di Uriel Crua
Ci si avvicina a passi da gigante verso l’accettazione, l’introiezione, l’assimilazione collettiva di paesaggi urbani del tipo distopico: le “smart cities”.
Il Pass corporeo, già largamente introdotto e accettato durante la messinscena pandemica, apre a nuovi meccanismi di premialità con le “scatole nere” da installare sui propri veicoli “inquinanti” per poter circolare nelle città.
A giudicare dai chilometri annui “concessi” installando questi dispositivi di controllo, non cambia affatto il presunto livello di inquinamento delle città, anzi. Ma cambia – come al solito – il livello di controllo che il cittadino è disposto a subire da parte delle autorità. Esattamente come il Pass corporeo non andava a cambiare nulla dal punto di vista sanitario: anche lì, si trattava di un orpello da sorveglianza.
L’immagine dorata, metallica e funzionale delle nuove venture “città intelligenti” si traduce così in nient’altro che massificazione del controllo e aggregazione di dati a disposizione dei sorveglianti per poter gestire al meglio le greggi, con fortissime probabilità di esclusioni, discriminazioni, ghettizzazioni.
Le città intelligenti non saranno nicchie hi-tech funzionali alla popolazione, alla gestione del quotidiano e al miglioramento della qualità della vita, ma enormi bunker-prigione, a loro volta suddivisi in zone più o meno accessibili sulla base delle premialità, ovvero della disposizione del singolo cittadino di accettare gradi di controllo sempre maggiori, pena l’esclusione.
Con una sapiente grammatura di propaganda e creazione del bisogno, i sorveglianti stanno indirizzando le mandrie dentro nuovi recinti.
L’unico modo per arrestare il processo è quello di rifiutarsi di eseguire, anche e soprattutto al costo di vedere sacrificata adesso la qualità della propria vita, senza rimandare a domani.
Perché domani sarà già tardi…
*Sembra che anche a Maui avessero intenzione di costruire una smart city… guarda caso proprio nelle zone “bombardate” e adesso, forse, riusciranno a realizzarla. (* nota di conoscenzealconfine)
Articolo di Uriel Crua
Fonte: https://neoprometheus.org/smart-cities-nuove-frontiere-del-degrado/
L'Indipendente n.4 - Novembre 2021
Emergenza climatica. La transizione necessaria e il gioco delle élite globali
"La prima conferenza globale sul clima si tenne nel lontano 1979. La convenzione quadro dell'Onu per contrastare il surriscaldamento globale e contenere le emissioni fu firmata il 4 giugno 1992. Molti studi scientifici che provano l'ineluttabilità della questione ecologica e climatica erano già disponibili e conosciuti. Per decenni si è scelto di non fare nulla: i governi hanno disatteso gli accordi da loro stessi firmati, le multinazionali del petrolio hanno speso miliardi per organizzare conferenze, pagare i media e fare lobby sui governi affinché nulla cambiasse. Poi, di colpo, l'inversione di marcia, repentina e totale. I leader mondiali invitano Greta Thunberg apposta per farsi insultare, come fosse un rito di espiazione. Il sito internet del World Economic Forum - la "confindustria delle multinazionali" - somiglia a un blog ecologista. Le Big Oil non negano più l'emergenza ed anzi si convertono alla comunicazione sostenibile (leggasi greenwashing) per accreditarsi come partner perfetti per risolvere il problema che esse stesse hanno generato. L'emergenza climatica domina le prime pagine dei giornali dopo essere stata relegata ad una colonna in trentesima pagina per decenni. Ovvio che di fronte a questo panorama i dubbi nella mente di tanti si affollano. Non è che ci stanno prendendo in giro? Forse questa transizione ecologica è tutto un gioco delle élite globali? Ma poi il clima non è sempre cambiato? A queste ed altre domande abbiamo cercato di rispondere in questo nuovo numero del Monthly Report."
Editoriale di Andrea Legni
In questo numero:
- Editoriale
- Verità o finzione: l'emergenza climatica e il disegno delle élite globali
- Aria, acqua, terra, fuoco. Per un'ecologia della mente
- Le prove scientifiche sull'origine antropica dei cambiamenti climatici
- Non solo CO2: i dimenticati della crisi ambientale
- Vicino ai cittadini, lontano dalle multinazionali
- COP26, multinazionali e governi alla fiera del greenwashing
- Recovery Plan: nella "transizione ecologica" l'ambiente diventa un'industria
- In Italia Eni si sta comprando l'istruzione e la ricerca
- Digitalizzazione e prospettive verdi possono coesistere?
- Ecomafie: quando devastare l'ambiente alimenta business e potere
- La resistenza dei popoli indigeni contribuisce anche a salvare il Pianeta
- Perché dobbiamo parlare dei migranti climatici
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