Le profezie di Bettino Craxi su Europa e immigrazione in un cortometraggio

di Roberto Vivaldelli

“Ecco il nuovo cortometraggio realizzato dalla Fondazione Craxi! In questi giorni in cui tutti parlano di Europa, ecco le preveggenti parole di Bettino Craxi. Più di un trentennio fa, Craxi, metteva già in guardia l’Europa dei rischi che correva e delineava cosa dovesse essere o meno l’integrazione comunitaria…”.

Craxi ad Hammamet

Craxi ad Hammamet

Così la figlia Stefania Craxi ha presentato sui social il nuovo cortometraggio dedicato al padre-statista e alla sua visione dell’Europa (in fondo il link al video).

Ne emerge la straordinaria lucidità e lungimiranza politica dell’esponente socialista, nonché la sua chiara visione dell’Italia inserita nel contesto geopolitico del Mediterraneo. Profetiche le sue parole sull’immigrazione dall’Africa subsahariana pronunciate al Forum “L’Europa e il Maghreb” del 1987: “Dobbiamo sapere che nella riva sud del Mediterraneo queste popolazioni sono soggette ad un tasso di incremento demografico che è ancora molto alto. Sono iniziate correnti emigratorie e migratorie che, in assenza di un accelerato processo di sviluppo che abbracci tutta la riva sud del Mediterraneo, sono destinate a gonfiarsi in maniera impressionante. E saranno delle tendenze inarrestabili e incontrollabili. Paesi con popolazioni giovanissime che naturalmente vanno verso le luci della città, se noi non accenderemo le luci in quei Paesi”.

Italia centro nevralgico della vita del mondo

“La regione mediterranea è stata, è e sarà, un centro nevralgico della vita del mondo… è questo l’orizzonte naturale dell’Europa” disse Craxi al Forum sul Maghreb, ben documentato nel cortometraggio realizzato dalla Fondazione Craxi. L’Italia è una nazione immersa, per definizione, nel Mediterraneo. Siamo una nazione euro-mediterranea. Purtroppo nel Mediterraneo ci sono fenomeni su cui bisogna fare i conti: uno è la tendenza alla separazione, che è una tendenza culturale, ideologica, la tendenza a determinare una separazione radicale tra l’identità culturale e religiosa islamica e la civiltà occidentale.

Una tendenza molto forte, che nasce da fenomeni di frustrazione, di un bisogno di identità più marcato e più difeso, che nasce dall’insufficienza dei rapporti o dai rapporti mal costruiti sulla base del colonialismo e del post-colonialismo dai pesi europei in queste nazioni. Bisogna lavorare in modo che questa tendenza, che è molto forte – e del resto abbiamo sotto gli occhi certe sue esplosioni nel Nord Africa che potrebbero dilagare in tutti gli altri paesi – sia vinta attraverso il dialogo, il confronto, l’integrazione sulla base del rispetto reciproco e della conoscenza reciproca”.

La competitività all’interno dell’Europa

Certo andiamo verso una Europa in cui la competitività si farà assai più diretta e assai più aggressiva. Quindi da noi da un lato dobbiamo temere la modernità e la forza dei sistemi produttivi delle grandi nazioni europee, anche se penso che loro debbano temere la creatività, l’intraprendenza e l’intelligenza degli italiani”.

Ecco il video: 

Articolo di Roberto Vivaldelli

Fonte: http://www.oltrelalinea.news/2017/07/05/le-profezie-di-bettino-craxi-su-europa-e-immigrazione-in-un-cortometraggio/

PROFUGOPOLI
Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati
di Mario Giordano

Profugopoli

Quelli che si riempiono le tasche con il business degli immigrati

di Mario Giordano

Marco Giordano svela i retroscena di uno dei più grandi giri d'affari degli ultimi anni: quello della gestione degli immigrati.

La società che organizza corsi per buttafuori e addetti alle pompe funebri ed è controllata dal noto paradiso fiscale dell'isola di Jersey. L'ex consulente campano che con gli immigrati incassa 24.000 euro al giorno e gira in Ferrari. La multinazionale francese dell'energia. E l'Arcipesca di Vibo Valentia. Ecco alcuni dei soggetti che si muovono dietro il Grande Business dei Profughi: milioni e milioni di euro (denaro dei contribuenti) gestiti dallo Stato in situazione d'emergenza. E proprio per questo sfuggiti a ogni tipo di controllo.

Dunque finiti in ogni tipo di tasca, più o meno raccomandabile. Si parla spesso di accoglienza e solidarietà, ma è sufficiente sollevare il velo dell'emergenza immigrazione per scoprire che dietro il paravento del buonismo si nascondono soprattutto gli affari. Non sempre leciti, per altro. Fra quelli che accolgono gli stranieri, infatti, ci sono avventurieri improvvisati, faccendieri dell'ultima ora, speculatori di ogni tipo.

E poi vere e proprie industrie, che sulla disperazione altrui hanno costruito degli imperi economici: basti pensare che, mentre il 95 per cento delle aziende italiane fattura meno di 2 milioni di euro l'anno, ci sono cooperative che arrivano anche a 100 milioni e altre che in dodici mesi hanno aumentato il fatturato del 178 per cento. Profugopoli è un fiume di denaro che significa potere, migliaia di posti di lavoro, tanti voti.

E che fa gola a molti perché, come è noto, "gli immigrati rendono più della droga".

Però l'impressione è che Mafia Capitale, che tanto ci ha indignato, sia solo l'inizio: c'è un pentolone da scoperchiare che non riguarda solo Roma, ma tutta Italia. Lo ha detto anche il capo dell'Anticorruzione Raffaele Cantone: "Temo abusi di un sistema diffuso". Diffuso sì, ma quanto? Leggendo queste pagine ne avrete un'idea. Profugopoli, infatti, vi anticipa gli scandali che stanno per scoppiare, e vi svela ciò che nessuno ha ancora svelato: le coop sospette che continuano inspiegabilmente a vincere appalti, i personaggi oscuri, gli affidamenti dubbi, i comportamenti incomprensibili di alcune Prefetture.

Come si giustifica, per esempio, che nel Nordest si aggiudichi bandi di gara a ripetizione una coop modenese, guidata da uno studente ventiduenne, già segnalata per "gravi inadempienze, poca trasparenza e false comunicazioni"? Tutti gli scandali sono insopportabili.

Ma quelli che si fanno scudo della generosità sono i peggiori. E vanno denunciati, in primo luogo per rispetto ai tantissimi volontari perbene: questo libro è dedicato proprio a loro, che ogni giorno tendono la mano al prossimo senza ritirarla piena di quattrini. E che, perciò, non possono essere infangati da chi ha trasformato l'accoglienza in una grande mangiatoia. Perché se i volontari aiutano gli altri è per cercare di guadagnarsi il paradiso. Quello vero, non quello fiscale.

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