Chi sono i “Millennials”

Millennials, questi sconosciuti… Gli esperti di marketing li analizzano, i sociologi li osservano e i politici tentano di accaparrarsene la fiducia.

Perché il fenomeno millennials è diventato così importante? E da dove è partito tutto questo? Per capirlo, prima di tutto, dobbiamo partire dall’inizio, cercando di individuare la categoria e di darne, in linea di massima, una definizione generale.

Essere millennials non è una scelta ma uno status symbol: millenials non si diventa, ma si nasce. Di questa categoria fa parte infatti un’intera generazione nata tra il 1980 e il 2000, giovani uomini e donne che hanno vissuto in pieno la rivoluzione digitale e che, rispetto ai propri genitori, hanno dovuto fare i conti con un’epoca segnata da crisi e precarietà (una delle peggiori dopo la Grande Depressione degli anni Trenta).

La “generazione Y”, così vengono anche chiamati i millenials, rappresentano un modo di pensare nuovo, una capacità diversa di far fronte alle avversità della vita, di adattarsi e di sperimentare. Non hanno pregiudizi, sono aperti al dialogo e alla contaminazione culturale ma, soprattutto, sanno quello che vogliono, anche se non sempre riescono ad ottenerlo.

La società di oggi ha spinto i millennials a concentrarsi sul presente e non perché non abbiano progetti per il futuro, semplicemente, non possono permettersi di farli. Secondo un’indagine del Censis, il 46,7% della forza lavoro giovanile svolge un lavoro di livello più basso rispetto alla propria qualifica, più di un milione di loro ha dichiarato di aver lavorato o di stare lavorando in nero, mentre altri 4,4 milioni hanno affermato di aver iniziato il proprio percorso lavorativo e/o di stare svolgendo attualmente uno stage non retribuito.

Il precariato e l’instabilità lavorativa, dunque, hanno segnato le loro vite e, così, i millennials la loro identità se la costruiscono da soli, attraverso il web, l’acquisto consapevole e la ricerca di prodotti che permettano loro di identificarsi all’interno della società.

Comunicano tramite i social, hanno un linguaggio ben preciso e acquistano soprattutto online. Per questo motivo chi si occupa di marketing è affascinato dai millennials che, di fatto, rappresentano i consumatori più importanti del mercato. Sono sempre connessi e sui social o su internet in generale trovano spesso quello di cui hanno bisogno.

Il loro comportamento sul mercato, infatti, ha sottolineato due aspetti in particolare: i millennials comprano la storia di un prodotto e quello che agli altri questo può raccontare. La disponibilità scarsa di risorse economiche, inoltre, non li spinge a rinunciare ad un acquisto costoso, piuttosto mettono da parte dei risparmi per comprare quello che vogliono veramente, mentre per i piccoli sfizi o beni di prima necessità, si rivolgono ai rivenditori low cost e alle grandi catene di distribuzione.

Chi vende, dunque, deve riuscire ad imporsi tra le tendenze del momento con prodotti che più che “essere” di qualità devono “sembrare” di qualità. Questo è un passaggio importante, soprattutto se si tiene in considerazione un punto: l‘acquisto dei millennials, come già accennato, è un acquisto consapevole.

Avendo a disposizione poca liquidità devono sapere come spendono i loro soldi ed essere sicuri di aver fatto la scelta giusta. Raramente comprano qualcosa senza aver prima fatto delle ricerche su internet, letto o sentito l’opinione di altri sullo stesso prodotto e cercato, sui vari e-commerce, i rivenditori in grado di assicurare il miglior prezzo.

Un prodotto, dunque, per conquistarli deve prima di tutto dimostrare di avere una marcia in più, rispetto ad altri beni e servizi simili che si trovano in commercio. I millennials dunque, che hanno decisamente sviluppato un modo di vivere e di pensare decisamente diverso rispetto alle generazioni passate, sono in continuo adattamento e, vivendo tra due grandi contraddizioni (ovvero crisi economica e rivoluzione digitale), stanno solo cercando disperatamente il loro posto nel mondo.

Fonte: www.laltrapagina.it

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