di Francesco Carraro
Siccome l’idiozia non va mai in ferie, quest’estate è stato presentato alla Camera dei Deputati un disegno di legge “per la formazione alla genitorialità e per il sostegno della responsabilità educativa dei genitori”. Enti e movimenti privati, saranno chiamati ad allestire corsi di “accesso alla genitorialità”.
Come sempre, quando si tratta di norme partorite dai nostri legislatori, la grammatica zoppica, la sintassi vacilla e la logica va a prendersi un caffè. Il che rende difficile decifrare in cosa si tradurrà l’ennesima pirlata partorita dagli “uffici per la complicazione degli affari semplici” gestiti in regime di monopolio dal PD.
Però, due o tre cose le abbiamo intuite. Primo: la legge non dovrà comportare oneri aggiuntivi per lo Stato, come qualsiasi altra riforma di quello Stato senza cassa e senza fondi, che risponde al nome di Repubblica Italiana. Secondo: i costi inevitabili graveranno sui cittadini i quali, di riffe o di raffe, dovranno pagare per ottenere i “benefici” che essa promette. Terzo: la legge andrà ad arricchire organizzazioni sociali ed enti culturali allineati con le più recenti e invasive teorie sull’educazione-manipolazione permanente della persona. Infine, e soprattutto, la legge – ove approvata – attiverebbe un percorso didattico, persino a carico di chi intenda applicarsi nell’esercizio più naturale del mondo, dopo quello di fare un figlio: educare un figlio.
Curioso, non trovate? Nell’era della sedicente libertà assoluta dove tutti, ormai, sono liberali, liberisti e libertari (mica solo i radicali) si affastellano, di giorno in giorno, proposte di legge, e leggi vere e proprie, destinate a disciplinare, regolamentare, sanzionare tutti gli ambiti della vita umana, persino quelli un tempo sottratti per definizione all’interferenza dello Stato come, ad esempio, gli inviolabili limiti dell’intimità familiare.
La prima regola di uno stato autenticamente liberale, dovrebbe essere, per antonomasia, la ‘libertà’ dei consociati maggiorenni. A diciott’anni sei destinatario di diritti e di doveri come tutti i tuoi pari, ma hai anche la sovrana possibilità di condurre la tua esistenza come meglio ti aggrada. Puoi sposarti, mettere su famiglia e decidere di educare i tuoi pargoli in piena autonomia. Non ti serve una licenza, tantomeno corsi correttivi o integrativi, perché lo Stato ha fiducia in te. Ti presume maturo e responsabile.
Ma parliamo di uno Stato che ti rispetta, ti sostiene se ti sposi e proliferi, ti tutela quando vai in pensione e ti ci manda a un’età decorosa. Oggi va in onda, e va di moda, un altro tipo di Stato. Quello del welfare a costo zero che se ne frega del benessere economico dei cittadini, del loro diritto a un lavoro dignitoso e ai più elementari servizi sociali; uno Stato che se ne sbatte, insomma, del governo della ‘cosa pubblica’ nell’accezione più nobile del termine.
In compenso, esso si ingegna fanaticamente nel governo della ‘cosa privata’, nell’ammaestramento della psiche individuale, nella gestione di ogni benché minimo interstizio della coscienza dei singoli e dei loro rampolli.
Così, nel mentre destruttura la famiglia tradizionale assecondandone le più repellenti e degeneri ibridazioni, introduce la patente per chi ha la ‘presunzione’ di esercitare il diritto primordiale all’educazione dei propri figlioli. Non sa tutelare i propri confini nazionali, ma non si fa scrupolo di varcare impunemente i confini delle case dei suoi cittaadini.
Articolo di Francesco Carraro
Fonte: www.francescocarraro.com
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