Lo sviluppo dell’uomo è vitale e dipende dall’invenzione. È il prodotto più importante del cervello creativo. Il suo scopo principale è la completa padronanza della mente sul mondo materiale, intrappolando le forze della natura per i bisogni umani. Questo è il difficile compito dell’inventore che viene spesso frainteso e non premiato. Ma egli trova ampia compensazione nelle esercitazioni piacevoli dei suoi poteri e della conoscenza di essere uno di quella classe particolarmente privilegiata, senza la quale la razza sarebbe perita da tempo nella lotta accanita contro gli implacabili elementi.
Personalmente ho avuto parecchie soddisfazioni e mi è stato accreditato di essere uno dei lavoratori più duri (pignoli) e forse lo sono, se il pensiero è equivalente al lavoro, dal momento che ho dedicato quasi tutte le mie ore di veglia a quest’ultimo. Ma se il lavoro viene interpretato come l’esecuzione definita in un momento specifico, secondo regole rigide, allora potrei asserire che sono il peggiore dei fannulloni.
È chiaro che ogni sforzo esige un sacrificio di energia vitale. Non ho mai pagato tale prezzo. Al contrario, ho prosperato sui miei pensieri. Nel tentativo di dare una contabilità corretta alle mie attività in questa storia della mia vita, devo ammettere, anche se riluttante, che le impressioni ricevute in gioventù, le circostanze e gli eventi vissuti in quel periodo hanno contribuito a determinare la mia carriera.
I nostri primi sforzi sono puramente istintivi, suggerimenti di una fervida e indisciplinata immaginazione. Ma quei primi impulsi, anche se non immediatamente produttivi, sono molto importanti e possono plasmare il nostro destino. In realtà, solo adesso capisco che avrei dovuto coltivarli invece di sopprimerli, sicuramente avrei aggiunto un valore sostanziale al mio lascito al mondo. Tuttavia solo quando compresi l’umanità mi resi conto che ero un inventore.
Ciò è dovuto da diverse cause. In primo luogo, ho avuto un fratello dotato di uno straordinario ingegno; uno di quei rari fenomeni della nostra mente alla quale i ricercatori biologici non sono riusciti ancora a dare una spiegazione. La sua morte prematura e inaspettata lasciò un grande vuoto nei miei genitori.
Abbiamo posseduto un cavallo che ci fu regalato da un caro amico. Un magnifico animale di razza araba, in possesso di un’intelligenza quasi umana, che abbiamo amato e curato considerandolo parte della nostra famiglia. Una volta salvò anche la vita del mio amato padre in circostanze straordinarie. Una notte d’inverno, mio padre fu contattato per eseguire un compito urgente, e mentre attraversava le montagne, infestate dai lupi, il cavallo si spaventò e corse via, gettandolo violentemente a terra.
Tornò a casa sanguinante ed esausto, ma in un batter d’occhi dopo aver dato l’allarme si girò immediatamente verso quella direzione, e ci condusse da mio padre, il quale dopo aver ripreso conoscenza tornò a cavalcare, senza neanche rendersi conto che era rimasto disteso in mezzo alla neve per diverse ore.
Tuttavia lo stesso cavallo fu poi responsabile delle lesioni mortali di mio fratello. Ho assistito alla tragica scena e anche se sono passati molti anni da quel giorno, le immagini sono rimaste indelebili nella mia mente. Questo ricordo rende insignificante ogni mio sforzo compiuto, e qualunque cosa io faccia non conta per i miei genitori, poiché sono costantemente afflitti dalla perdita di mio fratello. Per cui sono cresciuto con poca fiducia in me stesso. Purtuttavia non ero di certo considerato un ragazzo stupido.
Un giorno i consiglieri anziani stavano passeggiando lungo una strada dove giocavo con altri ragazzi. Uno di questi venerabili signori, un cittadino benestante, il quale si fermò per dare una moneta d’argento a ciascuno di noi. Quando arrivò il mio turno, si avvicinò dicendomi: “Guardami negli occhi!”, a quel punto allungai la mano ma egli mi disse: “No, non otterrai nulla da me, sei troppo intelligente.”
Mia madre era discendente di una delle più antiche famiglie del paese, una famiglia di inventori. Sia suo padre che suo nonno inventarono marchingegni e attrezzi agricoli. Era veramente una grande donna, di rara abilità, coraggio e forza. Devo a lei la mia mente creativa, riesco ancora oggi a visualizzare nella mia mente le sue meravigliose caratteristiche.
Le visioni di Tesla
Nella mia giovinezza ho sofferto di un dolore particolare, dovuto alla comparsa di immagini spesso accompagnate da forti lampi di luce, le quali hanno viziato la vista di oggetti reali e interferito con i miei pensieri, e azioni.
Le parole prendevano forma, quelle forme si trasformavano in oggetti che puntualmente si presentavano sotto forma di visioni. Era tutto così reale che a volte faticavo nel distinguere il vero dal falso. Questo mi ha causato grande disagio, e ansia. Nessuno degli studenti di psicologia o di fisiologia che ho consultato è stato in grado di spiegarmi tale fenomeno e/o da cosa dipendesse. Sembravo essere l’unico, un caso raro, probabilmente ero predisposto come lo era mio fratello, il quale ha sperimentato un problema simile.
Teorizzai che le immagini erano il risultato di un’azione riflessa dal cervello sulla retina sotto grande eccitazione. Certamente non erano allucinazioni, come quelle prodotte da menti malate e angosciate, poiché sapevo di essere normale e composto.
Per dare un’idea della mia angoscia, supponete di avere assistito a un funerale o a qualche altro brutto spettacolo che tocca i nervi. Poi, inevitabilmente, nel silenzio della notte, una vivida immagine della medesima scena si presenta davanti ai vostri occhi, persistente, a pesare su tutti i vostri sforzi per rimuoverla dal vostro essere più profondo.
Iniziai ad avere visioni di cose che non assomigliavano per nulla alla realtà. Era come se qualcuno mi stesse mostrando delle idee, forse la Mente Cosmica, nella speranza di rendere reali le loro concezioni. Se la mia spiegazione è corretta, dovrebbe essere possibile proiettare su uno schermo l’immagine di qualsiasi oggetto si concepisca e renderlo visibile. Sono convinto che questa meraviglia può, e sarà realizzata nel tempo a venire. Aggiungo che ho dedicato molta attenzione alla soluzione del problema e sono anche riuscito a riflettere un quadro che ho visto nella mia mente, alla mente di un’altra persona che si trovava in un’altra stanza.
Per liberarmi da queste tormentose apparizioni, cercavo di concentrare la mia mente su immagini reali, ed è solo in questo modo che spesso provavo, almeno solo un sollievo temporaneo. Tuttavia per riuscire nell’impresa dovevo evocare continuamente nuove azioni, ovvero i miei occhi dovevano visualizzare sempre immagini diverse, e ahimè questi avevano visto ben pochi oggetti di questo mond, oltre a quelli della mia casa e della zona in cui vivevo.
Nikola Tesla asserisce sostanzialmente, nelle sue memorie (in questa piccola parte), che fin da bambino visualizzava delle immagini nitide nella sua testa, e che tale fenomeno andò avanti fino all’età adulta. Lui stesso sostiene che probabilmente “qualcuno” (la sua coscienza?) gli trasmetteva una sorta di istruzioni, delle idee talmente nitide che lui riusciva poi a rendere reali.
Un genio “visionario”, ma nel vero senso della parola. In pratica, questo grande uomo aveva un dono, nonostante questo gli procurasse diversi “fastidi”. Voglio dire, suppongo che non dev’essere per nulla facile vivere una vita in questo modo, probabilmente altre persone al suo posto avrebbero perso la ragione, magari concludendo la loro vita in qualche clinica psichiatrica. Nikola Tesla invece riuscì a sfruttare queste visioni creando qualcosa che poi, volente o nolente ha donato all’intera umanità, anche se in piccola parte per via dello spionaggio industriale (credo si possa definire così), il quale ha saccheggiato i suoi progetti. Chissà quanti ottimi progetti (anche al giorno d’oggi) vengono rubati o fatti sparire dalla circolazione dalle grandi potenze industriali… ma questa è un’altra storia.
Segnali alieni nella notte
Arthur H. Matthews era un ingegnere elettronico che fin dall’infanzia fu molto vicino a Tesla. Matthews riferì che Tesla gli confidò molte delle sue invenzioni, tra cui un dispositivo per la comunicazione interplanetaria concepito nel 1901, al fine di comunicare con il pianeta Marte.
Tesla asserì che era in grado di trasferire, attraverso la terra e l’aria, grandi quantità di energia su distanze di migliaia di chilometri. “Posso facilmente colmare il divario che ci separa da Marte, e inviare un messaggio quasi facilmente come se si trovasse a Chicago.” Ciononostante, a causa delle pressioni che riceveva per sviluppare altre ricerche a quel tempo, un primo modello funzionante non fu costruito (da Tesla) fino al 1918.
Nel 1899, Nikola Tesla, con l’aiuto del suo sostegno finanziario, J.P. Morgan, installò a Colorado Springs un laboratorio sperimentale contenente apparecchiature di trasmissione radio ad alta tensione. Fu costruita una torre di 200 piedi (circa 60 metri) per la trasmissione e la ricezione di onde radio, inoltre in questo laboratorio erano presenti le migliori attrezzature disponibili all’epoca.
Una sera, mentre si trovava in solitudine nel laboratorio, Tesla osserva quanto cautamente chiamò “azioni elettriche che sembravano decisamente segnali intelligenti”. Le variazioni si verificano periodicamente con una tale chiara suggestione di numero e ordine, che non potevano essere ricondotti ad una qualsiasi causa conosciuta.
Tesla discusse di questo fenomeno, sul settimanale ‘Collier’ nel marzo del 1901:
Quando stavo migliorando le mie macchine per la produzione di azioni elettriche intense, stavo anche perfezionando altri strumenti. Uno dei risultati più interessanti, ed anche di grande importanza pratica, è stato lo sviluppo di talune invenzioni in grado di indicare a grandi distanze (diverse centinaia di miglia) l’arrivo di una tempesta, la sua direzione, velocità e distanza percorsa.
Fu proseguendo su questo lavoro che per la prima volta scoprì questi misteriosi effetti che hanno suscitato tanto interesse. Avevo perfezionato detta apparecchiatura, tanto da essere in grado di riuscire a sentire il battito del polso del pianeta dal mio laboratorio situato nelle montagne del Colorado. Riuscivo a notare ogni cambio elettrico che si verificava in un raggio di 1100 miglia (circa 1.800 km).
Ricordo ancora le mie prime sensazioni vissute quando ho capito di aver osservato qualcosa che probabilmente avrebbe avuto conseguenze incalcolabili per l’umanità. Mi sentivo come se fossi stato presente alla nascita di una nuova conoscenza o alla rivelazione di una grande verità… Le mie prime osservazioni mi terrorizzavano positivamente, perché in queste c’era qualcosa di misterioso, se non soprannaturale. Tuttavia trovandomi da solo nel mio laboratorio di notte, non misi subito a fuoco che quei segnali dovevano essere controllati in modo intelligente.
Venivano trasmessi periodicamente con una certa frequenza, e un certo numero di volte, tale da portarmi a pensare che qualcosa li controllava. Naturalmente ero a conoscenza delle perturbazioni elettriche, come quelle prodotte dal Sole, l’Aurora Boreale e le correnti terrestri. Tuttavia sono sicuro che ciò a cui ho assistito non va attribuito a tali cause naturali, pertanto credo ci sia dietro un qualche controllo intelligente.
Paura degli Alieni – Cosa aveva scoperto Nikola Tesla?
Tesla ad un certo punto incominciò ad avere una certa preoccupazione per gli esseri provenienti da altri pianeti che a suo dire sarebbero potuti essere ostili. “Questi segnali sono troppo forti per aver viaggiato per grandi distanze, tra Marte e la Terra,” scrive Tesla. “Per cui sono costretto ad ammettere a me stesso che le fonti devono provenire da un luogo che si trova molto più vicino, probabilmente da una distanza simile a quella tra la Terra e la Luna. Tuttavia sono quasi certo che le creature che comunicano tra di loro tutte le notti, non vengono da Marte, e probabilmente da nessun altro pianeta del nostro sistema solare.”
Diversi anni dopo, Tesla annuncia la ricezione di segnali provenienti dallo spazio. Nello stesso periodo anche Guglielmo Marconi afferma di aver sentito trasmissioni radio “extraterrestri”. Le affermazioni di Marconi furono subito respinte dai suoi contemporanei, i quali affermavano che i suoi segnali extraterrestri, in realtà, provenivano da qualche stazione radio terrestre.
Nikola Tesla, nelle sue memorie afferma di credere nella presenza extraterrestre e dell’importanza di comunicare con loro. Arthur H. Mathews, asserì che Tesla aveva addirittura segretamente sviluppato un telescopio al fine di comunicare con gli alieni. Il Dr. Andrija Puharich intervistò Matthews per “Pyramid Guide”, nel maggio-giugno e luglio-agosto 1978. Fu proprio questa l’intervista che per la prima volta rivelò tale collegamento tra Matthews e Tesla.
Arthur Matthews nacque in Inghilterra: suo padre era assistente del laboratorio del celebre fisico, Lord Kelvin, nel 1890. Tesla andò in Inghilterra per incontrare Kelvin con l’intento di dissuaderlo dal credere che la corrente alternata fosse più efficiente di quella continua. Nel 1902, la famiglia Matthews lasciò l’Inghilterra per immigrare in Canada. E quando Matthews compì 16 anni, suo padre mise una buona parola per farlo diventare apprendista di Tesla. Così, da quel momento rimase con Tesla fino alla sua morte, nel 1943.
“Anche se non è noto, Tesla in realtà aveva due enormi trasmettitori costruiti in Canada”, disse Matthews. “Ho avuto il privilegio di lavorare su uno di questi. La gente sapeva dell’esistenza dei trasmettitori a Colorado Springs, e di quello non terminato a Long Island. Ho visto i due trasmettitori canadesi e ci sono anche le prove.”
Mathews, inoltre, sostenne che il telescopio di Tesla fosse un dispositivo in grado di comunicare con esseri provenienti da altri pianeti. Vi è un diagramma dello strumento nel suo libro, “The Wall of Light: Nikola Tesla & the Venusian Space“, del 1973.
“In linea di principio, sfrutta i raggi cosmici,” dichiarò Matthew. Tuttavia nessuno ha mai confermato l’esistenza del dispositivo. Ciononostante Matthews asserì di essere riuscito a costruire un modello del Sistema di Comunicazione Planetario di Telsa, nel 1947, che a suo dire funzionò.
“Tesla mi diceva che esseri provenienti da altri pianeti si trovavano già qui”, affermò Matthews. “Era molto spaventato perché convinto che la nostra specie fosse sotto una costante osservazione da migliaia di anni, e probabilmente soggetti ad esperimenti di durata estremamente lunga, da parte di razze aliene ostili.”
Matthews non condivideva le credenze di Tesla, perché secondo lui esseri in grado di percorrere così lunghe distanze, e di muoversi da un sistema stellare all’altro, non avrebbero potuto che essere socievoli e pacifici. Oggi se Tesla fosse ancora in vita, probabilmente avrebbe condiviso questa idea.
Estratto dal Capito due di “The Lost Journals of Nikola Tesla: Haarp – Chemtrails and Secret of Alternative 4”.
Rivisto da Conoscenzealconfine.itFonte http://www.coscienza-universale.com/