di Riccardo Paccosi
Nella giornata di martedì, dopo che la Corte Costituzionale della Romania aveva confermato la sua esclusione dalla candidatura a presidente, Calin Georgescu ha pubblicato un video in cui annunciava il suo ritiro rivendicando, però, d’aver disvelato la natura criminale e dittatoriale del mostro eurofederale.
Personalmente, faccio fatica ad accogliere questo pensiero consolatorio dell’ex-candidato rumeno: non foss’altro perché la sua vicenda si presenta fin da ora come modello da seguire ed esportare in altri paesi europei.
In tal senso, infatti, va il Disegno di Legge presentato dai deputati e senatori del partitino estremista “Azione” di Carlo Calenda: si prevede infatti un monitoraggio delle campagne elettorali volto a verificare influenze straniere che possano inquinare la regolarità del voto. La verifica, però, non avverrebbe solo in merito a eventuali finanziamenti esteri, ma anche in relazione alla presenza o meno di “notizie false”, vale a dire esprimenti punti di vista difformi da quello del blocco di potere dominante.
In caso d’avvenuta inviduazione di ingerenze esterne, il DDL prevede infine l’annullamento delle elezioni: esattamente come avvenuto in Romania.
Potremmo argomentare, a lungo, sulla valenza eversiva dell’ordine costituzionale di un’iniziativa del genere.
E potremmo, altresì, ironizzare ancor più a lungo sulla montagna di finanziamenti che i deputati del PD e di altri partiti della sinistra ricevono proprio da un’entità straniera, ovvero la Open Society Foundation di George Soros.
Ma al netto di tutti questi aspetti, il dato cruciale consta del fatto che il patto di convivenza democratica risulta spezzato per sempre. Questa fase storica potrà concludersi solo con la traduzione in massa di noi dissidenti nelle patrie galere o, all’opposto, nella messa sotto processo per Altro Tradimento degli estremisti e dei promotori della guerra.
Articolo di Riccardo Paccosi