Coronavirus: quello che la paura ci ha ricordato e quello che dobbiamo recuperare

di Andrea Viola

Ormai la nostra vita è cambiata completamente: tutte le nostre certezze e abitudini giornaliere si stanno modificando velocemente a causa del Coronavirus. Certo, non sappiamo dove arriveremo con le precauzioni e le limitazioni, ma qualcosa di positivo forse dovremmo coglierla.

Risultato immagini per valori umaniDa ogni difficoltà si possono trarre importanti spunti di riflessione. Per prima cosa vanno ringraziati tutti i medici e tutto il personale ospedaliero. Oltre al massimo rispetto per le persone decedute dopo aver contratto il coronavirus. Fatta questa doverosa premessa, forse una lezione da questa pandemia dovremmo impararla. Il nostro correre veloce quotidiano dando tutto per scontato, oggi pian piano rallenta e ci riporta indietro nel tempo e ai nostri valori primordiali dimenticati. Si perché forse ci siamo dimenticati del valore e della bellezza della nostra vita.

Ci siamo dimenticati quanto sia importante la socializzazione e la solidarietà. Ci stiamo accorgendo di quanto tempo ed energie abbiamo perso rincorrendo stupide, finte problematiche e litigando. Ci stiamo accorgendo di quante inutili discussioni abbiamo fatto anche in politica e nella vita relazionale.

Ci stiamo accorgendo di quanto sia importante un’informazione corretta e consapevole. Ci stiamo accorgendo di quanto siano importanti le competenze e la professionalità. Ci stiamo accorgendo di quanto sia importante avere una sanità pubblica. Ci stiamo rendendo conto che la vita è fatta di altre cose più importanti.

Ma più di tutto ci stiamo accorgendo di quanto siamo fragili e vulnerabili. Molte volte è proprio questo basilare concetto che ci sfugge e ci fa rincorrere chissà quali effimeri risultati. Ed è per questo basilare motivo, che dobbiamo ripartire con più forza e consapevolezza: abbiamo corso e inquinato in nome del consumismo sfrenato ed egoistico. Ma poi basta il più classico elemento della vita, ossia la paura della morte, che ci fa riflettere.

Risultato immagini per solidarietà

Per tale ragione dobbiamo evitare di far finta di nulla. Bisogna ritrovare lo spirito di comunità perduto e fare squadra per l’interesse nostro e dell’Italia. Abbiamo subito visto cosa è accaduto nelle relazioni con gli altri Stati.

Sarebbe utile a tutti riscoprire insieme tutti questi valori, dobbiamo farci forza per poi ripartire con una giusta e nuova illuminazione. Siamo l’Italia e siamo umani! Vinceremo come sempre e saremo più consapevoli.

Articolo di Andrea Viola

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/10/coronavirus-quello-che-la-paura-ci-ha-ricordato-e-quello-che-dobbiamo-recuperare/5730211/

FISSANDO IL SOLE
di Irvin D. Yalom

Fissando il Sole

di Irvin D. Yalom

"La tristezza mi entra nel cuore. Io ho paura della morte". Così quattromila anni fa Gilgamesh, l'eroe babilonese, commentava la morte dell'amico Enkidu.

La paura della morte ci perseguita da sempre. C'è chi la manifesta indirettamente, magari in un sintomo che non ha apparentemente nulla a che fare con essa; c'è chi la esplicita, come Gilgamesh, con tragica consapevolezza; c'è chi ne è a tal punto paralizzato da non potersi abbandonare ad alcuna felicità.

Come un'ombra oscura, la paura della morte entra nel cuore di ogni uomo, in ogni epoca, sotto ogni condizione. Al punto tale che non vi è stato scrittore degno di questo nome che non l'abbia affrontata e descritta.

Irvin Yalom l'affronta anche lui in questo libro, ma non per aggiungere un suo compendio di riflessioni alle illustri opere del passato. Il libro è piuttosto una ricognizione che nasce dal confronto personale con il problema della morte, confronto offerto dal dialogo con i pazienti e dalla frequentazione delle opere di quei pensatori che hanno tracciato la via per avere la meglio sul terrore della morte. L'esperienza mostra come sia davvero arduo vivere ogni istante consapevoli di dover morire. "E come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo solo per poco". Di qui i rituali compulsivi per attenuarne il terrore: la proiezione nel futuro attraverso i propri figli, la fede in un salvatore, la strenua lotta per diventare importanti e famosi.

L'angoscia della morte è però sempre in agguato, "occultata in qualche abisso nascosto della mente". Che cosa fare? Come misurarsi con essa? Più che Freud, Jung e gli altri grandi psichiatri della fine del diciannovesimo e dell'inizio del ventesimo secolo, sono i filosofi greci classici, in particolare Epicuro, a indicare, per Yalom, la via. È attraverso il pensiero di Epicuro - un filosofo lontanissimo da quella concezione di abbandono alla sensualità con cui viene generalmente tramandato - che l'idea della morte, anziché portare alla disperazione e a una vita priva di scopo, può essere una awakening experience, un'esperienza di risveglio, "una consapevolezza che conduce a una vita più piena".

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