissuta come tale.

In questo modo, noi abbiamo l’opportunità di provare cosa significa essere pienamente in quella problematica. Faccio un esempio: se temo di essere in pericolo, se non mi sento veramente sicura, se temo capiti qualcosa di spiacevole, potrei sognare per esempio di essere rincorsa, uccisa, ferita, terrorizzata. Durante il giorno non mi capita di vivere esperienze così forti (anche perché il piano fisico è molto più denso da creare e ha delle conseguenze più durature), ma durante il sogno io posso farlo, posso esperire il ruolo della vittima, della torturata. Ho l’opportunità di sentire letteralmente le emozioni che proverei in un’esperienza del genere.

Riflettiamo un momento su cosa questo può comportare. Quando, di giorno, noi viviamo determinate esperienze, per esempio, veniamo licenziati o lasciati dal nostro partner, inizia un lavoro emotivo molto importante. Facciamo i conti con quello che ne consegue, sia sul piano pratico, sia sul piano psichico. Magari ci sarà una fase di depressione, o di rabbia, o entrambe; finché poi, piano piano, cominceremo a elaborare l’esperienza: “Forse, però, lui/lei non aveva tanto torto a rinfacciarmi questo…”, “Forse, in fondo, quello non era un lavoro che mi rendeva felice…”.

Insomma, traiamo le nostre conclusioni, integriamo ciò che è accaduto e… cresciamo. Lo facciamo a livello più o meno consapevole, dipende anche da ciò che la nostra mente è in grado di reggere; può accadere che riusciamo a comprendere realmente ciò che abbiamo imparato, può accadere, invece, che la lezione venga registrata a livello implicito, magari nel corpo, magari nell’istinto. In qualche modo, comunque, noi l’abbiamo integrata dentro di noi.

Ed ecco che, di notte, continuiamo a fare lo stesso lavoro, seppure con modalità differenti. Di notte possiamo sperimentare altre vite, altre proiezioni, altre dinamiche, altri aspetti del nostro Sé; possiamo diventare chi urla, tradisce, diventare chi uccide, dando voce all’aggressività alla quale di giorno, non permettiamo di uscire. E in questo modo, si crea un luogo protetto nel quale sperimentare ogni cosa che vogliamo. Essere ogni cosa di cui abbiamo bisogno, al fine di poterla, piano piano, integrare nel nostro cammino.

Questa notte io sono stata schizofrenica. Ho sentito cosa possa voler dire avere delle allucinazioni visive, tattili, uditive. Mentre la gente mi osservava sconvolta, io provavo, vedevo e sentivo qualcosa che – ne avevo la chiara consapevolezza –  veniva creato dalla mia mente. Mi sono resa conto di come la mente possa creare delle gabbie credibili e robuste, fatte, però, solo di ologrammi. Per quanto reali sembrino, si tratta solo di ologrammi.

E oggi sono grata al mio incubo e grata anche alle persone che, al suo interno, ho incontrato. In particolare ad alcune di esse, che hanno rivestito una posizione marginale, ma fondamentale. Sono venute, come gentili visitatori della mia sofferenza e hanno interagito con me per qualche attimo, spezzando la tensione e abbassandone la carica energetica, quel tanto che è bastato per permettermi di concludere l’esperienza.

Dunque, le prossime notti non abbiate paura, vivete i vostri incubi, così da portarvi avanti nel lavoro della vostra anima e nel percorso di evoluzione! Verrà sempre qualcuno o qualcosa che vi aiuterà in questo processo.

Articolo di Noedimis 

Fonte: https://www.psicologiacreativa.net/crescere-di-notte-attraverso-gli-incubi/

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