di Francesco Grandis
L’uomo medio sopporta molte cose, ma se c’è una cosa che proprio non sopporta, è sapere che qualcuno ha smesso di sopportarle. Negli ultimi anni ho maturato una posizione sempre più aspra contro l’attuale sistema del lavoro. La mia reazione è stata “mollare tutto e partire”, nel contesto più ampio di una personale ricerca della Felicità.
Quando racconto la mia storia però, c’è sempre qualcuno che mi risponde: “eh, bravo, però se tutti facessero come te, chi fa il pane, dopo? La società crollerebbe”. Oggi a questo rispondo così: “Io non sono semplicemente uno che ‘ha mollato tutto ed è partito’, questo è solo l’aspetto più superficiale. Nella sostanza, io sono uno che negli ultimi cinque anni si è dedicato più alla ricerca della propria serenità che alla carriera o al denaro. Se tutti facessero come me la società crollerebbe? No, cambierebbe, ed è un’ottima ragione per insistere”.
La società non è un ente astratto e immutabile, una scatola che ci contiene e determina i nostri confini. Siamo noi la società, ognuno di noi lo è, e se ci muovessimo tutti nella stessa direzione, essa seguirebbe di conseguenza. Se tutti facessero come me, o qualcosa di simile, la società farebbe altrettanto, anteponendo il benessere delle persone al puro materialismo. I sistemi economici, produttivi e di governo evolverebbero per interpretare i nuovi valori. Non servirebbe più “mollare tutto e partire” per cercare la felicità.
Utopia? Certo che lo è! Ma una persona molto migliore di me disse, tanti anni fa: “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Nel mio piccolo e con tutti i miei limiti ho fatto un passo in questa direzione. Non predico l’anarchia o lo sfascio delle istituzioni. Io credo nelle società degli uomini, nella legge, nella cooperazione e nell’amicizia tra i popoli, ma ciò che abbiamo creato con la civiltà occidentale è sbagliato. Si basa su valori fasulli che vanno contro la serenità dell’individuo. Il profitto è premiato più che il progresso reale; il consumismo vince sulla sostenibilità; la ricchezza di pochi è più importante del benessere di tutti.
Come può restare in piedi un sistema così sbagliato? Esso si basa su fondamenta stabili: la capacità di sopportazione dell’uomo medio. Perché l’uomo medio sopporta l’idea di scambiare la maggior parte dei suoi anni migliori in cambio di denaro, che nella migliore delle ipotesi non gli serve, e nella peggiore non gli basta.
L’uomo medio sopporta lo stress per undici mesi l’anno, poi spende i soldi guadagnati per riprendersi la salute che ha perso per guadagnarli.
L’uomo medio sopporta i lunedì mattina, anche se li odia. Poi aspetta tutta la settimana l’arrivo del weekend, e lo passa annoiandosi.
L’uomo medio sopporta di dare le chiavi della propria vita a una banca, e di lavorare trent’anni per comprare una casa in cui passa meno tempo che in ufficio.
L’uomo medio sopporta gli aumenti del costo dell’energia, le nuove tasse, i tagli all’istruzione e alla sanità, le sistematiche prese per il culo dei politici, i reality in televisione, l’informazione deviata, le notizie sui vip in vacanza e gli allarmi sulla pandemia annuale.
L’uomo medio sopporta anche l’inquinamento, le guerre pilotate, la deforestazione, i massacri, i fondamentalismi religiosi e l’odio razziale.
Ma se c’è una cosa che l’uomo medio proprio non sopporta, è sapere che qualcun altro ha smesso di sopportare tutta questa merda.
Perché ogni persona che dice “basta” è uno schiaffo alla normalità e alla routine. È una sveglia, che ci strappa all’improvviso dal sonno profondo e ci costringe ad osservare la realtà. E la realtà è che tutti gli anni passati a sopportare questa o quell’altra cosa non torneranno mai più indietro. Troppo occupati a fare i bovini da soma per qualcun altro, il tempo è scivolato via, i nostri figli sono cresciuti e se ne sono andati via di casa, e i nostri sogni sono sbiaditi, dimenticati in qualche cassetto.
La realtà fa paura, e la paura è insopportabile. Meglio rimediare subito allo strappo, mettere una pezza all’abitudine, e trovare una scusa qualsiasi per tornare a dormire, come se nulla fosse. Una scusa come: “eh, se tutti facessero come te…” Ma sarebbe davvero così brutto?
Articolo di Francesco Grandis, autore di “Sulla Strada Giusta – Non conta da dove sei partito, ma dove hai scelto di andare” Ed. Rizzoli
Fonte: https://www.wanderingwil.com/sopportazione-uomo-medio-se-tutti-facessero-come-me/
Bellissimo articolo mi ci rispecchio in pieno…e aggiungerei che questa società al contrario di tutelare la salute la sta massacrando….