Quello che sta accadendo ha qualcosa di epocale. Abbiamo ceduto quote abbondanti di sovranità nazionale e popolare non a uno Stato sovranazionale ma a boiardi, burocrati, funzionari, banchieri, fondi d’investimento, multinazionali.
Abbiamo archiviato la politica in nome della tecnocrazia. Creando un dilemma non di poco conto: di chi era espressione la nostra classe politica lo si sapeva, mentre non si sa di chi sia espressione la tecnocrazia al potere. “Non sono da temere i militari al potere – diceva T. W. Adorno – ma i governi dei filosofi e dei tecnici”. Perché dei primi ci si può liberare facilmente, in quanto conosciuti, dei secondi molto meno, essendo in certo modo “invisibili”. Ed è uno che se ne intendeva, Mazzarino, nel suo famoso “Breviario dei politici“, a ricordarci la natura vera del potere reale: l’invisibilità.
La riforma delle pensioni, tanto per fare un esempio, ce l’ha imposta la Bce, quella del lavoro l’ha pretesa il Fmi, lo spread lo manovrano le società di rating, mentre le lacrime e il sangue sono una richiesta continua della Merkel. Il governo Berlusconi non volle “obbedir tacendo” e fu mandato a casa e sostituito con una squadra di tecnici. I risultati di costoro e dei loro successori, guidati da personaggi non eletti dal popolo sovrano, li conosciamo.
Si dice che l’attuale tecnocrazia sia l’espressione dei poteri forti, quelli economici. Il che è anche vero, alla radice però, vi è un pervertimento della democrazia, un suo perdere consistenza, ridursi a demagogia e cedere il passo ai burocrati, i quali, a lungo andare, non rispondono al popolo e neanche alla sua guida politica ma al proprio interesse, alla conservazione dell’apparato. Un qualcosa di simile al domestico che prende in mano le redini della casa, quando il padrone è malato di Alzheimer.
Tutte le democrazie, nel corso della storia, sono finite quando hanno scambiato gli anticorpi per nemici o intrusi. Certo, in tempi di globalizzazione, le democrazie hanno un vistoso limite rispetto alla tecnocrazia: i tempi dei processi decisionali. Quelli delle prime sono lunghi, quelli della seconda sono più brevi.
Dicono che in Italia il potere legislativo spetti al Parlamento. Dicono anche si tratti di un potere indipendente perché è “supremo interesse generale”, in una democrazia, che sia garantita l’indipendenza delle Camere da ogni possibilità, anche astratta d’interferenza esterna da parte di altri organi o poteri non elettivi. Dicono…
Poi accade che il Governo (potere esecutivo) faccia ricorso sistematico ai decreti legge, riducendo il Parlamento ad una sorta di assemblea notarile. Accade che la magistratura (potere giudiziario) entri a gamba tesa, ogni qual volta le Camere si occupino di questioni attinenti la giustizia. Accade che i sindacati dettino le loro condizioni su ogni disegno di legge. Accade un mutamento epocale.
Fonte: https://www.ortobene.net/cacciata-la-politica-regna-la-burocrazia/