di Simone Boscali
È stata una piccola esperienza personale e familiare, a riconfermare ancora una volta in me che il bambino, nella sua vicinanza all’Origine, tende normalmente al Bene e che è solo l’influenza degli adulti a impiantare e alimentare in loro dei falsi ego.
Pochi giorni fa ero al lago con la famiglia e stavo vicino alla mia bambina mentre si dondolava sull’altalena senza, ovviamente, troppi pensieri se non quello di spingersi fin dove voleva e divertirsi. Poi un altro bambino che sembrava appena più grande, accompagnato dalla mamma, si è messo a giocare sull’altalena a fianco.
I due bimbi hanno iniziato a guardarsi e a sorridere e sembrava che tutto dovesse andare per il meglio, fino a che la mamma del bambino non gli ha detto “Dai che ti batte!” e poi “Su che uomo sei, che lei va più in alto di te!”. Non importa quanto la mamma stesse sorridendo o quanto stesse pronunciando alla leggera quelle parole. Il bambino all’improvviso è stato distolto dal divertimento e spronato a competere. E allora ha iniziato a spingersi sempre di più in alto, guardando continuamente dove fosse mia figlia.
Ma l’ego che gli era stato forzosamente impiantato è stato frustrato, poiché la mia bambina era sempre un poco più in alto, mentre la mamma, di quando in quando, lo invitava a far meglio. Peccato che la signora non abbia notato, essendo suo figlio un po’ più alto e quindi con la gambette più lunghe, che il piccolo non poteva spingersi al massimo, essendo l’altalena molto bassa e non avendo quindi agio per piegare correttamente le gambe quando passavano vicino alla terra.
La mia invece di tanto in tanto mi guardava sorridendo e dicendomi “Papà, guarda come sono più in alto!” ed io, con discrezione ma a voce abbastanza alta per farmi sentire dall’altra signora “Piccola, spingiti dove vuoi, per il papà basta che ti diverti”.
Poi arriva anche il papà del bambino il quale, non riuscendo proprio a spingersi troppo in alto, a vincere, a essere uomo, secondo i parametri della mamma, inizia a rivolgere delle pernacchie a mia figlia, attirandosi i rimproveri del padre. E così fino a che il piccolo non si è stancato di giocare.
Nel giro di pochi minuti, le contraddizioni tutte interne al perverso mondo degli adulti, hanno riprodotto in un bambino innocente tutti i più nefasti ego che poi, crescendo, saranno destinati a riflettersi in ogni ramo: la vita affettiva, quella sociale, il lavoro e magari anche la politica, la guerra, lo sfruttamento.
Un bambino che aveva solo voglia di giocare è stato spinto a competere vedendo nell’altro (o nell’altra, nel caso specifico) non qualcuno con cui condividere un divertimento illimitato, ma un avversario al qualche andava tolta una fetta di felicità per poter accrescere la propria… ti batte… che uomo sei…
Quando questo falso ego col quale il bimbo era stato spinto a identificarsi è uscito deluso dal confronto, esso ha prodotto la reazione più comprensibile, ossia schernire l’avversario. E questo ha causato una nuova frustrazione, perché la reazione emotiva del bimbo gli ha causato un nuovo, e per lui incomprensibile, rimprovero e quindi il distacco dal genitore.
La competizione che prevale sulla cooperazione, l’appropriazione sulla condivisione, l’alienità sull’alterità. Quante volte vediamo questi atteggiamenti egoici che prevalgono nei bambini solo a seguito di una spinta da parte dell’adulto? E quali sono le conseguenze dell’identificazione di sé coi falsi ego nella vita adulta? Identificarsi nella (dannosa) competizione con l’altro e uscirne perdente, fa del sé un perdente che cercherà riscatto. Uscendone vincente, fa del sé un vincente che cercherà di reiterare il risultato egoistico della “vittoria”.
Ma ogni insegnamento necessario ci è già stato lasciato… “Non entrerete nel Regno dei Cieli se non tornerete come bambini”.
Articolo di Simone Boscali
Fonte: http://arcadianet.blogspot.it/