La Rivincita dei Neocon alla Casa Bianca: Via Libera a Netanyahu per Rimodellare il Medio Oriente

di Paolo Mossetti

Quella che era iniziata come una campagna di espansione israeliana relativamente autonoma, guardata con distacco da Washington, potrebbe ora essere vista dagli Stati Uniti come un’occasione imperdibile. Per regolare i conti, alla faccia di qualsiasi diritto internazionale, con i nemici storici.

È quanto emerge da un resoconto del sito Politico, secondo cui negli ultimi mesi, dietro le quinte, figure di alto livello della Casa Bianca avrebbero comunicato privatamente a Israele il loro assenso alla decisione di alzare il livello dello scontro in Libano e forse anche con l’Iran. Piccolo dettaglio: tutto questo è avvenuto mentre l’amministrazione Biden pubblicamente si diceva preoccupata per l’escalation di Benjamin Netanyahu.

Alcuni funzionari statunitensi come Amos Hochstein, consigliere presidenziale, e Brett McGurk, coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente, sarebbero tra coloro che hanno dato l’ok a Israele per spostare l’attenzione militare verso Nord, contro Hezbollah, per convincere il gruppo radicale a impegnarsi in negoziati diplomatici. Una scelta che, secondo Politico, ha provocato non poche tensioni all’interno dell’amministrazione Biden, con l’opposizione di alcuni membri del Pentagono, del Dipartimento di Stato e della comunità d’intelligence. Hanno paura, i critici, che una guerra troppo in profondità contro la milizia sostenuta dall’Iran, potrebbe trascinare il Pentagono in un nuovo conflitto in Medio Oriente, mentre le elezioni presidenziali di novembre incombono.

È da metà settembre che, secondo la ricostruzione degli analisti, la paura per il cane sciolto Netanyahu avrebbe ceduto il passo alla sfrontatezza. Quando la combo degli attentati israeliani tramite cercapersone e walkie talkie e degli attacchi missilistici contro i leader di Hezbollah, che avrebbero indebolito il gruppo significativamente, ha portato settori della Casa Bianca a vedere le operazioni di Israele in Libano come un momento storico che potrebbe rimodellare il Medio Oriente per molti anni a venire, riducendo l’influenza dell’Iran nella regione e ripristinando in pieno il primato statunitense.

Si tratterebbe, in parte, anche di un rivincita di storici intellettuali neoconservatori e fautori del regime change come Robert Kaplan e Michael Ledeen, consiglieri del Pentagono che nel 2003 spinsero entusiasticamente per l’invasione irachena e ancora una decina di anni fa rimproveravano l’allora presidente Barack Obama per essere, a detta loro, troppo cedevole con l’Iran. L’ex ufficiale dell’intelligence israeliana e analista militare Kobi Michael spiega all’HuffPost: “Israele bonifica il Libano, poi tocca all’Iran. Cambierà l’architettura del Medio Oriente”.

L’establishment del pensiero strategico realista, che con Bob Gates al Pentagono con Obama aveva fatto da trait d’union tra Obama e il secondo mandato di George W. Bush, si vede dunque sconfitto rispetto al paradigma più duro, che afferma l’intollerabilità della corsa al nucleare nel Medio Oriente allargato e liquida la questione palestinese come superata dalla storia. Sostenuta, in questo progetto, da una parte rilevante delle élite arabe, tra cui quella dell’Arabia Saudita, dalla diaspora ebraica e da quella monarchica iraniana.

Mentre non è affatto detto che l’Iran sia in grado di produrre l’atomica nei tempi annunciati dai suoi nemici o che anche solo lo voglia – anche se sarebbe un deterrente formidabile – i “nuovi” neoconservatori statunitensi interpretano la guerra a Gaza e in Libano come parte di una corsa contro il tempo globale. Restano, tuttavia, dubbi profondi a Washington su come bilanciare il sostegno ad Israele con la necessità di evitare un conflitto su vasta scala che potrebbe finire sul tavolo di Donald Trump, in caso di rielezione.

Sono roba passata i timori della Casa Bianca per un confronto diretto tra Israele e Hezbollah boots on the ground: ora le fratture a Washington sembrano essersi attenuate, e l’amministrazione Biden non sostiene più un cessate il fuoco immediato in Libano. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, lo ha detto chiaramente martedì: “Sosteniamo le incursioni di Israele per degradare l’infrastruttura di Hezbollah”. In pratica ha rinnegato la proposta di un cessate il fuoco di 21 giorni avanzata dagli Stati Uniti e dalla Francia nei giorni scorsi. Proposta poi gettata in un cestino da Israele, che ha intensificato gli attacchi e assassinato il leader di Hezbollah.

Insomma, la posizione già ambigua della Casa Bianca è sempre meno ambigua: pur senza approvare pubblicamente l’intera campagna militare per timore che ciò possa portare a una guerra a pieno titolo in Libano, e soprattutto scatenargli contro il voto dei giovani e della sinistra, Biden sostiene pienamente anche questa nuova campagna punitiva di Israele: le negoziazioni sono in stallo, la rivolta dei segmenti filo-palestinesi sembra sedata con la convention che ha lanciato la vice Kamala Harris, e in Medio Oriente non si vedono forze esterne – incluso l’Iran – capaci di trattenere l’afflato più violento dell’alleanza israelo-americana.

Chiunque abbia vissuto tra il 2001 e il 2004 vedrà questo come il completamento del “Progetto per un Nuovo Secolo Americano” dei vecchi neocon. Spetterà ai fatti sul campo dire se questo arco storico si chiuderà con la rivalsa degli imperialisti o con uno smacco ancora più grande di quello di vent’anni fa.

Articolo di Paolo Mossetti

Fonte: https://it.insideover.com/guerra/la-rivincita-dei-neocon-alla-casa-bianca-via-libera-a-netanyahu-per-rimodellare-il-medio-oriente.html

SINCRONARIO GALATTICO 2024-2025 — CALENDARIO
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di José Argüelles

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di José Argüelles

Anno della Tempesta Ritmica Blu.

Organizzo al fine di Catalizzare, equilibrando energia, sigillo il processo della Autogenerazione con il tono ritmico dell'Uguaglianza. Sono guidato dal mio stesso potere duplicato.

L'Anello Solare della Tempesta Ritmica Blu ci introduce nel nuovo ciclo di Sirio e ci invita ad abbracciare il cambiamento, trovare l'equilibrio e lasciar andare ciò che non serve più.

Ci viene chiesto di coltivare il nostro sesto senso, laddove i confini del tempo lineare si dissolvono, permettendo una connessione più profonda con il mistico e il magico.

Il PAN (Planet Art Network) Italia, nodo italiano della Rete d’Arte Planetaria, celebra quest’anno la venticinquesima edizione del Sincronario delle 13 Lune di 28 Giorni.

Per l’occasione è stata arricchita con una sorpresa che i sincronauti italici non mancheranno di apprezzare.

Strumento di sincronizzazione con i cicli del tempo naturale, scanditi dalla frequenza armonica 13:20 (i numeri che codificano il calendario sacro dei Maya).

13 Lune di 28 giorni per tornare all’armonia, alle frequenze naturali registrate nella nostra biologia (il bioritmo fisico, il ciclo mestruale) e nell’astronomia (ciclo delle maree, lunazione media).

Usare un calendario artificiale e disuguale, irregolare ed irrazionale ha prodotto una cultura altrettanto irrazionale, col risultato di una divergenza dal tempo naturale che ha portato profonde conseguenze nel nostro ambiente, nella nostra cultura e nei nostri comportamenti.

Il Calendario delle 13 Lune corregge questa deviazione dalla natura e integra i cicli della Terra con quelli della Luna e del Sole in modo armonioso.

Comprende:

  • Calendario di 36 pagine a colori
  • Manuale di Uso e Manutenzione del Sincronario Galattico: 32 pagine
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