All’Onu Primo No ai “Killer Robots”

Con 164 sì e 8 astensioni l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la sua prima risoluzione – la L56 – presentata dall’Austria e sostenuta dall’Italia, sul contrasto alle armi autonome guidate dall’AI, un successo per la decennale campagna “Stop Killer Robots”. Vignarca: “Ora un trattato internazionale”.

Il 1° novembre 2023 la prima commissione (quella dedicata al Disarmo) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la prima risoluzione in assoluto mai discussa sulle armi autonome (i cosiddetti “killer robots” o LAWS) sottolineando la “necessità urgente per la comunità internazionale di affrontare le sfide e le preoccupazioni sollevate dai sistemi di armi autonome”. Dopo 10 anni di discussioni internazionali, in un contesto di rapidi sviluppi tecnologici, questo voto rappresenta un passo avanti fondamentale. Ed apre la strada alla negoziazione di una nuova norma internazionale sulle armi autonome.

Il mese scorso il segretario generale delle Nazioni Unite (UNSG) e il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) avevano lanciato un appello storico “per stabilire urgentemente nuove regole internazionali sui sistemi di armi autonome, al fine di proteggere l’umanità” entro il 2026. Pur non spingendosi fino alla richiesta di negoziati, questa risoluzione rafforza la fiducia in un percorso normativo internazionale e segnala la necessità di intraprendere un’azione politica urgente per salvaguardare dai gravi rischi posti dai sistemi di armi autonome.

La Risoluzione L56 è stata presentata dall’Austria e sostenuta da un gruppo eterogeneo di Stati interregionali, tra cui l’Italia che l’ha sostenuta come co-sponsor. Il testo riconosce “il rapido sviluppo di tecnologie nuove ed emergenti” e fa riferimento alle “serie sfide e preoccupazioni che le nuove applicazioni tecnologiche in ambito militare, comprese quelle relative all’intelligenza artificiale e all’autonomia nei sistemi d’arma, sollevano anche da prospettive umanitarie, legali, di sicurezza, tecnologiche ed etiche”. Esprime inoltre preoccupazione per “le possibili conseguenze negative e l’impatto dei sistemi d’arma autonomi sulla sicurezza globale e sulla stabilità regionale e internazionale, compreso il rischio di una corsa agli armamenti, l’abbassamento della soglia di conflitto e la proliferazione, anche verso attori non statali”.

La risoluzione chiede inoltre al segretario Generale delle Nazioni Unite di preparare un Rapporto che rifletta le opinioni degli Stati membri e degli osservatori sui sistemi di armi autonome e sui modi per affrontare le relative sfide e preoccupazioni che essi sollevano da prospettive umanitarie, legali, di sicurezza, tecnologiche ed etiche e sul ruolo degli esseri umani nell’uso della forza. Il Rapporto includerà anche le opinioni di altre parti interessate, tra cui le organizzazioni internazionali e regionali, il Comitato internazionale della Croce Rossa, la società civile, la comunità scientifica e l’industria. La risoluzione decide inoltre che l’ordine del giorno provvisorio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del prossimo anno includa un punto all’ordine del giorno intitolato “Sistemi di armi autonome letali”, fornendo un’ulteriore piattaforma all’interno dei forum delle Nazioni Unite per gli Stati che intendono intraprendere azioni per affrontare questo problema.

Nel corso della seduta della Prima Commissionle del 1 novembre ben 164 Stati hanno votato a favore della risoluzione L56, solo 5 contro mentre sono state 8 le astensioni. La risoluzione porterà ora alla creazione di un processo che consentirà a tutti gli Stati di presentare le proprie opinioni sulle armi autonome e dovrebbe stabilire una chiara tabella di marcia per la negoziazione di un nuovo trattato sull’autonomia delle armi. Le discussioni per l’adozione di uno strumento giuridico sull’autonomia delle armi sono state precedentemente bloccate da una minoranza di Stati militarizzati. All’Assemblea generale delle Nazioni Unite questi Stati non hanno il potere di veto.

Le armi autonome suscitano profonde sfide legali, etiche, umanitarie e di sicurezza che devono essere affrontate con urgenza, dato che le armi con alcune funzioni autonome vengono già utilizzate nei conflitti. La disumanizzazione e l’uccisione di persone da parte delle tecnologie con Intelligenza Artificiale in contesti militari è inaccettabile e avrà conseguenze terribili nelle attività di polizia, nel controllo delle frontiere e nella società in generale.

Migliaia di esperti e scienziati di tecnologia e IA, la campagna Stop Killer Robots di cui anche Rete Pace Disarmo fa parte, Amnesty International, Human Rights Watch, il Comitato internazionale della Croce Rossa, 26 premi Nobel e la società civile in generale hanno sempre chiesto di negoziare con urgenza un nuovo strumento legale internazionale che affronti la questione dell’autonomia dei sistemi d’arma e garantisca un controllo umano significativo sull’uso della forza.

“I 164 voti a favore della risoluzione contro le armi autonome all’Assemblea Generale ONU sono un risultato clamoroso – sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete Pace Disarmo. Questa Risoluzione è un passo significativo verso la negoziazione di una nuova norma internazionale. Lo slancio politico è chiaro ed esortiamo ora gli Stati a fare un passo in più per impedire la delega di decisioni di vita e di morte alle macchine. Siamo poi particolarmente soddisfatti della posizione presa dall’Italia, sia nel voto finale sia con la decisione di sostenere la Risoluzione L56 presentata dall’Austria. È tempo di un nuovo Trattato internazionale vincolante che garantisca un significativo controllo umano sull’uso della forza: questo voto è un chiaro passo nella giusta direzione.”

Fonte: https://sbilanciamoci.info/allonu-primo-no-ai-killer-robots/

DENTRO DI ME C’è UN POSTO BELLISSIMO
Imparare a volersi bene affinché l'amore accada
di Canovi Ameya Gabriella

Dentro di Me c’è un Posto Bellissimo

Imparare a volersi bene affinché l'amore accada

di Canovi Ameya Gabriella

Questo libro ha l'impegnativo compito di individuare gli ingredienti indispensabili affinché nella nostra vita accadano quei cambiamenti indispensabili per scoprire o riscoprire l'amore per noi stessi - condizione essenziale per poter condurre una vita appagante.

Una volta compresi i nostri meccanismi fisiologici, e una volta svelato quel mix di strategie di autosabotaggio, credenze o imprevisti che impediscono il nostro funzionamento ottimale, sarà più facile guardarsi con onestà e dialogare in modo franco con le parti di noi che sembrano remarci contro.

Perché abbiamo paura di essere felici?

Troppo spesso il presente ci sta stretto e aneliamo a modificarlo, ma ci sentiamo bloccati.

Perché quello che diciamo di volere in realtà poi non lo facciamo?

La verità è che il cambiamento spaventa perché ci mette di fronte alla paura di perdere qualcosa.

E un paradosso: in superficie desideriamo la beatitudine, nel profondo qualcosa ci dice che è più «sicuro» restare un po' infelici, moderati, dimessi.

Eppure uscire dal loop è possibile.

In questo libro, Ameya Canovi ci accompagna a guardarci dentro con onestà, a vederci nudi e crudi, a sostare nello spazio scomodo delle nostre antiche ferite per accettarle.

Perché è proprio da quest'accettazione che nascerà una forza nuova, la paura del giudizio degli altri lascerà spazio all'autenticità che solo chi può permettersi di essere se stesso fino in fondo conosce.

Perché non c'è felicità se non impariamo la difficile arte di amarci. E non ci può essere amore se non iniziamo da noi, cambiando innanzitutto la nostra vita e scoprendo che dentro di noi c'è un posto sicuro e bellissimo.

Troveremo la forza di intraprendere nuove avventure, sapremo essere sempre più spontanei e veri, prima con noi stessi e di conseguenza con gli altri.

Questo è un libro unico, un invito e un percorso per imparare a volerci bene, affinché l'amore accada.

«C'è qualcosa che ho compreso nel profondo, forse la cosa più preziosa che posso condividere con chi mi legge.

Amare se stessi non è sentirsi splendidi, non è inseguire uno stereotipo di vita. È accogliere la nostra umanità. È dirsi di sì quando dentro piove, è accettare le sbavature, le paure che ci bloccano.

È comprendere il perché ci autosabotiamo: non è rincorrere il quadro senza macchie.»

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