di Chiara Volpe
Stampaglia immonda, cantantucoli di filastrocche estive, influencer per deficienter, persino pornostar tramutate in intellettuali si sbattono per discutere di questioni di cultura e morale che dovrebbero urgentemente dar luogo a misure statali.
Nei sogni di qualcuno c’è un Paese ateo, multietnico, in cui i bambini non appartengono ai genitori naturali e non spetta loro educarli. Qui, nessun genitore ha diritto ad essere informato o a non essere d’accordo con le lezioni o le attività che si svolgono in asili obbligatori, in materia di morale, sesso e coscienza. Il contrario potrebbe rappresentare un atto di censura educativa intollerabile, a svantaggio della libertà di ognuno di ricevere un’educazione che sia legale.
L’indottrinamento statale ribalta ruoli fondamentali, ribadisce e promuove l’odio verso le proprie origini, diseduca attraverso un lavaggio del cervello sin dalla più tenera età, affinché si scelga di essere soldati e figli adottivi, a disposizione dalla nascita alla morte, non più individui autonomi quindi, e senza alcun peso.
Dovesse davvero andare come auspicano, cosa accadrà? I bambini staranno in casa fino ad una certa età e poi verranno prelevati e condotti in scuole dirette da maestri selezionati? Ci sarà un test anche per gli scolari che terrà conto della robustezza del candidato? E se si preferisse una scuola parentale? E se i genitori volessero fare iniziare il proprio figlio dalle elementari, ci sarebbe da aspettarsi le forze dell’ordine a casa?
Col pretesto di aiutare le famiglie dove i coniugi lavorano (in particolare, le donne) e di elevare il livello di istruzione, di eliminare le “prime odiose diseguaglianze” tra studenti, hanno palesemente intenzione di forgiare le menti, affinché ciò abbia ripercussioni psicologiche, oltre che materiali.
Consegnare obbligatoriamente un individuo allo Stato equivale a separarlo dal proprio nucleo, che indirizza e guida ed è anche protettivo, di sostegno. Un individuo solo e isolato è debole e facilmente manipolabile.
Inoltre, all’atto pratico, l’estensione dell’obbligo scolastico rappresenterebbe un costo ulteriore per lo Stato, perché ci si dovrebbe occupare di garantire la disponibilità di posti per tutti i bambini nelle scuole d’infanzia e anche per tutti i ragazzi in quelle superiori, assumere dunque nuovo personale e costruire nuove strutture dopo aver rinnovato le vecchie. Ma soprattutto, la scuola dovrebbe essere gratuita, in ciò comprendendo i costi affrontati per le strutture paritarie.
Un sistema auto-distruttivo, a tratti utopistico, venduto come vantaggioso per la comunità. A uno Stato che si fa Dio, che vorrebbe derubare tutti, che fondamentalmente odia l’individuo sin da quando nasce e anche prima e, soprattutto, odia il suo sacrosanto diritto di essere libero e di esercitare tale libertà, bisogna dire di no, rifiutarsi sempre e comunque, se è il caso, dichiaragli guerra.
Uno Stato saggio dovrebbe attuare altre politiche, invece noi siamo importanti solamente se lavoriamo, produciamo, paghiamo le tasse, facciamo silenzio accettando tutto e infine moriamo. Possibilmente senza figli.
Articolo di Chiara Volpe