di Roberto Dal Bosco
La faccenda tiene banco, al punto che l’interessato ha già fatto retromarcia: “solo un paradosso”. Eppure Marcello Sorgi, palermitano già direttore del TG1 e del quotidiano torinese del gruppo FIAT, lo ha scritto: “se cade Draghi potrebbe andare al potere un governo militare”.
Avete letto bene. Se non vi fidate, vi riportiamo tutto il periodo, apparso nell’editoriale di Sorgi sul giornale agnelliano La Stampa di giovedì 29 luglio: “Se Draghi fosse costretto a dimettersi (ma va ripetuto: è un’ipotesi del terzo tipo, il periodo ipotetico dell’impossibilità), Mattarella lo rinvierebbe immediatamente alle Camere, mettendo i partiti di fronte alle loro responsabilità. A quel punto la confusione a cui si assiste in questi giorni cesserebbe tutt’insieme. Ma metti anche che, in un intento suicida, gli stessi responsabili delle dimissioni insistessero per mandare a casa il banchiere, giocandosi la fiducia dell’Europa e i miliardi di aiuti di cui sopra, al Presidente della Repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com’è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi. Anche se non è affatto detto che ci si arriverà”.
La Repubblica Italiana nasce non senza una certa fobia per gli uomini in divisa: la presa di potere da parte dei soldati era un babau continuo nei decenni di tensione, quando la sinistra parlamentare ed extraparlamentare non parlava d’altro. Da lì, tutta una serie di spauracchi, prontamente gonfiati dai media e dalla politica nell’ottica (il cui senso andrebbe oggi un po’ recuperato) della Strategia della Tensione, dal fallito golpe di Junio Valerio Borghese in giù.
Ora abbiamo invece la sinistra progressista ad invocare una situazione in cui l’esercito prende il comando del Paese. La soluzione potrebbe essere un’autocrazia militare, direttamente così… Ci hanno scassato per anni con la sacra “democrazia” demilitarizzata, la bandiera arcobalenata della Pace, la marcia di Assisi, “l’Italia ripudia la guerra” (e quindi, i suoi soldati?), il servizio civile, etc. E poi Pinochet: dove lo mettiamo Pinochet e il suo golpe crudele contro il papà della scrittrice Feltrinelli? (massone totale e desideroso di piazzare missili sovietici sotto il sedere degli USA, l’Allende).
Negli anni Settanta era tale, la fobia dei militare al potere, che fecero un film comico con Ugo Tognazzi, “Vogliamo i colonnelli”. La clip con il discorso in neogreco del generale Andreas Automatikos, ospite ellenico dei congiurati, spopola ancora in rete. Ora i colonnelli li vogliono davvero!
Chi scrive ricorda la sua insegnante di prima media, una bella triestina che si chiamava Eufemia. Di solito spiegava la storia parlando molto rapidamente, ma un bel giorno, si prese una pausa, sospirando e guardando fuori dalla finestra, per impartire a quei ragazzi di 12 anni un insegnamento duraturo: “il giorno che a dirigere il traffico vedrete un soldato invece che un vigile, dovrete preoccuparvi”. Ecco: ora i militari non dirigono ancora il traffico, ma trafficano i vaccini. Cioè: dirigono il traffico di sostanze dentro il nostro corpo – sono i vigili urbani dell’mRNA.
Tuttavia, la vera questione non è lo scandalo del “democratico” giornalista degli Agnelli che contempla la possibilità dei rappresentanti, più o meno eletti dal popolo, sostituiti con i militari. La vera questione è: Perché? Perché arrivare a invocare qualcosa che assomiglia vagamente a uno di quei sistemi politici che da decenni ci hanno educato a detestare e a considerare illiberali, invivibili, inferiori?
A quale scopo fare questo salto verso la mano militare? Beh, è presto detto: la siringa! Hanno il coraggio di dire che non considerano l’obbligo, tuttavia, è da subito che sono andati a pescare nel mondo in cui la libertà di scelta non è sempre contemplata, dove si obbedisce e basta: la caserma.
Ricorderete la sceneggiata del primo lotto arrivato a poche ore dal Natale – la discesa del divin vaccino! – nello scorso dicembre. Eravamo davanti ai germi di una “religione militare del vaccino“. Tuttavia, se ci pensate, i militari qui non sono il fine, ma lo strumento. Il fine vero, è la siringa. Bisogna “armare la siringa”. Farla trasportare da persone implacabili, addestrate a combattere, all’esecuzione di ordini – e ricordiamoci che un militare quando si esercita con un’arma si esercita anche a uccidere, o quantomeno a trasmettere l’idea che può farlo.
Sì, i militari sono il mezzo con cui la siringa deve penetrare ancora più a fondo nel popolo italiano. Non siamo soli: Renovatio 21 ha riportato di come la Guardia Nazionale del Texas pattugli le strade offrendo vaccinazione nei bar e dei minimarket. Per il trionfo finale della “dea siringa”, ben venga lo scenario sudamericano, dunque.
Tuttavia, questa combinazione soldati + vaccino l’abbiamo già vista, e proprio in Sudamerica. E con risultati imprevedibili – anzi, proprio una bella eterogenesi dei fini… Ad inizio Novecento in Brasile, Paese da sempre a forze trazione massonica, si sviluppò quella che gli storici chiamano “Revolta da Vacina“, la rivolta del vaccino (1904).
Il governo carioca aveva stabilito di implementare una vaccinazione coatta contro il vaiolo, casa per casa: così, come si vede nelle vignette d’epoca, e mandò le forze dell’ordine dotate di armi e siringa per vaccinare tutti. Il popolo di Rio però si ribellò, ne nacquero scontri violentissimi. Ad un certo punto alla rivolta aderirono anche gli studenti dell’Accademia militare. Si rischiò un golpe, un un vero golpe-autogol, un autogolpe. Il governo decretò lo stato di assedio. Contestualmente, sospese la vaccinazione obbligatoria. I moti, piano piano, si spensero.
Tiriamo le somme di questa storia brasiliana: è davvero bizzarro che pur di vaccinare tutti, il potere non solo incorre nella riprovazione popolare, ma va a rischiare persino non solo l’esplosione del malcontento popolare, ma addirittura un golpe fatto dagli stessi membri dell’esercito. Ora, che la storia non insegni niente a tante persone in Italia – specie quelle che abbaiano per avere a fine mese un grasso, sicuro stipendio – mica è una novità. Ma ci risparmino la retorica e le foglie di fico, ci dicano che siamo davvero in guerra contro il nemico invisibile che si annida nel nostro vicino di tavolino al bar, chiudano anche i supermercati (sì, compreso quel 40% in mano alle coop) e procedano ai razionamenti distribuiti da camion militari assiepati di persone affamate che aspettano un pacco di pasta o una pagnotta per la famiglia. Davvero, lo facciano. Tutto avrebbe più senso – persino i loro stipendi, rimasti invariati mentre le partite IVA muoiono… e i loro titolari poco dopo, talvolta, si suicidano.
Rendetevi conto: non sanno davvero quello che stanno facendo. Pretendono di comandare. Ma quale Pinochet, qui siamo a Sturmtruppen.
Articolo di Roberto Dal Bosco
Fonte: www.renovatio21.com