di Marìca Spagnesi
Gli allevamenti lager? Esistono perché noi vogliamo carne, uova, latte e formaggi ogni giorno, a bassissimo prezzo e in quantità industriali per soddisfare la nostra voracità spaventosa mascherata da cultura, tradizione e gusto da gourmet.
Non esiste persona che di fronte alle immagini sconcertanti di violenza e incuria nei confronti degli animali da allevamento, dica che sia giusto o rimanga indifferente alle denunce che ormai iniziano a diffondersi con sempre maggiore frequenza sui social, sui giornali, su internet e in tv. Anche le reazioni di chi sostiene la tesi di una sana alimentazione onnivora, sono di distanza dai quei produttori così “brutti e cattivi” che non si fanno scrupoli di tenere esseri viventi (esattamente come noi), in strutture che hanno tutte le caratteristiche e le dinamiche di veri e propri campi di sterminio organizzati. Nessuno è d’accordo.
Ma, si sa, quelli sono casi particolari… non è davvero così che avviene la produzione di carne. Non è così che si produce il latte o la nostra tradizionale e irrinunciabile mozzarella di bufala! E invece, ogni giorno vengono perpetrati maltrattamenti e torture ad esseri senzienti, pensanti e sofferenti (esattamente come noi), vengono fatte stragi di cuccioli per procurare piacere, diletto, divertimento sottoforma di “gusto”, “tradizione”, “cucina mediterranea” e altre espressioni che coprono come pesantissimi sipari le verità scomode e vergognose che non vogliamo vedere, che neghiamo, che allontaniamo il più delle volte consapevolmente…
Non c’è video di approfondimento, non c’è intervista o articolo che “salvi” questi modelli di produzione. Certo che sono condannabili, chi vuole essere così cattivo da dirsi favorevole? Chi vuole apparire così poco sensibile, empatico o indifferente? Persino gli chef stellati, perfino i nutrizionisti carnivori si dissociano da codesto sistema, che è capace di costruire un’intera filosofia del mangiare sano, su una tradizione fatta di violenza sempre meno sostenibile.
Non c’è azienda che “in apparenza” non si veda pronta a correre la gara del naturale e del rispettoso del benessere animale, quand’anche la sua produzione dica ben altro. Fioriscono pubblicità presentate al pubblico incipriate e confezionate a dovere, col nastro brillante della mucca munta a mano o il filtro romantico quanto disonesto dei vitellini con la loro mamma.
Ci vuole così poco a comprarci, così poco a convincerci, non perché venga messa in atto chissà quale magia o perché le aziende che producono carne siano dei grandi geni criminali… ci vuole poco e ci vorrebbe ancora meno, perché noi non vogliamo rinunciare al nostro piacere. E’ il piacere quello che ci muove. E’ in nome del piacere che possiamo chiudere gli occhi davanti a ogni efferatezza che sappiamo molto bene esistere e compiersi nei confronti di milioni di animali ogni anno, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. E’ il piacere che ci spinge a liquidare sotto forma di “estremismo”, le opinioni di chi denuncia tale realtà. E’ il piacere che, ancora, ci muove a prendere le distanze da queste verità, sapendo bene che gli allevamenti intensivi non sono rarità, ma la vera e tristissima norma quotidiana.
Quindi, è inutile fingere: gli allevamenti lager esistono perché noi, noi e nessun altro, vogliamo carne, uova, latte e formaggi. Noi siamo i responsabili di tutto questo, ogni giorno quando facciamo la spesa, quando redigiamo i nostri menu, quando chiudiamo gli occhi pensando che tutto sia giusto perché così è sempre stato. Ogni smorfia di disgusto, ogni parola di distanza in proposito deve essere rivolta a noi stessi, solo ed esclusivamente a noi. Siamo noi i mandanti, i primi respnsabili, i primi che possono cambiare direzione. Dissociarsi non è più sufficiente. Diventare consapevoli, fermarci a riflettere su ciò che acquistiamo e scegliamo e cambiare il nostro modo di mangiare, è l’unica, vera e indispensabile strada. Per noi e per gli altri animali… se vogliamo continuare a dirci umani.
Fonte: http://www.ilcambiamento.it/articoli/allevamenti-lager-colpa-della-nostra-voracita