Rinascere dopo la morte

Perché ci reincarniamo? Molte persone, soprattutto se non sono felici su questa terra, affermano che non hanno nessuna voglia di tornarci. Ed infatti, se stiamo così bene nell’Aldilà, perché ci reincarniamo?

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Se volete capire perché, fate il seguente esercizio: stendetevi nel silenzio e la calma per qualche istante… poi ripetete mentalmente: «Rinuncio a questo desiderio, rinuncio a questa speranza, a questo progetto, a questa soddisfazione, a questo ancora e a quell’altro», passando in rassegna tutto quello che vi sta a cuore. In capo a qualche istante, dal fondo di voi stessi comincerà a salire un sentimento di rifiuto e di rivolta. Non andate più in là. Anche se, nel corso della vostra vita, avete potuto soddisfare un gran numero di desideri, se nel momento della morte ne resta qualcuno d’irrealizzato, esso vi riporterà immancabilmente su questa terra. La loro quintessenza, che noi porteremo nell’al di là, ci spingerà a reincarnarci.

Denise Desjardins: «Se di una vita passata sussiste un residuo emozionale molto forte di esperienze vissute e di desideri non realizzati, questo passato resta presente nella vita attuale e spinge incosciamente ad agire, poiché il tempo non esiste (basti vedere come sono presenti, in psicanalisi, certe scene della nostra infanzia – anche le meno pregnanti – nel momento in cui le riviviamo). Sono, secondo la tradizione hindu, i desideri non realizzati, appunto, che spingono l’anima a tornare sulla terra per poterli realizzare. Questi impregnamenti di vite anteriori ci portano, in qualche modo oscuro, a rifare le stesse esperienze (ed ogni ostacolo non superato precedentemente si ripresenterà sulla nostra strada). La paura attira gli avvenimenti della nostra vita con la stessa forza del desiderio e provoca lo stesso tipo di situazione».

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Swami Prajnanpad soleva dire: «Voi attirate la vostra vita mediante i vostri desideri. Intorno a voi esiste un magnetismo, un’atmosfera mentale che ha un potenziale d’attrazione, ma non indifferentemente verso qualsiasi cosa… Quest’atmosfera mentale è fatta dei vostri desideri e delle vostre paure, che sono la parte negativa dei desideri stessi. Sono le due facce della stessa moneta: qualche volta vi accade di pensare: «Ma io non desideravo questa cosa». Oltre ai desideri coscienti, esistono anche i desideri e le paure incoscienti. In tal modo voi attirate le persone, gli avvenimenti e la trama della vostra vita. L’azione non è altro che un desiderio solidificato… «Di tutto ciò “Possiamo liberarci solo sciogliendo i nodi emozionali delle vite passate e di quella attuale…La nostra stessa esistenza è una successione di morti e di nascite…infatti il neonato muore per lasciar posto al bimbo, che muore a sua volta perché possa comparire l’adolescente. L’adolescente muore perché subentri il giovane, che sparisce trasformandosi nell’uomo maturo. L’uomo maturo muore perché nasca il vecchio.

La morte del vecchio pone dunque termine a questa successione di passaggi ripetuti, dalla nascita alla morte?… «Un uomo maturo è totalmente differente da un neonato, ma certi elementi dell’essere del neonato continuano a far parte dell’uomo maturo. Allo stesso modo, elementi provenienti da una individualità precedente possono continuare ad esistere nella composizione del nostro essere attuale. Ma questo essere attuale non è lo stesso di prima. È diverso dall’individualità che lo ha preceduto. L’aggregato di impressioni passate, che persistono in un nuovo individuo, rappresenta solo una parte della sua composizione. Costui non ha più niente a che vedere con il suo passato destino»

Ma perché esistono tutti questi desideri? Perché c’è una legge cosmica che ci obbliga ad evolvere e noi non possiamo evolvere senza fare esperienze. Come «realizzare» che il fuoco brucia, se non ci si è mai scottati nemmeno una volta? Ecco perché la natura ha creato in fondo a noi quest’insaziabile desiderio di fare esperienze, affinché impariamo quali effetti sono conseguenza dei nostri atti.

L’evoluzione può avvenire soltanto mediante la sperimentazione e lo scopo della nostra vita è l’esperienza e non la felicità come ha deciso la maggior parte di noi. La felicità – esattamente come la sofferenza – non è uno scopo, bensì una conseguenza. Se facciamo delle esperienze conformi all’ordine della natura, la gioia che ne ricaviamo, in genere, ci indica che siamo sul cammino-ascendente dell’evoluzione; se invece facciamo esperienze che trasgrediscono quest’ordine, la sofferenza fisica o morale che ne risulta, prima o poi, ci segnala che siamo sulla china discendente della stessa evoluzione. Agire in modo contrario alle leggi cosmiche è come nuotare controcorrente. Se insistiamo nel farlo, ci sfiniamo e anneghiamo.

Max Heindel: L’uomo è come un bambino che va a scuola. Ognuna delle sue esistenze è un capitolo d’una materia che egli deve studiare. Se non l’ha studiato bene, lo dovrà reimparare. Se egli continua a non studiare, dovrà ripetere la classe, il che vuol dire che in un’altra vita incontreremo le stesse difficoltà che non abbiamo saputo risolvere in quella attuale. A poco a poco, a forza di sforzi e di punizioni inflittegli dal maestro di scuola, vale a dire dalle esperienze di vita (per il bene degli allievi, come dicono gli insegnanti), egli progredirà di classe in classe, per raggiungere il livello degli studi superiori. E come lo scolaro ha diritto al riposo della notte, che lo aiuta ad assimilare le cose apprese durante il giorno, così l’uomo ha diritto ad un soggiorno nell’al di là, per fare il punto su ciascuna delle sue vite.

Ma quale allievo pretenderebbe mai di assimilare in un solo giorno il programma dell’intero anno? Quale uomo potrebbe vivere in una sola esistenza tutte le esperienze necessarie alla sua evoluzione?

Quale scolaro porrebbe capire qualcosa se, appena finite le elementari, venisse immediatamente proiettato nei corsi d’insegnamento superiore? Che potrebbe fare nelle sfere più evolute dell’al di là un uomo che non ha acquisito in precedenza le rudimentali conoscenze della «scuola elementare della terra»?

Ma ci si può chiedere come finirà il ciclo delle reincarnazioni. È un quesito impenetrabile, al quale fornisce forse una risposta Swami Yogananda, che, su questo argomento, riporta il parere del suo maestro Sri Yukteswar: «Finché (l’io) è imprigionato in una, due o tre guaine d’ignoranza e di desideri, non può immergersi nell’oceano dello spirito. Quando la morte distrugge il ricettacolo fisico, gli altri due involucri (quello vitale e quello mentale) sopravvivono ancora, impedendo (all’io) di realizzare l’unione definitiva, cosciente, con la dimensione divina … Finché l’uomo non conquista la liberazione finale, passa attraverso innumerevoli incarnazioni terrestri (vitali o mentali), per spogliarsi della triplice ganga dei tre corpi …

Secondo quanto affermano molti iniziati, è estremamente probabile che questa lunga evoluzione nel tempo avvenga parallelamente, per quanto concerne lo spazio, in altri settori dell’immenso universo; il che potrebbe aprire vaste prospettive riguardo ad eventuali forme di vita extraterrestre, molto più avanzate sul piano spirituale e scientifico! A questo proposito, Edgar Cayce sostiene che bisogna comunque finire anzitutto il proprio ciclo di reincarnazioni nel sistema solare, prima di passare in altri sistemi.

Ma chi si reincarna?

È lo stesso io individuale, che ha conservato la propria coesione dopo la morte, ma rivestito d’un nuovo corpo mentale e d’un nuovo corpo vitale, che va ad abitare un nuovo corpo fisico (non si può, quindi, parlare di reincarnazione per un animale, perché non ha raggiunto lo stadio d’un io individuale permanente).

Ma ciascuno di questi corpi mentali e vitali possiede, incorporato, un estratto dei corpi mentali e vitali delle sue vite anteriori, costituito dalla quintessenza delle esperienze fatte in queste vite precedenti. È dunque lo stesso individuo che si reincarna? Per il buddista non è «né lui stesso, né un altro».

Prendiamo l’esempio, tracciato da Annie Besant: «William Johnson non può guardare indietro né ricordare le “sue” nascite, perché, lui, personalmente, non è mai esistito precedentemente ed i “suoi” occhi non hanno mai visto la luce prima. Ma il carattere innato di William Johnson, il carattere con cui è venuto al mondo, è stato elaborato e forgiato a colpi di martello da Johanna Wirther in Germania, da Caio Glabrio a Roma, da Sashital Dev nell’Indostan e da molti altri predecessori terrestri, in molti paesi e in seno alle civiltà più svariate. Col vivere la propria vita quotidiana, egli sta apportando nuovi ritocchi a quest’opera secolare, in modo da trasmetterla, diversa da ciò che è già stata – più bassa o più nobile – al suo ereditiere e successore, sulla scena della vita, ed il successore diventerà la sua continuazione, malgrado le apparenze esteriori.

Ogni vita rappresenta dunque un tipo d’esperienza … e tramite l’accumulazione d’innumerevoli tipi d’esperienza, lentamente, la psiche (l’io) acquista una individualità sempre più forte e cosciente … Ma ciò che rimane nella vita seguente, non sono tanto i dettagli quanto l’essenza della scena…Noi ritroveremo certe combinazioni di circostanze che ci colpiranno improvvisamente per il loro aspetto di “scena già vissuta”…Quello che non abbiamo superato nel passato torna, ripetutamente, sono apparenze ogni volta diverse, ma sempre le stesse nel fondo, finché avremo affrontato e sciolto l’antico nodo. Questa è la legge del progresso interiore …

Abbiamo bisogno di dimenticare per crescere… Se, per esempio, ci ricordassimo d’essere stati, in altra vita, nei panni d’un onestissimo banchiere e ci ritrovassimo all’improvviso in quelli d’un malvivente squattrinato, non ci capiremmo più niente, perché siamo ancora troppo giovani, forse, per capire che la nostra anima aveva bisogno d’imparare il contrario della virtù, o piuttosto, che essa ha lasciato traboccare l’eccesso che quella virtù nascondeva. L’evoluzione non consiste nel diventare sempre più santi, o più intelligenti, ma sempre più coscienti.

Ci vogliono secoli prima di poter sopportare proficuamente la verità delle vite passate… Più cresce l’essere fisico (l’io)… più i suoi ricordi mentali, vitali e fisici diventano chiari, precisi, continui da una vita all’altra – solo allora cominceremo a capire cos’è l’immortalità – e più le sue nascite diverranno concertate, volute, efficaci…

Estratto del libro “Rinascere dopo la morte” di Jean-Francis Crolard.

Fonte: http://www.coscienza-universale.com/cultura/libri/rinascere-dopo-la-morte/

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