Gilles Farcet, stretto collaboratore di Arnaud Desjardins, propone nel suo “Manuel de l’anti-sagesse” (Manuale dell’anti-saggezza) un approccio originale e divertente al cammino spirituale.
Anziché cercare di dire che cosa è un percorso spirituale autentico e come sidispiega (il contesto qui è quello dell’Adhyatma Yoga insegnato da Swami Prajanapad) si concentra su cosa esso non è, rivelando tutti i mezzi a disposizione del non-praticante che voglia assicurarsi il più totale ed eclatante fallimento, rispetto alla propria crescita e sviluppo in quanto essere umano.
Eccone uno stralcio:
Mangiare
È importante dimorare fiduciosi nel principio di divisione (n.d.t. ovviamente il principio di riferimento della tradizione di Prajnanpad è quello dell’unità e indivisione del tutto tipico del Vedanta) e quindi non portate alcuna attenzione e cura ai gesti elementari del quotidiano. A questo proposito i pasti rappresentano momenti particolarmente propizi alla non-pratica, ottime occasioni di inconsapevolezza e sparpagliamento (di sè).
Cominciate risolutamente a calpestare qualunque idea di disciplina a partire dalla colazione. Sedetevi non importa come, dimentichi della giusta postura, così come avete fatto durante la vostra meditazione. Servitevi con totale avidità. Dall’inizio alla fine del pasto, chiacchierate senza sapere quel che dite e senza gustare in alcun modo quel che mangiate, mentre ingoiate il cibo in quantità eccessiva.
Sopratutto, non cercate di compiere in modo cosapevole i gesti necessari al nutrimento; manipolate cucchiaio, forchetta e coltello con totale disinvoltura. Quanto all’ingestione degli alimenti, non mangiate, ingollate. Non si tratta qui di assaporare quel che avete in bocca, quanto di riempirvi a gran velocità, nel tentativo disperato quanto incosapevole, di colmare il vuoto che vi abita dentro.
Questo rapporto meccanico con il cibo presenta numerosi vantaggi per la non-pratica: non solo non siete attenti, ma la vostra stessa distrazione vi impedisce di gustare quello che assorbite senza favorire in alcun modo, in un colpo solo, la moderazione. In effetti, minore è il piacere che vi concedete nel gustare e più dovete compensare la qualità con la quantità, inducendo uno stato fisiologico di pesantezza poco propizio all’atto dello stare svegli. Il vantaggio è quindi considerevole e multidimensionale dal punto di vista del sabotaggio.
Abbiate come regola di lasciare sempre la tavola con lo stomaco rimpinzato al limite e la sensazione di non poter ingurgitare un boccone di più senza rischio di scoppiare. L’energia sottile indispensabile alla presenza sarà così mobilitata per il laborioso processo della digestione.
In sintesi: mangiate senza consapevolezza, quindi senza piacere, e senza moderazione.
Guidare la macchina
Un altro estratto del Manuale dell’Anti-Saggezza di Farcet merita di essere tradotto, perchè riguarda un tema particolarmente caro all’italiano medio: l’automobile. Sempre nel suo stile tutto “alla rovescia”, Gilles ci mostra adesso come l’atto di guidare, così comune e ricorrente nella quotidianità della maggior parte di noi, possa essere una formidabile occasione di involuzione spirituale, da cogliere al balzo se vogliamo diventare dei veri non-praticanti e dimorare stabilmente in uno stato di inconsapevolezza, oblio di sè e identificazione continui.
A questo proposito (assicurarsi uno stato di non-vigilanza ininterrotto), il vostro Nemico spirituale vi consiglia di trascorrere più tempo possibile in auto, essendo l’automobile un luogo privilegiato per esercitarsi all’essere tesi-verso. Si dovrebbe forse parlare di “ego-mobili” visto il modo in cui la sacrosanta “macchina” si è mutata, nella nostra società, in estensione simbolica del Me.
Uno spazio chiuso e protetto dal quale si può comprendere il mondo attraverso dei vetri, in contatto con l’altro e al tempo stesso separati, una piccola bolla centrata sul guidatore-possessore fieramente installato al comando, eventualmente circondato da passeggeri che, benché incorporati nel piccolo universo dell’autista, si ritrovano sottomessi alla sua volontà perchè non possono guidare; la vettura è un vero ego rotolante.
Dalla sua posizione di controllo (notare a quale punto tutte le pubblicità di auto insistono sui concetti di “potenza” e “controllo”) il conducente si lancia aggressivamente incontro ad un mondo “esteriore” che suppone appartenergli, riservato al suo personale uso e come tale sottomesso al proprio piacere.
L’egomobilista rotola sulla “sua” strada, intorno alla quale incrocia un numero più o meno grande di altri che, ben inteso, guidano “male” – e in ogni caso meno bene di lui – e, per giunta hanno l’impudenza di bloccargli il passaggio o di costringerlo a rallentare nella sua corsa implacabile, quando invece semplicemente non dovrebbero trovarsi lì.
Approfittate quindi appieno di questo spazio privilegiato che è la macchina, per coltivare la non-vigilanza. Identificatevi con il vostro veicolo, vetrina rutilante del vostro augusto Me. Appena saliti a bordo lasciate le vostre inibizioni e altre creanze superflue. Voi siete il maestro, dio dell’asfalto, re della strada, vale a dire dell’universo.
Abbiate come prima regola quella di non rispettare mai i limiti di velocità. A piedi bisogna piegarsi alle usanze ma una volta in macchina, eccovi intoccabili, soggetti a nessuna legge oltre la vostra, l’unica legittima. Andate sempre avanti, il mondo vi appartiene e gli altri non hanno alcun diritto se non quello di togliersi rispettosamente al vostro passaggio. E se questi se ne dimenticano momentanemente, rimetteteli al loro posto, vale a dire sulla destra, ricordandogli il loro stato di inferiorità con forti colpi di abbaglianti che loro hanno l’obbligo di rispettare.
Un altro, il pagliaccio, osa esitare un secondo prima di svoltare a destra o sinistra mentre voi, sempre fieri e sicuri, percorrete risoluti la vostra strada? Assordatelo con il vostro clacson senza lasciargli un attimo di riflessione, poi, nel sorpassarlo, inondatelo di ingiurie che non avreste mai il coraggio di pronunciare su un marciapiede ma che, nel chiuso della vostra carrozza, vi sentite pienamente autorizzati a proferire. Il pagliaccio resosi colpevole del crimine di lesa-meaestà, ha osato farvi “perdere qualche secondo” e rallentare il ritmo di quella conquista che è per voi il tragitto minimo. […]
Riassumendo: ogni volta che salite in macchina, assicuratevi che sia l’ego ad installarsi al volante, con le mani contratte e interamente teso verso una meta che indietreggia via via che il veicolo avanza. Osservate il codice dell’egomobilista: incollatevi bene al culo di quelli che, per errore, vi precedono: ad ogni semaforo rosso, sbattete i piedi, non datevi pace finchè non arriva il verde; al minimo rallentamento, gesticolate, clacsonate, manifestate il vostro disappunto. Ogni tragitto diventerà così un’occasione per essere avvinti e identificati con le vostre fantasie di potenza totale.
Amatorialmente tradotto dal “Manuel de l’anti-sagesse” di Gilles Farcet
Fonte: http://lameditazione.com