di Riccardo Pizzirani
E così, nell’inerzia e nell’apatia, tra un europeo di calcio ed un oro alle olimpiadi, da oggi entra in vigore in Italia la Segregazione: il disperato tentativo del Governo di BCE e Big Pharma di estorcere il libero consenso vaccinale, tramite il ricatto e le privazioni.
La norma è molto semplice: per tutti i cittadini che non hanno voluto dotarsi di lasciapassare governativo rimarranno fissi tutti i doveri, ma caleranno fortemente i diritti. A costoro:
– Sarà proibito l’accesso ai ristoranti al chiuso.
– Sarà proibito visitare i propri parenti in ospedale.
– Sarà proibito l’accesso agli spettacoli all’aperto, agli eventi sportivi, a sagre, fiere, convegni e congressi.
– Sarà proibito l’accesso a musei, mostre e biblioteche.
– Sarà proibito l’accesso a piscine, palestre e centri benessere al chiuso, a centri termali, parchi tematici e di divertimento.
– Sarà proibito l’accesso a centri culturali, centri sociali e ricreativi al chiuso, a sale gioco, sale scommesse, e casinò.
– Sarà proibita la partecipazione a concorsi pubblici.
E poi, da settembre, sarà proibito salire su treni, navi ed aerei. E ai professori universitari che non piegheranno la testa, dopo 5 giorni di trasgressione sarà loro negato lo stipendio.[1]
Questa mossa dell’esecutivo genera due importanti riflessioni:
La prima riguarda la cattiveria, l’insita malvagità che questa norma scatena volontariamente all’interno delle famiglie, creando dissidio tra genitori e figli, visto che le proibizioni interesseranno anche i ragazzini a partire dai 12 anni, che potrebbero semplicemente non capire perché i loro genitori scelgano di farli vivere ulteriormente in disparte dai loro coetanei e dalla società, pur di non sottoporli ad un medicinale sperimentale, inutile e dannoso. Inutile per loro, perché a loro la malattia non fa nulla. Inutile per gli altri, perché il vaccino non blocca i contagi. Dannoso perché come tutti i farmaci ha effetti collaterali.
Il tutto mentre i media complici continuano a suggerire che a settembre, alla riapertura delle scuole, le uniche due scelte saranno o la vaccinazione o la didattica a distanza, e che quindi tantovale adeguarsi fin d’ora e poi “non pensarci più”.
La seconda considerazione riguarda invece il mondo del lavoro, visto che le proibizioni non si limitano solo all’accesso ai luoghi sopra descritti, ma si estendono anche all’esercizio delle attività lavorative [2] collegate, rappresentando un deciso passo in avanti rispetto al precedente ricatto vaccinale attivo già da un paio di mesi sui lavoratori della sanità, norma che li obbligava a scegliere liberamente tra vaccinarsi o essere demansionati/essere messi in sospensione forzata senza paga.
Chi vorrà difendere i diritti dei lavoratori?
Di certo non le associazioni di categoria, visto che Confindustria [3] ha fatto trapelare già dal 20 luglio una mail a firma del direttore generale Francesca Mariotti in cui si ipotizzava anche per l’industria “l’obbligo per i dipendenti a pena di cambio mansioni o sospensione dallo stipendio”.
Sullo stesso tono le affermazioni del leader di Confimprese [4] Mario Resca, il quale sostiene che “chi fa impresa non può essere No vax e chi lavora, dalle fabbriche ai centri commerciali, non può non essere vaccinato. E se decide, in piena libertà, di non farlo, deve stare a casa”.
E il sindacato connivente [5] ha già dichiarato la resa pur di evitare di dover combattere: lo scorso 3 agosto i tre leader sindacali hanno prima affermato che… “non abbiamo nulla in contrario sul piano del principio all’estensione del green pass come strumento che certifica l’uso del vaccino. Ma abbiamo ribadito che questo non può diventare uno strumento che le imprese possono utilizzare per licenziare, per demansionare o per discriminare i lavoratori o le lavoratrici” e poi hanno direttamente raccontato al premier quale sarà il punto di ritirata prestabilito: “per introdurre l’obbligo vaccinale e il green pass serve una legge, e non dovrà comunque portare a licenziamenti sul luogo di lavoro”.
Quindi luce verde su demansionamenti e azzeramento della paga, la colpa se la deve prendere il Governo con una legge, e in cambio non ci saranno problemi: il cerino resterà in capo ai lavoratori che potranno “liberamente scegliere” di fare come gli viene detto, o affrontarne le conseguenze.
Saliamo allora al livello politico, e troviamo la stessa identica linea. Tanti partiti così diversi all’apparenza, ma che parlano con una voce sola riguardo le proibizioni da istituire. Nessuno che si ricorda alcun articolo della Costituzione, fosse anche il principio su cui la nostra è una repubblica basata sul lavoro.
E sebbene in tanti abbiano colpe per la situazione in cui ci troviamo, maggiori colpe ce le hanno quelli che ci raccontavano di voler cambiare le cose in meglio, ed invece sono stati la migliore stampella del Sistema per traghettare un paese libero in questa dittatura sanitaria.
Quelli che, a conti fatti, sono serviti nell’ultimo decennio per veicolare il dissenso popolare verso un vicolo cieco di totale inutilità, senza farlo esplodere nelle strade e nelle piazze come invece è avvenuto ad esempio in Francia con i gilet gialli, che da anni vanno a farsi bastonare pur di difendere i loro diritti.
Un’operazione psicologica senza pari, che ha ingannato per anni schiere di attivisti in buonafede, che ora si trovano a dover fare i conti con la realtà, mentre i leader di anno in anno cercavano solo di vendersi al potente di turno, fosse essa l’Europa, la BCE, la Nato, Big Pharma, o più ultimamente, i colleghi politici degli altri partiti, anche quelli apertamente contigui con Mafia, massoneria e P2.
Infatti i nostri “eroi a 5 stelle” [6] si sono più che adeguati alla linea unica calata dall’alto, con il Sottosegretario alla Sanità, il 5 stelle Sileri, che in un’intervista al Corriere sostiene che “il green pass va esteso se crescono I contagi. Obbligatorio per lavorare? È un’idea da considerare”
Conclusione
Il tempo è finito e i nodi sono venuti al pettine. Le maschere sono calate quasi tutte, e speriamo che almeno adesso sia chiaro a ciascuna persona che abbia voglia di informarsi che non esiste alcuna rappresentanza per gli interessi popolari, né nelle associazioni di lavoratori, né nel sindacato, e men che meno nella politica.
La considerazione non è banale, perché una volta bruciata anche la carta a 5 stelle, il Sistema ne ha già in serbo un’altra: se come pare, l’agenda dei prossimi mesi prevederà di premiare i successi di Mario Draghi eleggendolo come Presidente della Repubblica, parallelamente essa prevede che il crescente scontento popolare venga assorbito dalla finta alternativa di un nuovo governo Meloni, che ad oggi non ha saputo/voluto fare alcunché di concreto contro queste norme, e che una volta eletta semplicemente “cambierà tutto per non cambiare niente”. E che infatti non prenderà alcun impegno in tal senso.
E se sarà così, mentre cerchiamo di capire come uscire da questo guaio, possiamo almeno provare a non cacciarci in guai anche peggiori continuando a farci fregare come finora?
Riferimenti:
Articolo di Riccardo Pizzirani
Fonte: https://www.luogocomune.net/21-medicina-salute/5830-apartheid-all-italiana